Israele e Gaza, è la guerra dei bambini. Colpiti, usati ed uccisi ancora. Da una parte e dall’altra. E il mondo osserva.
La traccia peggiore, in una storia segnata dalle traiettorie discendenti dei copi, prima su Israele dopo, moltiplicate all’infinto su Gaza, e quella che delinea l’esile storia dei bambini in questo conflitto. Sono loro la vittima più sconsolatamente indifesa della ferocia di Hamas quando irrompono nei kibbutz con la volontà di cancellare, non soltanto uccidere. E sei vuoi spazzare via una stirpe pensi ai più giovani non ai vecchi, quelli se li porta via il vento. I dettagli sui bambini sono spaventosi perché Israele aveva bisogno di tutto lo degno del mondo, giocare al rialzo sull’odio per poter assestare i colpi di rimando senza troppi contraccolpi in termini di rispettabilità e bune relazioni con la parte di mondo che si credeva civile.
Così pensava Israele. E allora le immagini, ipocritamente offuscare sono state mostrate, perché tutti conoscessero anche se sapevano già. Un insistere senza ritengo. Come senza ritegno è stato il rapimento di Hamas. I bambini israeliani presi e portati nell’inferno di Gaza come se dovessero scontare in anticipo i loro peccati o quelli, già commessi, degli adulti. Così va l’infanzia da quelle parti, quando gli adulti prendono le armi. Ma la favola nera non finisce qui.
I bambini, uno scempio senza fine
E’ solo l’inizio. Hamas si mostra con gli ostaggi più piccoli, così sembra. E le immagini sono distoniche, strazianti. Perché c’è una cura apparente e ostentata, contraddetta dalla violenza in atto e irrisa, in silenzio, dalla consapevolezza di una fragilità immanente. Perché quei bambini potrebbero morire da un momento all’altro. Per ritorsione o cattiva fortuna nella sventura procurata da altri. Un buco dentro una botola. La sventura potrebbe arrivare dall’alto e portare il sigillo di Israele. Il cielo della vendetta è cieco e si appresta ad non fare prigionieri che bisbiglino ragionevolezze. I bambini saranno uguali nella morte, palestinesi o israeliane.
Perché essi sono stati e continuano ad essere indifferentemente prede per Hamad o vittime da sacrificare alle ragioni della vendetta, pur essendo in apparenza, motivo di essa. Follia pura, la follia dei dannati. E capita ai bambini di subirla, quando si è orfani, come lo sono le giovani vite di generazioni in guerra e che da essa non vogliono distogliersi, a costo di uccidere la loro progenie. Un bambino senza genitori si dice orfano, ma rimane un bambino. Un padre senza più figli non ha neanche più un nome per essere chiamato e non è più un padre. E mai lo è stato, degno di tal nome, se non ha protetto gli ultimi arrivati, i propri e quelli degli altri. Quando questo disastro sarà finito ad Israele e ad Hamas non resterà che chiedere perdono. E, tra i corpi di migliaia di bambini uccisi o lasciati morire in nome dell’dio, forse crederanno ancora di aver ragione.