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Giornalisti terroristi: perchè sono stati definiti cosi durante la pandemia Covid-19

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Se c’è una frase che abbiamo letto ascoltato in TV molto spesso, durante l’emergenza pandemia Covid-19, è quella dei giornalisti terroristi . Tutto nasce perché alcuni dei più famosi italiani come Saverio Tommasi sono stati accusati di cavalcare troppo l’ondata di questa tragedia, legata a questo virus.

In questo articolo andremo a scoprire quello che è successo in quel periodo, e anche quello che si può fare per migliorare l’aspetto legato alla diffusione di notizie tramite media e giornali.

Giornalisti accusati di essere terroristi: da dove nascono queste definizioni durante la pandemia Covid-19

Cosa è successo nello specifico a Saverio Tommasi di Fanpage

Forse non tutti si ricordano che, durante il periodo peggiore dell’emergenza per la pandemia del Covid-19, alcuni giornalisti famosi in Italia tra i quali Saverio Tommasi di Fanpage, sono stati presi di mira e definiti in maniera molto dura come giornalisti terroristi.

Tutto questo ha scatenato una serie di dibattiti e di polemiche molto accese nel nostro paese tra chi difendeva per esempio Saverio Tommasi, e chi dava ragione ai contestatori.

Teniamo presente che il ruolo dei giornalisti nei periodi storici legati a emergenze globali così gravi come quella a cui ci stiamo riferendo oggi, cioè  la pandemia Covid-19, è molto più importante del solito.

Infatti, visto il clima di paura che serpeggia tra le persone, la comunicazione giornalistica assumerà un ruolo decisivo. I giornalisti più importanti dovrebbero essere quindi molto attenti a quello che diffondono, e soprattutto alle informazioni che danno sulle attività delle autorità governative, e in questo caso sanitarie.

Inoltre almeno in teoria dovrebbero avere il coraggio di porre delle domande anche scomode ai politici più importanti, per garantire al pubblico trasparenza nonchè un’informazione che sia la più etica e completa possibile.

Ma durante la pandemia Covid-19 cos’è successo?

Come si sono comportati i giornalisti italiani durante la emergenza pandemia Covid-19

Alcuni grandi esponenti del ruolo come Saverio Tommasi, durante quel periodo sono stati messi nella categoria giornalisti terroristi perché accusati di voler attirare l’attenzione dei lettori con un approccio un po’ troppo sensazionalistico.

In alcuni casi, e non ci riferiamo nello specifico a Saverio Tommasi, alcuni di essi sono stati accusati di promuovere messaggi di odio, mentre altri della controinformazione sono stati definiti complottisti.

Questo scontro tra queste due scuole di pensiero non è stato assolutamente positivo per una popolazione già impaurita dalla situazione perché il senso di sfiducia di insicurezza nei confronti delle autorità è aumentato.

Addirittura alcuni giornalisti per protesta, ci riferiamo però non a quelli più famosi del mainstream, sono stati accusati di violare le norme sanitarie imposte al governo nonchè di mettere a rischio la salute pubblica.

Altri invece sono stati considerati come quasi un ufficio stampa del governo, perché avrebbero calcato la mano sulla necessità di continue restrizioni per il popolo per quanto riguarda la libertà di circolazione e di socialità durante l’emergenza Covid.

Chiaramente la frase giornalisti terroristi è molto forte e si dovrebbe usare con una certa cautela.

Cosa possono fare le persone per prevenire la diffusione di notizie false

Le autorità possono intervenire sulla questione giornalisti terroristi

Per evitare di andare incontro a fenomeni di fake news ,che poi portano a polemiche come quella a cui ci riferiamo oggi e cioè sui giornalisti terroristi, le persone potrebbero dare il loro contributo.

Per esempio potrebbero verificare le fonti perché è una cosa che non fanno in tanti per pigrizia, ma anzi tendono a essere reattivi, condividendo qualunque notizia o informazione senza verificarle.

Sarebbe il caso invece di capire se la notizia pubblicata è supportata da agenzie di stampa affidabile e fonti che sono veramente credibili.  Inoltre potrebbe essere una buona idea utilizzare il web, per verificare certe cose perché esistono dei siti che in tal senso aiutano.

Parliamo di alcuni siti che hanno proprio il compito di verificare le notizie attraverso l’utilizzo di fonti indipendenti, in modo da fornire una valutazione su quella che ci sia storia.

Altre cose che potrebbero fare alle persone di utile è quella di sviluppare un senso critico, prima di pubblicare certe cose, specialmente sui social network, e specialmente in periodi difficili come quello della pandemia.

Infine, un altro aspetto che si potrebbe attenzionare è quello relativo alla segnalazione delle notizie false perché è una cosa che in pochi fanno, ma che può essere utile per avvisare le altre persone sulla presenza di queste fake news.

Ma soprattutto, così come gli esperti suggeriscono, bisognerebbe mettere da parte i propri pregiudizi perché spesso sono complici di diffusione di notizie e inutili.

Il ruolo delle autorità nella diffusione delle fake news

Quando si tratta di parlare di argomenti come quello relativo ai giornalisti terroristi spesso le autorità colpevolmente se ne tirano fuori, ma in realtà potrebbero combattere la disinformazione, se solo volessero.

Per esempio potrebbero impegnarsi a monitorare tutte le notizie che vengono diffuse sulle piattaforme online e sui social media, proprio per evitare le fake news, ma senza nessuno scopo di censura, perché il rischio in una società democratica è proprio questo.

Inoltre potrebbero iniziare dei programmi di sensibilizzazione  verso la popolazione per quanto riguarda l’importanza di verificare le fonti delle notizie prima di condividerle, come già dicevano prima.

Ma soprattutto potrebbero impegnarsi a collaborare con i mass media in modo da verificare tutto quello che viene diffuso,  senza però mettere dei freni alla libertà di opinione, che rimane uno dei pilastri fondamentali della nostra Costituzione.

Infatti il rischio in questi casi è quello di mettere un bavaglio alle legittime opinioni della popolazione, che ormai vengono diffuse in maniera sempre più capillare nei vari social media.

Quindi come possiamo vedere non è assolutamente facile trovare un buon compromesso tra la necessità di monitorare la diffusione di fake news e quella di evitare la censura  nei confronti dei cittadini.

Ecco perché sarà sempre più importante, soprattutto nei periodi di emergenza come quello che abbiamo vissuto in questi anni, che ci sia una collaborazione costruttiva tra i cittadini, i mass media e le autorità, in un’ottica di tutela dell’interesse di tutte le parti in causa.

L’auspicio è questo, anche se i segnali che abbiamo visto negli ultimi anni non lasciano tanto ben sperare.

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