Non tutti conoscono un termine che in realtà riesce a definire una larga e importante parentesi della politica italiana: cattopopulismo. Il cattopopulismo nel governo gialloverde 2018 è stato un fenomeno piuttosto interessante che va analizzato, come tutti i fenomeni politici, proprio per riuscire a comprendere il passato e per riuscire a avere degli ottimi spiragli di analisi per andare a intercettare più voti in futuro.
Come è nato il fenomeno del cattopopulismo?
Come si esprime il fenomeno del cattopopulismo nel 2018?
All’interno del panorama di governo, nel 2018, sono stati due i programmi elettorali che, da un certo punto di vista, hanno incarnato le aspettative dell’elettorato cattolico. Parliamo della Lega Nord e del Movimento 5 Stelle.
Eppure, in realtà, il successo di questi due partiti che sono riusciti brillantemente a canalizzare verso se stessi i voti dei cattolici non era poi così scontato. Infatti, andando a leggere i programmi politici che presentarono alla vigilia delle elezioni, non è stato dato molto spazio alle questioni etiche che di solito, invece, premono molto questa fascia di elettori. Come si spiega dunque una vittoria tanto schiacciante?
Prima di tutto è importante fare un’analisi concreta del popolo italiano, il quale non è particolarmente interessato ai cavilli intellettuali ma, trovandosi ogni giorno a fronteggiare delle difficoltà che desidera vedere risolte dai governanti, si aspetta proposte molto concrete.
Il popolo non esamina se stesso da un’accezione che indaga sulle proprie stesse motivazioni, le incarna direttamente dentro l’urna. Gli italiani, ancora oggi, pensano al collettivo e ragionano involontariamente sulla base del gruppo e della comunità, dimenticandosi di ragionare come un singolo individuo.
Si muove sulla base di un senso di appartenenza alla propria terra, alla propria comunità, agli interessi di tutti coloro che fanno parte di un determinato nucleo condiviso.
La genesi del termine cattopopulismo
Il termine “cattopopulismo“ va a riunire in sé il concetto di cattolico e di popolo e sono questi due elementi che hanno dato un indirizzo deciso alle scelte della maggioranza degli italiani, chiamati ad esprimere con il loro voto, la loro preferenza.
Per quanto riguarda i simboli cattolici che sono stati utilizzati in via propagandistica all’interno della campagna elettorale, possiamo nominare il richiamo populista e cattolico di Beppe Grillo che ha indirizzato l’elettorato a seguire l’esempio di San Francesco. Ed ovviamente i vari riferimenti al cattolicesimo che sono stati fatti da Matteo Salvini, dal giuramento sul Vangelo alle preghiere in diretta tv nei popolari salotti di Barbara d’Urso.
È bastato così poco, per convincere il paese delle buone intenzioni e dei valori apparentemente condivisi che teoricamente fanno da sottofondo ad un programma politico tutto orientato ad altro.
Apertamente non è stato trattato il tema religioso, questo proprio per andare ad evitare di intercettare le antipatie di chi ha già bocciato in passato liste elettorali eccessivamente connotate. L’intento era quello di sedurre tutti senza scontentare nessuno.
Difatti la Lista anti-aborto di Giuliano Ferrara o la lista del Popolo della famiglia di Mario Adinolfi non avevano trovato questo gran gradimento tra i file elettorali, in quanto ideologicamente troppo connotati tanto da risultare astrusi e complicati per le masse che, al di là della impronta etico-morale non sono riusciti a rintracciarne la praticità.
I motivi del successo del Movimento 5 Stelle e della Lega Nord
Prima di tutto sarebbe bene fare un’analisi geografica rispetto al voto. La Lega Nord ha accumulato la maggioranza dei voti al Nord Italia mentre il movimento cinque stelle ha fatto man bassa nelle regioni del sud. Il motivo della scelta degli elettori del Nord è data dagli interessi capitalistici delle persone che vedono se stesse come capitale umano produttivo: lavoratori di una fabbrica, persone che hanno l’interesse comune di crescere dal punto di vista economico e che sposano con grande facilità le idee di un partito che col suo conservatorismo sembra non solo comprenderli ma sembra anche avere a cuore i loro interessi.
Invece, gli elettori del Sud Italia hanno optato per il movimento a cinque stelle per la sua impronta abbastanza progressiva ma che non ha dato segno di andare a stravolgere quella cultura patriarcale che mette al centro gli interessi della famiglia e del proprio paese di appartenenza.
D’altra parte è nota la frase di Tomasi di Lampedusa, all’interno del Gattopardo (1958) che sostiene che “se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”.
E sembra che la lezione sia stata studiata molto bene dai cattopopulisti che non hanno voluto eccedere con proposte votate all’eccessivo progresso, appunto.
A sostegno di questa argomentazione è possibile ricordare Giuseppe Conte che, al momento della fiducia, ha pronunciato un discorso al Senato che non ha lasciato spazio ad alcun tipo di dubbio.
Riassunto e conclusioni
Le priorità per l’Italia del futuro vengono date alla tutela dei diritti della maggioranza, con buona pace delle minoranze che in qualche modo dovranno trovare il loro posto in società senza che venga riconosciuta loro alcuna tutela particolare.
Quindi, se negli anni precedenti il dibattito politico si era soffermato parecchio su questioni etiche e sociali (come ad esempio l’importanza di legiferare in maniera più soddisfacente su questioni come l’aborto, l’adozione da parte di coppie omosessuali, le unioni civili ecc.), queste sono state abbandonate per palese disinteresse da parte dell’elettorato, annoiato anche dall’agenda vaticana.
Vale a dire che se enfatizzare la generosità verso il prossimo e verso il diverso ha allontanato le pecorelle dalla Chiesa, figuriamoci se dare luce realmente agli ultimi avrebbe pagato in politica.
Il popolo, indispettito e spesso fomentato rispetto alla questione dei migranti, ha preferito coloro che hanno messo sotto il tappeto le questioni umane o umanitarie che dir si voglia.
Andando a riassumere quello che è realmente successo rispetto al cattopopulismo, è sicuramente possibile dire che ha vinto chi ha saputo intercettare i bisogni concreti di riconoscimento dello status dei cittadini che si rivedono in un’idea di pragmatismo e concretezza e che rifiutano sostanzialmente grossi cambiamenti che possono mettere in discussione le tradizioni.
In questo caso la politica ha deciso di mettersi al servizio del popolo invece che scegliere per se stessa il ruolo di classe dirigente in grado di innovare e di determinare l’ingresso della penisola nel futuro.