L'essere umano può vivere davvero così a lungo? - IntellettualeDissidente.it
Uno scienziato è convinto che l’essere umano potrebbe vivere fino a 20 mila anni, ed è tutto vero. Perché lo dice?
La maggior parte degli esseri umani desidera vivere per tanto tempo. A volte non bastano neanche cento anni addirittura, per cui si aspira a scoprire un elisir di vita. Tuttavia non siamo ancora arrivati fino a questo punto: la scienza ha bisogno di più tempo. Un esperto, però, potrebbe aver trovato la soluzione che tutti quanti stanno cercando.
Sembra che João Pedro de Magalhães, professore di biogerontologia molecolare, abbia trovato un modo per permettere all’essere umano di vivere fino a 20.000 anni. Per arrivare a questa conclusione ha studiato gli animali più longevi del mondo. In questo caso parliamo della balena artica, che vive sino a 200 anni, e della talpa senza pelo, con una durata massima di 30 anni. Ma qual è la correlazione tra questi due animali esattamente?
Lo scienziato spiega che hanno la capacità di riparare il loro DNA. Ciò significa che se riuscisse a impiantare il gene della balena artica in un topo, forse riuscirebbe a permettergli di vivere più a lungo. Inoltre un altro gene magico è sicuramente il p53, che serve a eliminare le cellule tumorali. Ad averne in grandi quantità sono gli elefanti, e questo spiega come mai siano così tanto resistenti al cancro.
Lo studioso afferma che non avremo presto una cura contro l’invecchiamento. L’inizio potrebbe esserci soltanto con una sostanza particolare, ossia la rapamicina. Grazie a questa sostanza si può estendere l’aspettativa di vita degli animali fino al 15%, e non è poco. In futuro è possibile che l’essere umano riuscirà a sviluppare dei farmaci per migliorare la propria longevità. Al momento non si hanno le conoscenze necessarie per arrivare a ottenere un simile risultato.
Si aspetta che gli scienziati saranno in grado di riprogrammare le cellule dell’essere umano. L’obiettivo sarà quello di modificare i geni dell’invecchiamento, invertendo il processo. Paragona il DNA ad un computer, il quale è composto da una serie di problemi hardware e software. La sfida è quella di decifrarli e poi di modificarli di conseguenza. Se queste falle venissero controllate potremmo vivere fino a 1.000 anni, per poi arrivare senza problemi a 20.000 anni.
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