La scienza ci dice come stimolare ogni giorno l’intelligenza dei bambini, vediamo quindi come poter mettere il pratica il metodo.
La questione se l’intelligenza sia innata o possa essere insegnata è oggetto di dibattito tra gli studiosi, ma la maggior parte degli esperti concorda sul fatto che sia una combinazione di entrambi i fattori.
Gli studi hanno dimostrato che l’ereditarietà gioca un ruolo importante nella determinazione dell’intelligenza. Ci sono indizi che alcune predisposizioni genetiche possono influenzare le capacità cognitive di un individuo.
Tuttavia, l‘ereditarietà non è l’unico determinante dell’intelligenza. L’ambiente in cui un individuo cresce e vive ha un impatto significativo sullo sviluppo dell’intelligenza. Una stimolazione cognitiva adeguata, un’educazione di qualità, opportunità di apprendimento e un ambiente di supporto possono favorire la crescita intellettuale. Quindi l’intelligenza non è solo innata, ma può essere anche insegnata, e la scienza ci spiega come.
Uno scienziato di nome Reuven Feuerstein è giunto alla conclusione che l’intelligenza può essere insegnata e che si può stimolare attraverso un metodo specifico. Egli infatti è il fondatore di un metodo per lo sviluppo del potenziale di apprendimento dei bambini chiamato proprio il metodo Feuerstein.
Proprio in base a questo metodo, la giornalista Nessia Laniado nel libro “Come stimolare giorno per giorno l’intelligenza dei vostri bambini” propone alcuni suggerimenti che ogni genitore può applicare nella vita di tutti i giorni per potenziare le doti del bambino e portare alla luce i suoi talenti tramite l’apprendimento. Ma vediamo praticamente come si fa.
L’intelligenza dipende dall’attenzione. Uno studio della Washington University di Saint Louis ha scoperto che l’intelligenza fluida, quella cioè che permette di trovare soluzioni creative, dipende soprattutto dalla capacità di attenzione. E l’attenzione non fa parte del patrimonio genetico, ma si impara.
Fin da quando è neonato la mamma deve il più possibile stare vicino al piccolo, guardarlo negli occhi quando gli parla. In questo modo insegna al neonato a concentrarsi sul suo volto. Anche con i bambini più grandi dovete cercare di catturare la loro attenzione quando dovete insegnargli qualcosa.
Un ambiente disordinato e confuso favorisce la disattenzione. Cercate di tenere la sua camera ben in ordine. In modo che ogni oggetto abbia il suo posto e il bambino possa scegliere intenzionalmente e senza perdersi nella confusione il gioco che vuole.
Abituate il bambino fin da piccolissimo a esprimersi a parole e non con pianti. Ad esempio, se piange perché vuole un succo di frutta, anziché darglielo e basta, provate a stimolarlo in questo modo, in una mano tenete il succo e nell’altra un bicchiere d’acqua e chiedetegli: “Vuoi acqua o succo?”. In questo modo sarà fortemente motivato a imparare la parola succo.
Per arricchire il linguaggio del bambino proponetegli, ogni volta che si presenta l’occasione, il gioco dell’albero. Si parte con una parola (il tronco) e via via la si arricchisce di particolari (i rami). Ad esempio, partendo dalla parola “uva” si elencano prima le parti che compongono il frutto: acini o chicchi, buccia, grappolo, picciolo. Poi si nominano tutti gli aggettivi che vengono in mente: tonda, dolce, aspra, bianca, nera.
Poi i verbi che si possono riferire a quella parola: lavare, raccogliere, mangiare, spremere, pigiare. Gli avverbi: si mangia lentamente. E infine chiedetegli di dire le categorie: cibo, vegetale, frutto. Quest’ultima è la parte più stimolante dell’acquisizione della parola. In questo modo i bambini imparano a mettere ordine nell’universo del linguaggio, stabiliscono delle gerarchie, fanno associazioni.
Gli errori vanno corretti, ma mai di fronte agli altri: il bambino si sentirebbe umiliato e potrebbe perdere la voglia di comunicare. Quindi se vostro figlio commette un errore, aspettate il momento di essere soli, prendetelo da parte e con dolcezza spiegategli dove ha sbagliato. Ricordategli anche i suoi miglioramenti.
Se il piccolo vi sta raccontando un aneddoto sulla sua giornata a scuola e nel farlo si esprime male, ad esempio sbaglia un verbo, e voi lo correggete, rischiate di fargli perdere il filo del discorso e di chiudere la comunicazione. È importante non reprimere i bambini nella loro spontaneità espressiva, soprattutto quando raccontano qualcosa che li tocca emotivamente.
I bambini hanno grande capacità di osservazione e di imitazione, strumenti formidabili per lo sviluppo intellettivo e la capacità di concentrazione. Quindi se vi chiedono di fare qualcosa come ad esempio aiutare a lavare i piatti, sparecchiare, vestirsi da soli, lasciateli fare, anche se ci impiegheranno più tempo, se saranno approssimativi, o faranno dei pasticci, avranno modo di imparare.
Da tempo si sa che la musica influisce positivamente sul benessere fisico e mentale. Ma secondo recenti ricerche scientifiche è soprattutto la musica barocca e quella di Mozart ad avere i maggiori vantaggi. Infatti queste musiche sono ricche di simmetrie e modelli ricorrenti, in grado di favorire il potenziamento della mente.
Le loro composizioni riescono a stimolare sia l’emisfero destro che l’emisfero sinistro, e inducono nei bambini calma e concentrazione. Tecniche diagnostiche hanno dimostrato che ascoltare musica barocca nei primi anni di vita rafforza i circuiti neuronali e stimola la creatività e le aree del cervello specializzate nel favorire la motivazione.
“Facciamo finta che io sono una principessa e tu una fata?”. Quante volte avete sentito i vostri bimbi inventare e interpretare personaggi astratti. Bene, lasciateli giocare il più possibile a questo tipo di giochi. Infatti, giocare a travestirsi e a far finta di essere qualcun altro, favorisce lo sviluppo del pensiero astratto, l’empatia e l’intelligenza emotiva (cioè la capacità di immedesimarsi nell’altro) e stimola la creatività. Numerose ricerche hanno dimostrato che i bambini che fanno molti giochi di ruolo sono più sereni e collaborativi, hanno un vocabolario più ricco e meno problemi di apprendimento.
Avere la responsabilità di svolgere un compito, se pur modesto, in modo continuativo e autonomo, esercita la memoria ed è il primo passo verso lo sviluppo del pensiero astratto. Ad esempio delegate il piccolo ad apparecchiare la tavola: la prima volta il bambino si porrà una serie di domande mettendo in atto complesse operazioni mentali come: contare, pensare la sequenza giusta, verificare di aver fatto giusto. Ripetendo ogni giorno questa routine, le operazioni mentali impiegate per l’esecuzione del compito vengono ricordate più facilmente e diventano parte del suo patrimonio intellettivo.
Anziché rispondere subito a una domanda con una risposta pronta e finita, cercate di arrivare insieme al bambino alla risposta, dialogando e facendovi delle domande insieme, nell’ottica di cercare la risposta insieme a lui. Quindi mettete in secondo piano i propositi didattici, resistete all’ansia di correggere e di fornire la risposta giusta, vuotatevi la mente e trovate insieme i modi con cui si potrebbe rispondere. La domanda diventa un dialogo che non porta solo alla risposta, ma suscita nuove idee, fa acquisire informazioni, fa esplorare la conoscenza.
Scegliere significa valutare, confrontare, decidere. Fin da piccoli potete esercitare la capacità di scelta dei vostri figli mettendoli di fronte a due o tre alternative. Ad es. “Oggi fa freddo, bisogna coprirsi bene. Decidi tu: quale tra queste due felpe preferisci?”.
Vedendo che rispettiamo le loro decisioni, inizieranno a percepire se stessi come persone in grado di operare delle scelte autonome e saranno più inclini a rispettare le nostre.
Un bambino per essere sicuro di sé deve sapere che non viene dal nulla, che alle sue spalle ci sono delle tradizioni, ricche di esperienze e saggezza, da cui lui ha ereditato delle caratteristiche. Inoltre le tradizioni e i riti sono momenti di grande insegnamento perché ricchi di emozione e di affetto, ad esempio un bambino imparerà facilmente che cos’è la luce e il buio guardando le candeline luminose sull’albero di Natale.
Raccontategli la storia della vostra famiglia: sfogliate insieme vecchi album di foto, sollecitatelo a fare domande sul passato. Trasmettetegli la consapevolezza di appartenere a una storia che viene dal passato, lo aiuterà a proiettarsi nel futuro.
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