I traumi emotivi sono spesso difficili da curare proprio perché le ferite non sono visibili come quelle sul corpo. Ma c’è un sistema.
Se ci procuriamo una grossa ferita andiamo al Pronto Soccorso per farla curare al meglio, e fin qui è tutto normale. Ma se la ferita è nel cuore e nella mente? Si rivela molto più difficile intervenire in modo tempestivo. In questo senso entra in gioco la “golden hour”, e tutti dovrebbero sapere di cosa si tratta e quali benefici può apportare.
Anche perché, purtroppo, nessuno è indenne agli avvenimenti che causano un trauma o uno shock: una perdita in famiglia, la fine di una relazione, o subire un’aggressione sono tutti fattori che innescano dolore e ampia sofferenza.
L’istinto è quello di “passare oltre e dimenticare”, ma questo metodo non funziona e anzi, se non affrontiamo il dolore questo si manifesterà in vari modi, magari all’improvviso, minando comunque la serenità emotiva.
Cos’è la golden hour e a cosa serve
Abbiamo detto che dopo un trauma fisico ci rechiamo dal medico per curarlo, mentre per un dolore emotivo non esiste un “pronto soccorso” dove cercare aiuto.
La golden hour è un termine che sta a indicare il momento immediatamente successivo all’evento traumatico, e in genere viene individuato in 2-3 ore. In questo lasso di tempo sarebbe necessario agire subito affinché il trauma possa essere affrontato e, di conseguenza, anche superato.
Non dimentichiamoci che molti disturbi mentali e/o psichiatrici insorgono anche a seguito di eventi molto dolorosi, e non a caso si parla di disturbi post-traumatici da stress. Come detto, a seconda della persona e della personalità i disturbi si possono manifestare in varie forme, da lievi a molto gravi.
Secondo gli esperti, dunque, per limitare i danni del trauma si deve agire subito dopo, durante appunto la golden hour. L’intervento, che ovviamente deve essere effettuato da professionisti, non ha lo scopo di “cancellare” il trauma ma di aiutare a elaborarlo. In questo modo sarà anche più facile superarlo.
La persona che ha subito lo shock, dunque, deve trovare un rifugio, una zona e un momento di conforto. Ha bisogno di ascolto, di sentire sicurezza e protezione. Questo anche per evitare che la persona si chiuda in se stessa e manifesti le conseguenze che abbiamo citato poco sopra. Servono dunque persone preparate, empatiche, istruite ad affrontare queste situazioni.
Un approccio di questo tipo, oltre a essere molto utile, permette anche di evitare azioni sbagliate, come ad esempio l’assunzione di farmaci calmanti, che non risolvono il problema ma lo rimandano e basta.