Un po’ di anni fa il Campo della Cultura ha pubblicato un articolo molto interessante di Piero Bevilacqua, che aveva scovato su un sito, e che riguardava il rapporto tra le regole della città e ritmi di vita.
Tutto l’articolo aveva avuto come input la proposta del Governo italiano in carica in quel momento. di prolungare l’orario di lavoro dei negozi.
Nel articolo Piero Bevilacqua analizza in maniera molto pragmatica e analitica, la proposta del governo di allungare l’orario di lavoro dei negozi. Secondo lui tutto parte dalle iniziative nata negli Stati Uniti, dove c’era stata la regolamentazione degli orari dei negozi.
Secondo lui tutto questo aveva portato i cittadini in una sorta di bolla consumistica e quindi di iperconsumo. Piero Bevilacqua dichiarò che consumare di notte era uno di quei modelli che già faceva parte di molti paesi avanzati dal punto di vista industriale e tecnologico. Però costituiva un primo tassello di un processo che poteva portare alla distruzione di un modello di civiltà.
In questo articolo Bevilacqua analizza la proposta italiana di regolamentare gli orari degli esercizi commerciali. Egli sosteneva che si tratta di qualcosa che ha un valore, dal punto di vista del paradigma, molto più ampio di quello che si pensa.
Secondo la sua opinione questa proposta avrebbe potuto inserire nell’immaginario collettivo, l’idea di consumismo è limitato, che ovviamente non è una cosa così positiva.
Il rischio infatti era quello di alimentare una logica di consumismo sfrenato che non sarebbe mai finito, ma anche di distruggere la società che c’era fino un po’ di anni prima, legata anche a una lentezza maggiore e a una convivialità dovuta all’ascolto, alla lettura e anche al riposo.
Nell’articolo quindi Piero Bevilacqua vuole mettere in evidenza i cambiamenti dei modelli di vita e di convivenza, che si stavano creando in quel momento in Italia e che rappresentavano un futuro pericoloso.
All’ interno del suo pezzo infatti sostiene che la proposta di estendere gli orari dei negozi non va sottovalutata perché non deve essere solo ridotta una questione di regolamentazione del Commercio.
Ma al contrario è una vera e propria scelta che ha a che fare con un possibile cambiamento del modello di vita sociale. Inoltre ribadisce che, nel momento in cui negli Stati Uniti e in altri paesi si è deciso di deregolamentare l’orario dei negozi, si è verificato un consumismo troppo esagerato, rendendoli il consumo un surrogato della riduzione dell’orario di lavoro.
Possiamo dire che quindi l’articolo di Piero Bevilacqua vuole essere una riflessione che metti in guardia la società italiana sui rischi che stava correndo, legati a un’industrializzazione sfrenata che avrebbe messo in difficoltà i rapporti sociali.
Secondo lui bisognava tornare a dei ritmi un po’ più lenti, all’interno dei quali ogni persona avrebbe potuto trovare spazio per i suoi rapporti umani. Ma non solo perchè avrebbe potuto occuparsi anche delle sue passioni personali ,nonché per un occhio più creativo, legato per esempio alla musica e alla cultura o la lettura.
Però per fare queste cose ovviamente c’è bisogno di tempo: di conseguenza prolungare l’orario di chiusura dei negozi può essere una spinta verso una direzione contraria. Mentre nel momento in cui dovesse succedere il contrario, in positivo ci potrebbe essere l’occasione di riflettere e di riorganizzare i nostri orari e la nostra vita quotidiana.
Lo scopo infatti dovrebbe essere quello di lavorare sulla qualità del tempo e delle relazioni, mettendo da parte il consumismo.
Piero Bevilacqua non ha mai avuto paura di fare delle critiche sulle politiche che privilegiano l’economia alla sostenibilità ambientale e al benessere delle persone.
Ma soprattutto ha criticato la deregolamentazione delle protezioni ambientali, responsabile di degrado e di un aumento dell’inquinamento.
Secondo la sua opinione bisognava tornare a delle regole sull’ambiente più severe. Ma soprattutto bisognava investire molti più soldi sull’agricoltura sostenibile e sull’energia rinnovabile.
L’altra cosa che ha criticato espressamente è quella legata all’ austerity economica perché secondo lui quelle misure colpivano troppo le persone emarginate con reddito basso.
L’auspicio sarebbe quello di tornare a politiche economiche che privilegiano la sostenibilità ambientale rispetto alla crescita economica nel breve termine. Piero Bevilacqua non condivideva i progetti di infrastrutture su larga scala.
Secondo lui molti di essi, come quelli legati alle ferrovie ad alte velocità o alle autostrade, riguardavano troppo gli aspetti economici, disinteressandosi delle comunità locali.
Secondo lui bisognava tenere più in considerazione l’impatto sociale e ambientale che avrebbe avuto ognuno di quei progetti delle infrastrutture.
Possiamo dire che le sue critiche vertevano su un punto ben preciso e cioè sul fatto che la politica non dovesse sottovalutare l’aspetto ambientale e sociale, preoccupandosi troppo dell’aspetto economico.
In pratica le sue teorie erano legate a un’ideologia molto semplice. Egli credeva al concetto di una politica come portatrice di idee di benessere e sostenibilità a lungo termine per tutti.
Di Piero Bevilacqua si sa per certo che ha insegnato storia contemporanea per molti anni all’Università di Roma La Sapienza. Nel corso della sua vita ha anche dedicato molto tempo ed energia a fare delle ricerche, non solo sulla storia sociale ed economica dell’Italia, ma anche su temi legati all’ambiente e l’energia.
La sua fama è legata proprio alla sua grande attenzione e al suo grande impegno per quanto riguarda la sostenibilità ambientale. Di lui sono sempre state molto apprezzate soprattutto le critiche a cui ci riferiamo prima e cioè quelle legate a un modello di sviluppo troppo fissato su una crescita economica Illimitata.
Nelle sue opere infatti ha sempre messo in evidenza tutte le conseguenze ambientali e sociali delle politiche energetiche. Spesso esse non troppo positive. Tra le sue opere importanti citiamo la terra è finita, breve storia dell’ambiente. In questo scritto c è una guida alle motivazioni dell’eccessiva pressione degli esseri umani sulla biosfera, per far comprendere come siamo arrivati a questa situazione
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