In questo articolo ci occupiamo del libro Sovranità o barbarie. Il ritorno della questione Nazionale. Parliamo di un’opera scritta da due grandi personaggi cioè l’economista Bill Mitchell, principale esponente della teoria monetaria moderna e il giornalista e saggista Thomas Fazi.
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Da cosa nasce l’idea di scrivere il libro Sovranità o barbarie
Cosa ha dichiarato Thomas Fazi su questo libro
Il libro Sovranità o barbarie. Il ritorno della questione nazionale è stato molto apprezzato da alcuni critici i quali hanno voluto saperne di più su quest’opera così importante.
Da questo punto di vista sono state molto utili le interviste rilasciate da Thomas Fazi, saggista e giornalista che ha contribuito alla stesura di quest’opera. Una delle cose più importanti che ha dichiarato sul libro riguarda la sovranità che viene spesso definita come legato alla destra e come dedizione dei vecchi nazionalismi.
Secondo Thomas Fazi il sovranismo non è altro che una analitica impostazione che mette al centro la necessità di recuperare in Europa maggiori spazi di sovranità popolare e democratica, di conseguenza di sovranità nazionale.
Secondo questo giornalista nel momento in cui i partiti eletti dai cittadini vanno al potere, dovrebbero avere gli strumenti dal punto di vista della politica economica, per realizzare i programmi per i quali sono stati scelti.
In pratica quindi la sovranità dei cittadini ha bisogno di quella dello Stato cosa che però oggi in Europa non avviene. Tutto questo non avviene perché i partiti politici si contendono il potere mettendo sul piatto programmi elettorali alternativi, che non riescono poi, una volta che sono al governo, a realizzare i loro programmi per via della mancanza di risorse e di strumenti.
Si trovano quindi nella condizione addirittura di dover elemosinare soldi presso la BCE o i mercati finanziari.
Questa è la situazione che già aveva previsto nel 92 l’economista britannico Godley. Questo importante personaggio aveva Infatti affermato che nel momento in cui un paese rinuncia, o non ha il potere di emettere la sua moneta, diventerà una colonia.
Altre dichiarazioni di Thomas Fazi sul libro Sovranità o barbarie. Il ritorno della questione nazionale
In definitiva quindi Thomas Fazi afferma che il sovranismo non può essere considerato solo come una ideologia legata ai partiti di destra, considerando che alcuni di essi come la Lega in realtà sono felici di restare dentro il progetto della moneta unica dell’Unione Europea, visto che consente loro di approfittare dell’euroscetticismo, per poi dirottarlo verso categorie deboli come gli impiegati.
Ma allo stesso tempo non hanno il coraggio di mettere in discussione le basi di questo sistema economico europeo. A Thomas Fazi poi viene chiesta una cosa molto importante e cioè quali sono stati fatti principali che hanno portato l’Italia a perdere la sovranità dal punto di vista monetario finanziario ed economico.
La domanda è molto importante la risposta di Fazi è chiara nel senso che ha dichiarato che l’Italia dal dopoguerra in poi, è sempre stato un paese con una sovranità limitata soprattutto dal punto di vista geopolitico e militare, così come dimostrano le tante installazioni militari dell’America presenti nel territorio.
Però almeno fino alla fine degli anni settanta l’Italia era quantomeno autonoma almeno parzialmente dal punto di vista economico culturale: proprio per questo che ha avuto una stagione di grande crescita.
Però tutto cambia nel momento in cui viene creato il sistema di cambi fissi legato a quello monetario europeo, cosa che avviene nel 1979.
Questo è tuttora inizio dei problemi perché proprio Giorgio Napolitano, che in quel momento era deputato del PC, ad aver dichiarato che la creazione dello Sme avrebbe costretto l’Italia a politiche restrittive.
La conseguenza principale è che sarebbe stata ristagnata la produzione nonché l’occupazione degli investimenti e purtroppo è stato così.
Altre parti importanti del libro spiegate a Thomas Fazi
Sempre secondo Thomas Fazi quando venne creato il sistema monetario europeo, membri del Partito Comunista avevano dichiarato in maniera congiunta che la creazione di questo vincolo esterno avrebbe creato misure di restaurazione sociale drastica, come appunto il taglio della spesa pubblica e la riduzione dell’occupazione.
La conseguenza principale sarebbe stata una svolta verso destra e infatti così è stato. Questa interpretazione e cioè l’integrazione economica europea come preludio alla neo-liberalizzazione delle società europee dell’economia, in particolare quella dell’Italia, la possiamo applicare anche alle successive fasi che hanno costituito l’eurosistema.
Ci riferiamo in particolare al divorzio Bankitalia e tesoro del 1981 nonchè soprattutto al trattato di Maastricht del 1992 che era servito per fissare i termini legati alla fase finale dell’Unione monetaria.
Si trattava infatti di punti importanti quali l’indipendenza assoluta della Banca Centrale Europea dagli Stati nazionali nonché limite al deficit e al debito pubblico e soprattutto la flessibilizzazione del lavoro.
Inutile dire che per l’Italia le conseguenze sarebbero state devastanti. Purtroppo la previsione è stata azzeccata così come dimostra il fatto che per altri 30 anni fino a fine anni 80, il nostro paese è stato quello che in Europa è cresciuto di più, mentre dalla metà degli anni 90 in poi è successo il contrario.
In pratica quello che è successo è molto semplice e cioè che le riforme associate all’adesione al trattato di Maastricht hanno investito tutti gli aspetti dell’economia italiana, che fino a quel momento si era caratterizzata per la pervasività degli interventi pubblici.
Invece da quel momento in poi è tutto è cambiato in un processo paragonabile a una terapia d’urto come quelle imposte dalla banca mondiale e dal Fondo Monetario ai paesi in via di sviluppo negli anni 80 e 90.
Conclusioni
In definitiva in questa intervista Thomas Fazi, che ha scritto ricordiamo il libro sovranità barbari, il ritorno della questione Nazionale, insieme al Mitchell, afferma che il problema principale in Italia è legato a queste politiche europee.
Inoltre la maggior parte delle riforme è stata implementata dai governi di centro-sinistra che erano eredi del Partito Comunista Italiano.
Secondo Thomas Fazi la sinistra si era convertita già all’europeismo nel corso degli anni settanta perché aveva introiettato il concetto secondo il quale la globalizzazione fosse uno specchio inevitabile della modernità piuttosto che il risultato semplicemente di una volontà politica ben precisa.