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Piano Yinon: di cosa parla il Piano della Terra Promessa

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Vincenzo Colao

In questo articolo parliamo del Piano Yinon, chiamato anche Piano della Terra Promessa. Fino a pochi anni fa si discuteva molto di quella che è una teoria geopolitica abbastanza contraddittoria, sviluppata da Oded Yinon nel 1982, da cui prese il nome.

Yinon era un analista strategico israeliano molto famoso.

Obiettivo dichiarato del Piano Yinon

Quali paesi coinvolge questo piano

Il piano Yinon creato dall’analista strategico , di cui parlavamo prima, aveva un obiettivo molto chiaro e cioè creare un grande stato ebraico il quale doveva includere diversi paesi importanti quali Libano, Giordania, la striscia di Gaza, la Giordania, Israele ma anche alcune parti dell’Iraq, dell’Egitto e della Siria.

Però si trattava di un piano controverso contraddittorio e che aveva delle implicazioni dal punto di vista politico. Innanzitutto dobbiamo tenere presente che viene creato in un momento storico molto difficile del Medio Oriente ,che stava vivendo una certa insicurezza e precarietà.

Ci riferiamo al 1979, anno nel quale la rivoluzione iraniana porta al comando il regime islamico ostile ad Israele, mentre nel frattempo una feroce guerra civile in Libano stava creando molti disagi e molti morti.

In quel momento viene fuori nell’opinione pubblica proprio l’analista Yinon che lavorava presso il Ministero degli Affari Esteri israeliano. Egli decise di scrivere un articolo molto particolare che si intitola una strategia per Israele alla fine degli anni 80, all’interno del quale c’erano analizzate tutte le opzioni possibili dal punto di vista strategico, per un paese che era immerso in un contesto molto complicato e inquieto.

La tesi principale di questo piano era collegata all’opinione che la regione del Medio Oriente doveva iniziare a pensare una svolta, visto che c’erano troppe divisioni sia dal punto di vista etnico che religioso.

Cos’altro sosteneva questo analista all’interno del Piano Yinon

Secondo l’analista strategico in questione i confini nazionali dei paesi arabi della Regione erano stati creati in un modo quasi artificiale proprio dai Paesi potenti europei che non avevano tenuto conto di un particolare importante cioè delle divisioni religiose e tecniche già preesistenti in quel posto.
La morale della favola era che i paesi di quella regione erano destinati a frammentarsi in piccoli stati religiosi e tribali, che si sarebbero sempre trovati inevitabilmente ad essere conflittuali tra di loro proprio per questa differenza.

Proprio questo è il motivo per il quale Yinon proponeva di creare un grande stato ebraico che fosse un deterrente alla frammentazione e che riuscisse anche a fungere da baluardo contro un’instabilità ,che sembrava irrisolvibile all’interno di quella regione.

Lo stato che aveva in mente doveva essere composto e lo vogliamo ribadire da Israele, Egitto, Iraq e Libano perché sempre secondo egli, questo stato avrebbe creato un effetto positivo dal punto di vista del rafforzamento della sicurezza di Israele con il conseguente indebolimento dei paesi vicini.

Parliamo di un piano che è stato criticato più volte perché considerato imperialista ,e anche falso, perché secondo alcuni cittadini, ma anche alcuni studiosi, in realtà non c’era un intento costruttivo come quello che abbiamo appena descritto, ma lo scopo era di tipo imperialista.

Secondo questa critica infatti proprio la nascita di questo grande paese e stato ebraico avrebbe portato a un’espansione del territorio di Israele, che avrebbe di conseguenza danneggiato i paesi circostanti.

In particolare chi sosteneva questa tesi  vedeva questo piano come una prova del fatto che Israele può essere espandersi territorialmente in quella regione.

Cosa sostengono i difensori del piano Yinon

Perché la questione ancora rimane aperta

Nonostante le critiche. tutte le persone che hanno sostenuto il Piano Yinon hanno combattuto per molto tempo per difendere le loro idee perché erano convinti nel sostenere che, solo creando uno stato ebraico così grande e importante, si sarebbe fatto l’interesse di tutte le persone che vivevano in una regione che sarebbe diventata stabile, perché ci sarebbe stata la fine dei conflitti tra Israele e paesi vicini.

Però c’erano anche delle persone un po’ più neutre sull’argomento che si interrogavano sulla fattibilità, e quindi sull’aspetto pratico di questo piano, perché ritenevano che creare uno stato ebraico, senza utilizzare la forza militare, sarebbe stato impossibile, ma allo stesso tempo sarebbe stata proprio questa forza militare a creare un conflitto regionale di vasta portata.

Inoltre la creazione di questo stato sollevava questioni molto complesse per quanto riguarda la cittadinanza e i diritti delle persone che non erano ebree e che vivevano in quei territori ,che poi sarebbero stati incorporati.

Un’altra critica molto convinta al Piano Yinon era legata al fatto che era considerato troppo sostenitore di una visione semplificata di come doveva essere la regione del Medio Oriente in questione.

I critici infatti sostenevano con forza le loro tesi criticando al contempo chi ha creato questo piano proprio perché non aveva preso in considerazione il fatto che i confini nazionali dei paesi della Regione erano stati creati seguendo delle particolari dinamiche tra i quali tra le quali spiccava la divisione tra le potenze coloniali europee e l’impero Ottomano.

Queste dinamiche quindi non potevano essere ignorate oltre al fatto che non si poteva pensare che i paesi e la regione fossero troppo diverse tra di loro: quindi creare uno stato ebraico grande non avrebbe risolto necessariamente le conflittualità tra di essi.

Conclusioni

Però nonostante le tante critiche ricevute, questo piano è sempre molto discusso e anima i dibattiti geopolitici proprio all’interno della regione del Medio Oriente. Anzi addirittura alcuni analisti sostengono che la politica e le decisioni prese in Israele all’interno dei territori occupati sia stata proprio presa dalle teorie del piano yinon e cioè che la creazione di insediamento ebraico e Giordania avrebbe lo scopo di facilitare la missione di quei territori.

A queste accuse Israele e i suoi sostenitori hanno sempre risposto in maniera molto chiara e decisa affermando che quel tipo di politica aveva un motivo preciso e cioè il fatto di essere giustificata dalla necessità che non si poteva più rimandare la garanzia della sicurezza di Israele in una regione molto complessa.

Quindi possiamo dare che si tratta di un piano molto complicato e difficile da rendere accettabile per tutte le parti in causa.

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