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In Italia, nel Medioevo, c’è stato il primo caso di chirurgia cranica al mondo

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Claudio Agave

Nell’Italia medievale sarebbe andato in scena quello che, con tutti i crismi, sembra essere stato il primo caso di chirurgia cranica mai scoperto nella storia. Una notizia che a tratti non stupisce ma che, al tempo stesso, rende evidente come l’essere umano abbia sempre cercato di innovarsi e trovare soluzioni ai suoi problemi già nel passato.

Chirurgia cranica, la scoperta del primo caso

I resti del cranio in questione sono stati rinvenuti presso Ascoli Piceno, più precisamente nel cimitero di Castel Trosino. Tali resti sono stati utilizzati da un gruppo internazionale di ricercatori sotto il coordinamento tecnico dell’Università La Sapienza di Roma, in collaborazione con il Cambridge inglese e l’Università di Saragozza in Spagna. Al progetto però hanno partecipato anche il Centro Nazionale di Ricerca Scientifica francese e l’Università del Sacro Cuore di Milano. I risultati dello studio sono stati pubblicati sull’International Journal of Osteoarchaeology. Il gruppo di ricerca è stato guidato dalla Dottoressa Ileana Micarelli dell’Università di Cambridge (ex Sapienza).

Il cranio in questione apparterrebbe a una donna vissuta in un periodo storico inquadrato tra il 568 e il 774 d.C. e sarebbe stato sottoposto ad almeno due operazioni prima del decesso della persona. Uno dei due interventi presenterebbe chiaramente una forma di croce. Altre analisi sul cranio (in particolare alcune svolte sui denti) hanno poi evidenziato anche altri fattori. La donna avrebbe avuto un’alimentazione non sempre netta, con vari cambiamenti. Inoltre si sarebbe spostata da luogo in luogo per tutto l’arco della sua vita. Questo è stato evidenziato perché si è ritenuto possibile intuire le cure che le sono state fornite dalle specifiche comunità in cui si è trovata.

L’analisi della situazione

A dare ancora più dettagli sulla vicenda è il membro dell’Università La Sapienza di Roma Giorgio Manzi, il quale ha coordinato tutto lo studio. Secondo Manzi, l’ultimo intervento chirurgico della donna potrebbe essere avvenuto poco prima della sua morte. Che, però, sarebbe di origine naturale: non si noterebbero, infatti, presenze di tumori, traumi sparsi, malattie congenite o altre patologie invalidanti o autoimmuni.

Proprio la mancata presenza di certi elementi e alcune evidenze prese in esame fanno emergere la possibilità che questi interventi subiti dalla donna fossero in qualche maniera legata a motivi rituali o giudiziari. Manzo però specifica anche come non ci siano ancora prove a sostegno di questa particolare tesi. Di certo, a prescindere dalle motivazioni, si tratta di una ricerca davvero interessante, in grado di mettere in luce pratiche le quali sarebbero poi diventate consuete nell’era moderna.

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