La fine del maschilismo inteso come concezione della superiorità dell’uomo sulla donna sarebbe un vero e proprio cambiamento epocale. Ma è davvero possibile che ciò avvenga?
Cultura atavica
Il maschilismo ha radici profonde, anzi no. Ha radici perenni. Da quando ovvero si può dire che l’essere umano si è organizzato a vivere in società rudimentali. Predominanza biologica e fisica degli uomini unitamente all’essere “funzionale” alla riproduzione del corpo della donna hanno fatto sì che sin dagli albori della civiltà l’uomo venisse considerato superiore. Questa convinzione si è ampiamente declinata in praticamente tutte le strutture e sovrastrutture sociali, religiose, sportive, militari etc.
Con vari gradi di estremismo, sottomissione, disparità di diritti e libertà delle donne, il maschilismo ha imperato attraversato epoche e luoghi, civiltà e convenzioni. L’uomo forte, destinato al comando, detentore degli apici di ogni manifestazione delle società ha sempre camminato di pari passo con la figura debole, sottomessa, inferiore, e strumento funzionale all’uomo della donna.
Maschilismo e machismo
Questa figura dell’uomo superiore costruita e non superata a dispetto dell’evoluzione sociale e culturale attraverso i secoli dell’essere umano coinvolge automaticamente anche tutto ciò che va in contrasto con essa. Quindi in particolar modo il mondo omosessuale od ogni espressione della parte femminile presente in ogni uomo. La repressione delle debolezze psicologiche o della propensione per qualsiasi elemento considerato caratteristico del mondo femminile, il terrore di non essere all’altezza delle aspettative della società sul proprio ruolo già predeterminato, sono alcuni esempi. Esempi di come il maschilismo e il machismo hanno rappresentato e rappresentano un condizionamento anche della psicologia maschile.
Il superamento del femminismo
I movimenti femministi originariamente in occidente ma anche in altre realtà orientali e del mondo hanno contribuito nelle epoche moderne a scardinare il sistema ottenendo diritti, libertà e cominciando faticosamente a scardinare faticosamente il sistema maschilista e patriarcale delle società.
Ciclicamente e in varie realtà sociali e religiose si è assistito a cambiamenti anche epocali sulle parità di genere. Ma anche di clamorosi passi indietro soprattutto sui diritti e sull’autodeterminazione del proprio corpo. Le rivolte in Siria e in Afghanistan ci rimandano società prevalentemente a governo religioso estremista, in cui la condizione della donna è assimilabile al medioevo occidentale. Mentre negli Stati Uniti si è tornati indietro sulla legge di regolamentazione dell’aborto. Così come in Italia il diritto all’aborto è di fatto regolamentato dalle Regioni. In molte delle quali è praticamente impossibile abortire.
Ma nonostante i movimenti femministi abbiano rappresentato una parte importantissima dell’evoluzione sociale ed emancipazione femminile, oggi sono superati.
Il focus della “lotta” si è spostato dallo scontro degli universi del femminismo e del maschilismo alla presa di coscienza che il problema è tutto nel patriarcato e nel machismo.
Le lotte sociali di oggi mirano a scardinare soprattutto culturalmente il patriarcato e psicologicamente il machismo con l’obiettivo della fine del maschilismo.
Colpire la mascolinità tossica: la strada per raggiungere la fine del maschilismo
Sempre più spesso si parla di mascolinità tossica. Questa definizione racchiude in sé l’essenza del maschilismo in chiave moderna.
Mascolinità tossica è credere (sia da parte degli uomini ma anche delle donne) che l’uomo sia superiore ad altri generi, che sia giusto che abbia posizioni di comando e apicali, che “usi” le donne o anche i propri partner.
Mascolinità tossica è credere di possedere il proprio partner, è ostentazione del machismo, è la condanna di qualsiasi manifestazione della propria femminilità o della parte femminile negli uomini in genere. La mascolinità tossica è alla base dei femminicidi all’interno delle mura domestiche o del mobbing sul lavoro. E’ al contempo perseguimento della supremazia dell’uomo sugli altri generi e difesa della purezza della dimostrazione di mascolinità. Il che porta a prevaricazioni, misoginia, omofobia e in generale comportamenti violenti.
La lotta a tutto questo non passa più per proteste o rivendicazioni sociali. Ma viene portato avanti con la promozione e il coraggio di sposare nuovi modelli, nuove visioni e nuovi modi di essere, esprimersi soprattutto da parte degli uomini stessi.
Fare i conti serenamente con la propria parte femminile, esprimere i propri sentimenti, le paure, il disagio, l’inadeguatezza. Scardinare gli stereotipi culturali è qualcosa che spetta in primis agli uomini fare. E sta avvenendo anche con l’accettazione serena del proprio genere o delle proprie preferenze sessuali.
I detrattori del cambiamento sociale hanno inventato disegni oscuri che prevedono mutamenti genetici e teorie gender. La realtà è che le nuove e nuovissime generazioni accolgono serenamente il proprio genere. Sia esso quello biologico, sia esso opposto o indefinito. Così come gli orientamenti sessuali o la predilezione di stili, attività e anche lavori non previsti dalle convenzioni di genere. Si può essere uomini eterosessuali anche indossando una gonna e truccandosi. Si è uomini se si piange. Se si ha paura. Se non si ricopre un ruolo di comando per il quale viene scelta una donna. Si è uomini se si decide di crescere i figli e governare la casa mentre la donna lavora. Si è uomini se si è omosessuali o transgender. Se si ama cucinare, se si lavora a maglia.
La Fine del maschilismo è dunque vicina?
Che molte società stiano cambiando è palese. Ma nonostante tutto è e sarà un cambiamento lento e difficile. E sicuramente con tempi e modi diversi nelle varie realtà del mondo.
Cosa c’è di diverso rispetto agli altri moti anti maschilisti e femministi? Che questa volta sono gli uomini stessi a mettersi in discussione. A non voler soccombere a stereotipi che sono limitanti e soprattutto provocano disagi psicologici, ansia, depressione.
Il maschilismo finirà perchè saranno gli uomini a volerlo.