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Si chiama Likeing, è la nuova ossessione social che colpisce gli ex: cos’è e come si supera questa malattia

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Pietro Santercole

L’esplosione dei social è direttamente proporzionale all’avvento di parole di estrazione anglossassone. La nuova ossessione si chiama Likeing.

La shoppata, essere skillati, trollare qualcuno. Haters e dissing. Tutte parole di estrazione britannica che provengono da lì, dai social, prima di espandersi e allargarsi al mondo del gaming (talvolta viceversa) per poi entrare a tutti gli effetti nella realtà di tutti i giorni.

Likeing, ossessione e patologia sui social
Divampa sui social il Likeing: nasce ossessione e diventa patologia – LintellettualeDissidente.it

Siamo pieni di nuovi vocaboli, alcuni contaminano la lingua italiana, modernizzandola e facendola restare al passo coi tempi che corrono ok; di altri, francamente, se ne potrebbe fare a meno. L’importante è comunque conoscerle queste parole, quantomeno sapere le nuove ossessioni social, se non fosse perché così si ha la percezione di ciò che diciamo o sentiamo dire e, volendo, per non rimanere isolati e vivere in un mondo che, piaccia o meno, va così.

Una delle nuove ossessioni sui social è ovviamente una parola inglesizzata che colpisce gli (o le) ex, a tal punto da diventare una vera e proprio malattia: il likeing.

Vita da ex

Per capire cos’è non ci vuole una mente superiore, basta analizzare la parola stessa, che potremmo tradurre serenamente con un neologismo figlio della Gen Z: “piacizzare” all’ennesima potenza, per i boomer o le persone che non vivono sui social è l’atto di mettere mi piace a post, in maniera compulsiva però. Detta così, sembra facile, in realtà dietro quell’atto tanto semplice quanto di facile comprendonio, si cela un mondo: ormai una forma di interazione sociale che ha un impatto significativo sulla visibilità e sull’engagement dei tuoi contenuti.

Likeing, l'ossessione è social
Vita da ex, quando i social diventano un ossessione per cuori infranti – LintellettualeDissidente.it

 

Per le persone diciamo “normali”, mettere un like a un post è semplicemente sintetizzare il proprio sentimento davanti a ciò che abbiamo visto. Magari fossi tutto così’ scontato: dietro a quel semplice tap o clic si può creare un legame con quell’utente, si incoraggia la reciprocità, aumentano le amicizie, ma soprattutto si innalza la possibilità che qualcuno veda il tuo profilo, c’è chi fa soldi così, un vero e proprio lavoro. Nello specifico, invece, il likeing è diventata una patologia propria di utenti gelosi o ex fidanzati/e che controllano l’altro/a, fantasticando sulle sue possibili relazioni, proprio in base al numero di interazioni, che ormai avvengono soltanto con un like.

Può sembrare strano ma è davvero così. La mania di controllare i profili social degli ex è talmente radicata, che ha spinto Igor Nogarotto a scrivere addirittura un libro, una sorta di manuale. “L’idea mi è venuta durante la mia pratica di coaching – rivela lo scrittore a Donna Moderna – ascoltando tante persone dal cuore infranto, mi accorgevo che quasi tutti controllavano il profilo dell’ex per conteggiare il numero di like”. Conoscere un problema può essere un punto di partenza, ma anche di arrivo nel momento in cui si capisce di esagerare con questa storia.

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