In ambito lavorativo, per le donne c’è una questione da considerare che spesso viene sottovalutata: si tratta del pretty privilege
Letteralmente significa “il privilegio della bellezza” e, a dirlo così, sembra essere solo positivo. In effetti, nella società in cui viviamo oggi essere belli è un punto a favore: le stime confermano che le persone che non appartengono ai canoni considerati “di bellezza” fanno più fatica a trovare lavoro, anche quando l’estetica non è un requisito necessario per quella determinata posizione. In realtà, però, il pretty privilege è un’arma a doppio taglio, soprattutto per le donne.
Non è un mistero: nel mondo, le persone con una corporatura magra e con un bel viso sono privilegiate. Aderire agli standard di bellezza tradizionale in vigore in un determinato momento storico è favorevole al raggiungimento dei propri scopi. Dall’altro lato, però, c’è anche un lato oscuro della vicenda: ecco perché si dovrebbe parlare di più di pretty privilege.
Pretty privilege, cosa serve sapere
Una donna bianca, bella e magra è considerata più di successo di una nera, in carne e non particolarmente bella. Pensiamo all’immagine della business woman che ci viene proposta dai media tradizionali: è solitamente una quarantenne dal fisico tonico e asciutto, con la pelle bianchissima, i capelli chiari e lisci e un tailleur che evidenzia le sue gambe lunghe. Questo è il pretty privilege: tale donna non ha scelto di essere così, eppure è privilegiata rispetto a chi non ha le sue stesse caratteristiche fisiche, nel lavoro.
Dall’altro lato, però, c’è da parlare delle conseguenze di tale pretty privilege. Soprattutto su Tik Tok e su Twitter, dove di questo tema se ne parla molto, diversi utenti sottolineano come proprio per via di questo bias, spesso e volentieri le donne bianche, belle e magre vengano discriminate. Il tentativo è quello di riportare un po’ di equità ma, in realtà, la questione è più grave: se per gli uomini la bellezza non è un criterio sul quale si basa la professionalità, per le donne è ancora così.
I dati, però, confermano che le donne che godono di pretty privilege in generale hanno una vita più fortunata. Secondo le Nazioni Unite, quelle con disabilità subiscono il doppio delle aggressioni sessuali rispetto alla popolazione femminile in generale. Le donne transgender, invece, hanno una probabilità quattro volte maggiore rispetto alle cisgender di subire crimini violenti. Insomma, il pretty privilege esiste ma forse nessuna donna al mondo vorrebbe che fosse così, sia chi ne “gode” involontariamente e sia chi ne è vittima.