Tra gli ostacoli più impegnativi che la vita può presentare c’è la sindrome di Alzheimer, sia per chi ne soffre che per i familiari che si prendono cura di una persona malata.
L’Alzheimer è una malattia che devasta sia a livello fisico che psichico. Assistere chi ne soffre è una lotta continua che richiedere sacrificio e devozione.
Le malattie neurodegenerative lasciano che la vita sfugga giorno dopo giorno dalle mani. L’Alzheimer specialmente è la patologia che toglie ogni forma di indipendenza, che cancella i ricordi e obbliga ad un’assistenza continua. I caregiver rivestono un ruolo fondamentale e sopportano un peso spesso più grande di loro.
Non solo devono aiutare nello svolgimento delle semplici azioni quotidiane ma devono anche accettare comportamenti di rifiuto, agitazione, opposizione, rabbia di chi arriva a non riconoscere il volto amico. La malattia, dunque, non costringe alla cura solamente chi ne soffre ma anche i familiari che se ne prendono cura. Se lasciati soli i caregiver possono cedere alla fatica e al dolore di vedere i ricordi che lentamente spariscono dalla mente della persona amata. In più occorre aiutarli a gestire le problematiche di salute che nel tempo si manifesteranno.
Assistere una persona con Alzheimer è un compito impegnativo
Il dottor Olivier de Ladoucette, psichiatra e geriatra dell’ospedale Pitié-Salpetrière – ha rilasciato un’intervista a Le Figaro nella quale si sofferma proprio sul ruolo dei caregiver in presenza dell’Alzheimer.
Un compito arduo che richiede impegno e pazienza. Quando il malato si sveglia in piena notte perché deve andare a lavoro, o caccia da casa il familiare perché non lo riconosce o sposta oggetti continuamente è inutile cercare di dialogare con lui spiegandogli la situazione. La dimenticherà presto e sarà solo un altro momento di sofferenza. Il caregiver deve saper schivare il colpo e dirottare l’attenzione su un’altra attività o pensiero. Distraendo il malato si uscirà dalla difficile situazione il prima possibile.
Accettare la spersonalizzazione di chi si ama, poi, è uno dei compiti più ardui. I ruoli si invertono e si avverte la fragilità di chi prima era una delle persone che davano maggiore sicurezza. Un genitore, un fratello, il coniuge. La sensazione di destabilizzazione è enorme e occorre tanta forza per accettare questa nuova realtà.
Un altro consiglio del dottore è di non cercare di migliorare a tutti i costi le funzioni cognitive del familiare. Il caregiver si deve adattare al paziente, non viceversa. Infine, riporta le tre virtù necessarie per affrontare il compito al meglio. L’empatia, l’umorismo e la creatività.