Cathy La Torre, avvocata di Michela Murgia, prosegue la battaglia della scrittrice scomparsa. L’odio ha un prezzo.
Michela Murgia è scomparsa lo scorso 10 agosto, in seguito all’aggravarsi delle sue condizioni di salute. Il tumore, comparso forse nel momento peggiore – quando la pandemia ci impediva di accedere facilmente ai servizi di assistenza sanitaria – non le ha lasciato scampo. Lascia così un’enorme eredità, la quale contempla insegnamenti, consigli preziosi, battaglie sociali fondamentali per il raggiungimento di un’uguaglianza degna di essere chiamata tale.
Una delle figure che più ha seguito la scrittrice nel suo percorso esistenziale è Cathy La Torre, avvocata e attivista che da anni si impegna nei medesimi ideali perseguiti da Michela Murgia. La Torre riporta innumerevoli messaggi di sostegno, soprattutto negli attimi più bui che hanno condotto la scrittrice a spegnersi lentamente. Tuttavia, ogni buona parola che Michela Murgia abbia udito, è stata poi accompagnata dalle malelingue.
Insulti, accuse e disprezzo espressi a chiare lettere sulle piattaforme social, senza che nessuno censurasse o per lo meno limitasse l’implacabile onda di odio. Gli haters si attaccano a qualsiasi profilo Instagram ufficiale come parassiti, senza pagare le conseguenze delle parole crudeli che vengono pubblicate tra i commenti di un semplice post. La scrittrice decise quindi di chiedere l’intervento di Cathy La Torre, inviando un chiaro messaggio ai suoi followers: “Odiare ti costa” – lo slogan che richiama l’iniziativa.
La campagna Odiare ti costa prosegue, nonostante Michela Murgia non ci sia più. Cathy La Torre intende denunciare civilmente chiunque abbia contribuito alla diffusione di insulti ed espressioni volgari contro la scrittrice scomparsa. “Non potevamo più ingoiare e basta” – spiega l’avvocata – “bisognava rispondere in sede giudiziaria – per via civile, con forme di giustizia riparativa”. Di fronte alla denuncia, in molti hanno deciso di chiedere scusa, attribuendo la propria condotta a mera superficialità, altri invece hanno scelto vigliaccamente di non presentarsi all’incontro.
Donare in beneficienza l’importo destinato al risarcimento morale della scrittrice ed esprimere il proprio sincero dispiacere, altrimenti ci avrebbe pensato il giudice ad emettere sentenza. “L’80% dei casi è risolto così” – ha ammesso Cathy La Torre – “Se la controparte non si presentava o rifiutava la mediazione, si andava in causa”. La scelta di negare a Michela Murgia un incontro – tuttavia – si rivelava a posteriori un terribile autogol.
Il giudice non mostra sicuramente la medesima cordialità della nota opinionista, arrivando a prevedere somme di risarcimento pari a 25 mila euro, il minimo per l’accusa di diffamazione. “Michela non ha fatto in tempo a vedere le ultime” – ha concluso l’avvocata. I fascicoli accumulati nel corso degli anni devono ancora essere smaltiti, ma Cathy La Torre non ha alcuna intenzione di abbandonare la causa della scrittrice scomparsa.
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