In che modo l’invidia può compromettere le relazioni e perché si manifesta come tentativo di sminuire le altre persone? Approfondiamo insieme.
Il sentimento dell’invidia, anche definito “malanimo” a significare una condizione di malessere percepito in forma totalizzante, tendenzialmente ha origine in individui che non comprendono appieno il proprio valore e la propria unicità irripetibile: invece di riconoscere la loro pienezza, i loro meriti ed il potenziale caratteristico della loro individualità, lamentano lacune e mancanze di qualità e pregi che rilevano invece in altre persone e che ritengono non solo apprezzabili, ma essenziali per raggiungere il benessere.
Ecco dunque che in casi simili si innesca solitamente un desiderio potente ed irrefrenabile di possedere essi stessi quelle qualità e quei pregi riconosciuti in altre persone e ritenuti essenziali, al fine di “sentirsi abbastanza”, di sentirsi all’altezza ed adeguati, e stemperare così un senso d’ansia e d’insicurezza anche particolarmente acuto.
Il quale, se tale stato d’animo non viene opportunamente e tempestivamente attenzionato, rischia di diventare cronico. E se al tentativo di appropriarsi di quelle qualità e pregi consegue un fallimento, solitamente il desiderio si trasforma: ovvero dalla volontà di possedere quel pregio per se stesso, si passa alla volontà di sottrarlo all’altro, sminuendolo e mortificandolo.
Proviamo a fare un esempio per capire meglio: il mio amico Pietro è sempre allegro e sereno, anche quando le cose vanno male; io invece mi sento sempre piuttosto triste e demotivato, anche nei momenti in cui tutto va bene. Allora prima provo a fare come Pietro, o meglio, a essere come lui; ma non ci riesco, e così cambio strategia e faccio quel che posso per rendere triste anche Pietro. Così smetterò di sentirmi inadeguato e inferiore a lui. Ebbene, in poche parole questo è il risultato dell’invidia.
Dunque comprendiamo che l’invidia è una predisposizione d’animo di tipo distruttivo: tanto per chi la prova – perché svia l’attenzione dai propri talenti e pregi ingenerando un desiderio insaziabile e nella quasi totalità dei casi irrealistico verso ciò che non si è – quanto per chi ne subisce le espressioni e manifestazioni, venendo attaccato, sminuito e mortificato, spesso nemmeno apertamente bensì in maniera subdola e “dietro alle spalle”.
Soffermiamoci su un dettaglio: abbiamo detto “verso ciò che non si è”. In questa frase l’utilizzo del verbo essere non avviene a caso: perché solitamente, infatti, l’invidia si manifesta nei confronti di qualità caratteriali di altre persone, non di beni che possiedono. Quindi solitamente si invidia ciò che l’altra persona è, non ciò che l’altra persona ha.
E questo perché ciò che ha e possiede è proprio la conseguenza diretta di ciò che è, che le consente di ottenere quel bene, oggetto o cosa. Quali sono dunque alcuni tratti distintivi dell’invidia? Ebbene, solitamente porta a negare la verità e ad accampare scuse su scuse pur di non ammettere la responsabilità di qualcosa “andato storto”. Oppure si manifesta attraverso il rancore e l’incapacità di perdonare, così anche come nella mancanza di riconoscenza.
Ovvero nella convinzione che il bene ottenuto sia dovuto e, anzi, sempre giunto “in ritardo”. Inoltre, spinge ad fare continuamente confronti, anche se spesso si teme la competizione, proprio per il senso di inferiorità patito. Infine, è caratteristica la mancanza di empatia, l’insofferenza nei confronti dei successi altrui e la tendenza a svuotare l’energia emotiva delle persone invidiate attraverso la manipolazione.
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