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Dalai Lama: primo capo spirituale al mondo.

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Il Dalai Lama è riconosciuto come il primo capo spirituale al mondo, superiore anche alla figura del Papa. Ma che cosa è un Dalai Lama e chi è oggi a rivestire questa “carica”? Vediamolo insieme.

Come nasce la figura del primo capo spirituale al mondo?

Dalai Lama significa letteralmente Maestro Spirituale (Lama) degli Oceani (Dalai). Fu un appellativo dato dal condottiero Altan Khan della Mongolia al Capo Spirituale della scuola buddista dei “virtuosi” del Tibet nel 1578. Dal sodalizio di questi due personaggi nacque la diffusione della dottrina buddista tibetana in Mongolia e dall’altro canto la supremazia della scuola dei Virtuosi sulle altre dottrine buddiste tibetane. Da quel momento nacque la “dinastia” dei Dalai Lama che attraverso i secoli è viva ancora oggi. Ci si aspetterebbe che questa figura e anche la sua dottrina fossero molto più antiche vista l’influenza che ricopre oggi, ma in realtà la sua importanza deriva da altri fattori che adesso scopriremo.

Che cosa è un Dalai Lama?

La sacralità, il potere e l’importanza di questa figura nel buddismo e nel mondo è dovuta soprattutto dal fatto che egli è la reincarnazione in vita di Avalokitesvara, una delle più adorate divinità buddiste. Secondo le tradizioni tibetane era anche la divinità da cui discendeva il popolo tibetano. Egli è in sostanza lo spirito della misericordia e della compassione; infatti, pur essendo un Bodhisattva ovvero un’anima che ha esaurito il percorso delle reincarnazioni ed è pronta per il Nirvana decide di manifestarsi. E lo fa in soccorso delle anime che ancora percorrono il loro cammino sulla terra tramite proprio il Dalai Lama. Egli dunque è considerata una vera e propria divinità.

Come si diventa Dalai Lama?

Spesso, nelle altre dottrine buddiste è il maestro che sceglie il suo successore tra i monaci della sua scuola, addestrandolo e prendendolo come allievo durante la sua vita. Per la scuola dei Virtuosi, la scelta del successore del Dalai Lama non avviene così. Trattandosi di una reincarnazione, alla morte del Dalai Lama, i monaci devono individuare in quale corpo di bambino o bambina risieda Avalokitesvara. Attraverso premonizioni, profezie, lettura dei segni divini, meditazioni  vengono individuati alcuni possibili discendenti. A questi vengono fatti numerosi test spirituali attraverso i quali si individua il successore. Il futuro capo spirituale quindi viene cresciuto fin da piccolissimo seguendo la dottrina dei virtuosi e vivendo nella meditazione e nell’accrescimento dello spirito. Questo fino a quando non sia pronto a prendere il suo posto nel mondo, o il mondo stesso non abbia bisogno di lui.

Capo Spirituale e Politico

L’importanza della figura del Dalai Lama è da sempre stata oltre che spirituale anche politica. Nei secoli i monaci che ricoprivano questo ruolo erano coloro i quali garantivano l’indipendenza del Tibet dalla Cina e dalla Mongolia. Le regioni del Tibet, sebbene a fasi alterne parte dei territori dell’impero cinese, vedevano garantita la loro indipendenza soprattutto culturale. Il Tibet era il cuore delle scuole e delle discipline buddiste e terra del popolo tibetano, diverso in spirito ed etnia dai mongoli e dai cinesi.

Un Dio in Esilio

Il nefasto destino del Tibet fu predetto e previsto dal “Grande Tredicesimo” ovvero il XIII Dalai Lama, morto a soli 57 anni dopo una vita passata tra esili e guerre nel tentativo di difendere il suo popolo dalle invasioni e colonizzazioni britanniche e russe. Thubten Gyatso, questo il suo nome, predisse la conquista del Tibet da parte dei cinesi, la dispersione del popolo e persino la sua morte. Sarebbe morto presto, disse, per permettere alla nuova reincarnazione (la più grande di tutte)  di difendere il Tibet e la sua gente.

E infatti nel 1949 fu proclamata la Repubblica Cinese e già dall’anno successivo alcuni territori del Tibet furono occupati. Dato il precipitare della situazione Tenzin Gyatso fu proclamato Dalai Lama a soli 15 anni. Fu protetto e portato prima nelle regioni del Sud del Tibet, più lontane dagli scontri.

Ma ogni tentativo di mediazione con la Cina fu vano. Nel 1959 la rivolta dei tibetani nella capitale Lhasa  contro le ingerenze cinesi fu repressa nel sangue. Decine di migliaia di morti e deportati, Il Tibet fu definitivamente annesso alla Cina e il suo Stato dichiarato illegittimo.

Ma per sua stessa natura politica ma soprattutto religiosa, il Governo del Tibet non poteva cessare di esistere.

Così da allora il Governo del Tibet, con numerosi monaci e con a capo il Dalai Lama sono un “governo in esilio” in India. Da qui osservano le continue aggressioni cinesi di ciò che resta del popolo e della cultura tibetana. Il Governo cinese per assicurarsi la completa assimilazione del territorio tibetano alla Cina infatti ha provveduto anche al trasferimento di decine di migliaia di cinesi in Tibet. Provvedendo ad una sorta di sostituzione etnica.

Il XIV Dalai Lama, premio Nobel per la pace, resta dunque la reincarnazione di un Dio esiliato dalla propria terra.

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