Le prime volte non contano, non è una diceria, ma la regola d’oro che ti salva nei momenti più bui. Ne hai mai sentito parlare?
L’essere umano è un abisso di segreti, o come direbbe cinematograficamente dal Titanic, Rose De Witt Bukater: <<Il cuore di una donna è un oceano di segreti>>. Insomma, se si parli di uomini, donne, o qualsiasi altra identità di genere, o di abissi neri e oceani blu, in ogni caso si conferma la stessa cosa: l’umanità non sa nulla, ha tanto da scoprire sugli altri, e su sé stessa.
Tutta colpa dei sentimenti. Fin dalla più tenera età si sperimentano emozioni, alcune delle quali confondono, ma tutte convergono sulla frase del giorno: le prime volte non contano. Stiamo per svelare quella che potrebbe essere l’affermazione che in questo momento, ti salverebbe da un momento no.
Tutti passano situazioni difficili, soprattutto perché i problemi della vita né discriminano, né tantomeno chiedono il permesso prima di far accesso nell’esistenza di ognuno. È chiaro che molte delle complicazioni vissute al momento, sono quelle che in realtà appaiono irrisolte nell’infanzia. Quindi, riformuliamo la frase: tutti passano un’infanzia difficile, anche il bimbo che è più fortunato in termini d’amore.
Infatti, si riconosce che più tra tutte c’è una sensazione che accomuna le persone, nonostante queste abbiano affrontato una crescita differente. Nel senso, parliamo sia di chi ha vissuto una crescita tutto sommato positiva, e di chi invece abbia avuto a che fare con traumi. Proprio perché è quella stessa condizione che finisce per coincidere con la frase protagonista di questa analisi. Non si parla a vanvera, ma più si cresce, più ci si sente accomunati dallo stesso sentimento di sofferenza.
La paura dell’abbandono non è qualcosa di innato nell’essere umano. Ma questi essendo per natura un “animale sociale Aristoteliano”, passateci il termine coniato da noi, ha in sé un senso innato di attaccamento che lo porta a coniugarsi, indipendentemente da tutto, con il prossimo.
Ecco che quando si è piccoli non tutti i bambini reagiscono allo stesso modo all’abbandono. C’è chi soffre terribilmente perché vive questa sensazione come rifiuto dall’altro che poi traduce in un conferimento di scarso valore nei confronti di sé stesso. Allora, perché le prime volte non contano? La dipendenza spiega tutto, non emotiva, ma da qualcos’altro.
Cosa intendiamo con il sentimento dell’abbandono? La conseguenza di chi prova quel senso di attaccamento nei confronti delle figure punti di riferimento, che tradisce l’attaccamento innato. Se si vuol affrontare un percorso di vita ed essere in continuo divenire “la versione migliore di sé stessi”, è fondamentale abbandonarsi all’idea che davvero le prime volte non contano.
Quindi, parlando di abbandono e attaccamento viene da pensare ad un rapporto di dipendenza affettiva con i genitori, ma quello che nessuno praticamente sa è che c’è una forma più sottile di dipendenza. Quella che accompagna per tutta la vita e che a volte impedisce di evolvere esistenzialmente.
Abbiamo parlato di abbandono, attaccamento e di genitori che rimproverano, ma dietro gesti di apparente quotidianità, c’è un’intrinseca educazione alla dipendenza, non affettiva, ma alle idee. L’essere umano cresce attaccato a degli ideali, che smuovono positivamente la sua vita, ma che in certi casi la pongono in una fase di stallo non permettendo loro di andare oltre. L’idea che turba il bambino e che poi viene coniugata nell’adulto, è quella di sopravvivenza.
Se si ha un genitore che sostiene con amore e fiducia queste fasi, si cresce abbracciando con coraggio l’idea di indipendenza. Ma se questa viene meno, l’indipendenza può far paura. La ragione? Perché si ha una tremenda paura di sbagliare. Non è vero che sbagliando si impara. Lo è nel momento in cui si sbaglia, e lo si fa a cuor leggero, senza far dipendere tutta la propria persona proprio da quel fatidico errore. Se stai leggendo e ti rendi conto che ti senti così, devi saperlo: “Tu non sei quell’errore.”
Le prime volte non contano, specialmente perché “se la prima volta non va bene, non è un problema.” È questa la rivelazione che molte persone che soffrono di panico, ansia, tensione e difficoltà ad amare sé stessi, dovrebbero comprendere. Non basta amare, se si pensa di non essere del tutto amabili. L’essere umano coniuga l’amore al consenso, sia familiare che sociale, non rendendosi conto che la principale forma d’amore che deve conoscere, è verso sé stesso.
Allora, se sbagli, fai esperienza, e se non va secondo le aspettative, ci si riprova, finché le prime volte diventano un ricordo, e il traguardo raggiunto la nuova base per la crescita prossima.
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