Ogni giorno, per più volte durante tutto il corso della giornata, siamo subissati dal marketing. Non ce ne accorgiamo perché ormai siamo quasi assuefatti ma, quando vediamo un cartellone pubblicitario, un post sponsorizzato sui social, uno spot in tv non si sta facendo altro che marketing nei nostri confronti.
E noi, che piaccia o meno, siamo delle cavie. Ma come il marketing cerca di influenzare il nostro comportamento? Ecco qualche indicazione al riguardo.
Una tecnica che ha origini lontanissime, praticamente dalla notte dei tempi: per provare ad aumentare il numero di iscrizioni si dà sempre qualcosa alla persona che si iscrive. Ma, ovviamente, quando un prodotto è gratis il prezzo è l’utente stesso. O, meglio, i dati dell’utente. Fermo restando che, inoltre, bisogna stare particolarmente attenti quando si riceve una proposta che si reputa ‘troppo’ vantaggiosa.
Un esempio? Ormai tutti i portali di scommesse offrono un bonus di benvenuto ma solo il bonus free spins dei casino online ti permette di ottenere giri gratis immediati alle slot machine. Un aspetto non di poco conto considerando che, in questo modo, si può provare a simulare il gioco senza rimetterci un euro e senza incappare in breve tempo in uno svuotamento del proprio deposito.
Questo è un grande classico che non tramonta mai. Praticamente, per propinarci qualsiasi prodotto, si cerca di far nascere un problema e, poi, guarda caso, anche proporre la soluzione. L’errore che spesso si commette è quello di credere che a noi non la si fa e che, comunque, teniamo gli occhi bene aperti.
Fermo restando che, oggi, con le tantissime cose da fare, è davvero quasi impossibile prestare attenzione su tutto, e quindi è anche normale che possiamo ‘cascarci’ in proposte di questo tipo.
Proposte che nascono da un problema indotto per poi sfociare nella soluzione a cui fin dall’inizio si voleva che arrivassimo. Anche qui, parliamo di una tecnica che viene utilizzata da anni ma che, poi, è stata ulteriormente perfezionata con il web.
No, non parliamo dell’aspetto scontato in cui si vuole emulare un personaggio pubblicitario. Ma l’effetto emulazione si può avere anche verso una persona ‘normale’, non famosa. Un po’ come se ci fosse un qualcosa che ci spinga ad avere quei comportamenti che teniamo solo in gruppo.
Basti pensare a tutti i fedelissimi di un brand che, qualsiasi modifica faccia al prodotto, viene comunque sempre apprezzato (a meno che non si tratti di qualcosa di molto rilevante). Si tratta, quindi, di creare un effetto fidelizzazione che porta all’acquisto non perché piace quel prodotto ma perché è stato realizzato da un’azienda X.
In questo modo, infatti, si potrà entrare nella community dell’azienda X e ci si potrà sentire parte integrante di un gruppo. Ecco, qualora dovesse accadere qualcosa di simile, vuol dire che il marketing ha ottenuto il suo scopo. Ma, anche in questo caso, è davvero quasi impossibile riuscire a difendersi perché è una lotta ad armi impari.
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