Canone Europeo è un album di Ianva che prende il nome da uno dei brani più rappresentativi che viene interpretato assieme a Enrico Ruggeri.
Sono tanti gli appassionati di musica che spulciano, nei negozi di CD, la sezione della musica Indie italiana per scoprire nuovi talenti indipendenti.
Questo progetto, portato avanti da un gruppo di genovesi, si distingue da tutti, anche dagli esponenti del gruppo di musica alternativa italiana. Molto apprezzati da tutti coloro che hanno un particolare gusto per le colonne sonore drammatiche, pescano molto della canzone d’autore, dando un tocco di decadenza.
Non c’è niente di più italiano di questo gruppo, forse cupo, sicuramente neofolk.
Non si tratta di un progetto nuovo: comincia nel 2003 e va a raggruppare tutta una serie di musicisti già conosciuti nell’ambiente tra cui Mercy e Argento.
Tutti i progetti vincenti nascono sotto la spinta della passione, una passione che in questo caso è chiaramente improntata all’amore per una musica che è dichiaratamente votata alla riscoperta di un italianità che continua a perdersi. Possiamo andare a rintracciare delle tracce e dei riferimenti a di De Andrè, Ciampi, Battisti, Mina, Milva, Gabriella Ferri e Ranieri.
Musica con il solo scopo di fare musica, nessun intento ideologico.
E questo per dichiarazione diretta dei componenti della band.
Per quanto riguarda il sound, è vero che cerca di trarre la sua linfa vitale infilando le sue radici nel passato, ma andando a riscoprirlo in una proiezione futurista.
Un passato segnato da artisti come Morricone, Micalizzi, Cipriani e Trovajoli.
Canone europeo non è certo il primo album, anzi ce ne sono stati diversi precedentemente, tutti accolti con grande ardore degli appassionati di musica. Perfettamente riconoscibili, aprono le danze con il brano “Hellas”. Già dal titolo si può andare a rintracciare il tema greco.
La Grecia come culla della civiltà a cui rendere tributo “Hellas ricordati, quanto dà gusto odiare il tratto inimitabile dell’animo volgare”. Fino ad un finale nostalgico, a riesumare le vestigia di una civiltà perduta ma il cui ricordo può contribuire a contagiarci positivamente, forse.
Difatti non viene risparmiata una critica ai nostri tempi, all’interno del brano “Come ferro battente”.
Intrisa di perbenismo, dove le persone vengono completamente disarmate da buoni propositi che instillano sensi di colpa. E disarmano le persone che desidererebbero reagire e avanzare dubbi proibiti.
Un’epoca distrutta da un linguaggio ipocrita che non rende servizio alle persone, parole che servono per non comunicare perché sono totalmente prive di qualunque pietà e di qualunque mordente.
È vero che non si affrontano temi politici ma con la canzone “Resurgente” si affronta la Storia andando a rievocare le Cinque Giornate di Milano.
Siamo diventati Europa e noi siamo diventati, in tanti, nostro malgrado. Ma che cosa può diventare l’Europa?
Sebbene i paesi che la compongono sono intrisi di tradizioni tutte da riscoprire e di culture ricche di significato, sembra che oggi l’Europa non sia altro che un continente fondato sul mero scambio economico.
Dei cittadini percorrono il lungo il largo per soddisfare semplicemente le loro velleità di clonare lo stile da turismo di massa degli altri. Eppure l’Europa è molto più di questo, una bellezza da riscoprire all’interno di quei luoghi dimenticati, luoghi fisici, tesori da riscoprire dell’arte e della cultura, una bellezza che risiede all’interno dei brani musicali.
Per quanto riguarda i riferimenti storici contenuti all’interno dei brani di questo album, ci sono episodi particolarmente interessanti che vengono interpretati per fissare nelle menti dei fruitori di musica questi momenti dimenticati.
All’interno del brano “L’alba delle ceneri” si rende omaggio alla lunga lista di artisti che hanno deciso di porre fine alla loro vita per opera della propria stessa mano.
Così come in “Benvenuto” si rende omaggio a Benvenuto Cellini, il famoso scultore fiorentino.
Dalla vita rappresentativa, una vita che prende forma solo ed esclusivamente in risonanza con l’arte.
E questo è un tipico esempio di artista italiano, uno dei tanti che possiamo vantare e che ha fatto la storia del nostro paese. Nel pezzo “Le Rital” si narra del furto di Vincenzo Peruggia ai danni della Gioconda.
Insomma, pare chiaro che andando a scorrere i contenuti dei brani dell’album Canone Europeo di Ianva non si può non notare come sembri un album dove le canzoni sono delle fotografie, come delle Polaroid che devono andare a descrivere dei personaggi che rappresentano un pezzo di storia.
Alla ricerca dello spirito del tempo e del luogo che viene esplicitato grazie alla loro semplice esistenza, che funge da testimonianza. Come abbiamo detto, lo spirito è sempre cupo e decadente, ma si presta bene ad andare ad evocare questi passaggi di testimone che hanno deturpato forse per sempre lo spirito originale della cultura europea. Europa che forse si è estinta come lo spirito originale, la cultura e la tradizione dei suoi abitanti.
Nel pezzo “Rombo di giovane ala” si riporta alla luce quel volo su Vienna che venne effettuato dallo scrittore Gabriele d’Annunzio. Perché il popolo europeo non era fatto solo di sognatori, ma di uomini che erano in grado di mostrare un certo spirito indomito e di incarnarsi in vere e proprie imprese.
A tal proposito c’è un altro brano molto interessante, “Commander as Shaitan”.
Questo brano incarna perfettamente lo spirito battagliero del gruppo genovese, il quale decide di narrare le gesta etiopi del Comandante Diavolo, ovvero di Amedeo Guillet.
Era impossibile non fare un lungo excursus sui testi che, anche presi singolarmente, sono delle perle preziose che costituiscono una collana di prestigio. Questo non significa che a livello musicale i pezzi siano da meno anzi, rispetto ai lavori precedenti di Ianva c’è maggior unione di intenti.
La musica è decisamente più convincente, forse perché si è trovata una sorta di coesione interna e si è stati capaci di andare a pescare da sonorità di diverso tipo, industriale e new wave.
La fusione che ne risulta è decisamente eccellente, che fa da perfetto sfondo a testi impegnati e profondi, i quali non potevano essere che supportati da ritmi così suggestivi.
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