Il denaro è ancora oggi un mezzo utilizzato per controllare e sottomettere le donne: riconoscere la violenza economica ed uscirne è fondamentale.
In questo periodo storico di battaglie contro la violenza sulle donne, vengono analizzati tutti gli aspetti che rendono il genere femminile ancora soggetto a soprusi e vessazioni. La violenza, nell’essenza cruda del termine, è ricca di sfaccettature che vanno ben oltre al singolo atto fisico, ma riguardano diversi aspetti della psiche e la volontà di controllo verso un altro essere umano.
A tal proposito, la possessività nei confronti di una persona può interfacciarsi anche sul lato economico, fattore indispensabile per la sopravvivenza. Proprio grazie al denaro, milioni di uomini controllano ancora (inconsciamente o meno), la vita di diverse donne.
Nonostante ciò, questo tipo di violenza è riconosciuta solo come l’1% delle vessazioni verso il genere femminile, forse perché più subdola e difficile da riconoscere. A tal proposito, è importante sapere se si è vittima di tale sopruso e agire in modo da uscire da una condizione destabilizzante.
La tematica delle violenze a livello globale ha ritratto l’Italia divisa a metà, in percentuali di gravità. Quelle sessuali sembrano essere le più preoccupanti, con un 50%. I soprusi fisici hanno un indice di incidenza del 25%, quelle psicologiche del 9%, lo stalking del 3%, le violenze verbali del 2% e online dell’1%. Per quanto riguarda la violenza economica, ha anch’essa un solo 1% nel tasso di gravità.
Tuttavia, un altro dato importante, mostra che in Italia sono più del 31% le donne che dipendono economicamente dal partner. In milioni, in realtà, subiscono in silenzio questo tipo di sopruso, dove non viene concessa la gestione del denaro familiare, sia dai padri che dal partner stesso. Ad alcune viene affidata solo la direzione delle spese, fattore che le porta a giustificarsi nel caso acquistino qualcosa per loro. Ad ogni modo, ad incentivare questo fenomeno è la difficoltà delle donne ad entrare a far parte del mondo del lavoro.
Spesso ciò avviene per colpa della società, ma anche per mano di uomini che desiderano che la donna gestisca la casa e la famiglia. Una volta riconosciuto il problema, il primo passo è quello di rivolgersi a centri appositi. Come riportato da un’intervista a Money.it, secondo la dottoressa Vicenzi (psicologa, psicoterapeutica e sessuologa) per uscire da questa forma di dipendenza, vi sono varie strutture come il CIMP – Centro Italiano per la Promozione della Mediazione.
Tale luogo è in grado di offrire un percorso sia per la “vittima”, che per “l’abusante”, attraverso una psicoterapia che punta alla comprensione del disagio al fine di contrastarlo. Le varie sedute sono singole, per poi passare a quelle di coppia. Ovviamente, se l’altra parte non collabora, è necessario parlarne con il centro che fornirà tutela e massima riservatezza alla donna.
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