L’iniziativa da parte del ministro dell’Istruzione Valditara. Cosa vuole fare il Governo sulle scuole aperte in estate
Scuole aperte anche in estate? Perché no. Sarebbe questa l’idea che il Governo starebbe pensando di rendere concreta già a partire dal prossimo anno scolastico.
Una proposta che ha già scatenato diverse polemiche, ma che deve essere approfondita per via dell’intenzione di intercettare alcune reali necessità da parte di molti genitori. L’idea è dell’attuale Ministro dell’Istruzione, fedelissimo del Primo Ministro, Giorgia Meloni, che ha parlato della possibilità concreta di poter effettivamente vedere alcuni alunni tra i banchi già dalla prossima estate, ma solo in alcune condizioni strettamente legate alle necessità dei genitori.
Scuole aperte in estate “ma su base volontaria”
Quattordici settimane di chiusura estiva per gli studenti italiani iniziano ad essere troppe, almeno secondo il Ministro dell’Istruzione Valditara. La proposta nasce sull’esigenza manifesta di molti genitori in difficoltà durante i moltissimi giorni di vacanze durante l’estate. Non tutti, infatti, possono permettersi di pagare una babysitter o tanto meno uno centro estivo, e bisogna comunque lavorare. Ecco, quindi, l’idea dell’apertura della scuola anche in estate, ma solo su base volontaria e per quei nuclei familiari che ne fanno richiesta. Il ministro annuncia a La Stampa infatti che sono state stanziate risorse per aumentare il tempo scuola, con Agenda Sud e nuovi tutor.
Il governo ha infatti stanziato circa 100 milioni di euro in due anni per dare la possibilità di apertura in estate a circa 2.800 scuole italiane. Altri soldi saranno aggiunti grazie ai “fondi contro la dispersione scolastica”. Per il ministro l’impegno maggiore dovrà essere investito su scuole elementari e medie, perché sono gli studenti di quell’età ad avere una maggiore necessità di attenzione da parte delle famiglie, che può quindi aumentare durante l’estate. Sono circa il 54% le scuole del Sud Italia che svolgono attività durante il periodo estivo, mentre “solo” il 39% al Centro-Nord. Un dato che, insieme ad altri fattori socioeconomici, delinea una vera e propria mappa “delle necessità” da prendere in considerazione per il futuro.
Sono numerosi i progetti già attivi che vedono le istituzioni scolastiche già impegnate in attività intraprese durante il periodo estivo. Esistono infatti percorsi di potenziamento delle competenze, orientamento, corsi di lingue, sport, ecc. Insomma, una piattaforma che non risulta essere assolutamente ferma, ma che potrebbe riadattarsi alle esigenze di quei genitori e lavoratori che hanno maggiore bisogno durante il periodo estivo.
60 milioni per potenziare i centri estivi
Le risorse ci sono e il governo sembra voler continuare a mettere soldi. Con il decreto Lavoro di maggio, infatti, l’esecutivo ha stanziato un fondo di circa 60 milioni di euro per tutto il 2023 volto a finanziare le attività socioeducative per i minori promosse dai Comuni. Una mossa orientata ad incentivare la collaborazione tra enti pubblici e privati, con lo scopo di potenziare i centri estivi, ma anche i centri educativi e socioeducativi territoriali. Tuttavia, nonostante le numerose risorse investite da parte del governo, queste attività continuano ad essere retaggio per una minoranza di cittadini e famiglie in cui vi sono minori. Il contributo economico previsto dal Governo per i centri estivi è rivolto infatti solo ai figli di genitori dipendenti o ex dipendenti – pensionati – della pubblica amministrazione, e solo tra i 3 e i 14 anni.
Meglio poco che niente, dunque. Per il ministro Valditara, infatti, è molto importante proseguire su questa strada e potenziare le iniziative future. Il ministro dell’Istruzione, infatti, ha annunciato che nel 2024 verranno elargiti nuovi fondi, in sensibile aumento rispetto a quest’anno. Tra questi vi sono i fondi del Pon, ma anche agenda Sud, tutor, e lotta alla dispersione. Insomma, i soldi ci sono e l’intenzione del governo sembra essere quello di aumentare il tempo scuola, potenziando – o inserendo del tutto – le mense, anche in quegli istituti scolastici che non prevedono il tempo pieno. Un nuovo modo di pensare la scuola, “a misura dello studente”, il quale, sempre secondo il ministro, deve essere accompagnato da insegnanti, tutor e figure specifiche e altamente specializzate.
Non vanno lasciati indietro coloro che hanno delle fragilità e vanno stimolati tutti gli studenti sui loro punti di forza. Una scuola che, almeno fino ad oggi, ha quindi enormi margini di miglioramento e che, ci auguriamo, potrà presto beneficiare delle numerose risorse promesse dalla politica.