Tentato omicidio, oltre che precedenti inquietanti, non bastano: il giudice toglie 4 anni di reclusione al “femminicida seriale”.
Stefano Fattorelli è stato arrestato nel mese di maggio del 2022, in seguito alla violenta aggressione consumata ai danni dell’ex compagna Sandra Pegoraro. L’uomo aveva raggiunto la vittima nella sua abitazione, in modo da convincerla a rivedere la sua decisione circa la chiusura del rapporto sentimentale. Di fronte alla risolutezza della donna, Fattorelli ha perso la pazienza e l’ha colpita innumerevoli volte con un coltello. Non contento, ha poi trascinato il suo corpo in cucina, con l’obiettivo di rovesciarle addosso la candeggina.
Una volta compiuto il misfatto, l’uomo si è dato alla fuga. Sandra, in fin di vita, si è trascinata fuori dall’appartamento ed è riuscita miracolosamente a chiedere aiuto. Contro ogni pronostico, la donna è sopravvissuta all’aggressione. Stefano è stato arrestato dopo poco ed è stato condannato dal giudice a dodici anni di reclusione, una pena che sembra destinata ad alleggerirsi. La nuova sentenza rivede la posizione precedente, costringendo il “femminicida seriale” a otto anni di detenzione e cinque di libertà vigilata. Sandra non è la prima vittima di Fattorelli: l’uomo è responsabile di omicidio e stalking.
Sono diversi i precedenti che avrebbero spinto i giudici a definirlo “femminicida seriale”: prima di Sandra Pegoraro, furono due le donne finite nel mirino di Stefano Fattorelli. Il 19 novembre del 1999, Wilma Marchi – la cui colpa si riassume semplicemente nel vano tentativo di allontanarlo dalla sua vita – venne assassinata con 33 coltellate. Il killer venne quindi arrestato e condannato a 12 anni di reclusione, per poi essere rilasciato nel 2007. Il tribunale riconobbe un vizio parziale di mente.
Nel 2012 Fattorelli finì nuovamente dietro le sbarre, accusato di stalking ai danni della psicologa che si occupò di lui all’interno del carcere. Anche in questo caso, la pena – che in origine contemplava due anni di reclusione – venne ridotta ad un anno e quattro mesi. Dopodiché, una decina di anni dopo, il medesimo destino è toccato a Sandra Pegoraro. Il tribunale ha emesso la sentenza a dodici anni, per poi ridurre la pena pochi giorni fa. Non dovrebbe stupirci dunque l’indignazione espressa dalla vittima sui social.
“Vorrei formare un gruppo per dare aiuto alle persone che hanno subìto abusi come me” – scrive – “Io personalmente non ne ho ricevuto”. E mentre le autorità sensibilizzano le donne vittime di abusi alla denuncia immediata, i responsabili dei crimini superano il processo con una decina d’anni di reclusione. Una volta liberi, procedono con la vittima successiva. Prima Wilma, poi Sandra. Chi sarà la prossima?
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