Colta da un malore, sviene in spiaggia. I coetanei, invece di assisterla, decidono di diffondere il video sui social.
Una piaga che sembra aver coinvolto persino gli adolescenti, ancora minorenni, ancora bambini. Lo stupro di Palermo rappresenta solo uno degli innumerevoli esempi di molestia e stupro da parte di diciassettenni apparentemente ignari della gravità delle loro azioni. Lezioni apprese inconsapevolmente in età infantile oppure il tentativo di inserirsi in un gruppo di amici discutibile – ancora non sono chiare le ragioni per le quali un ragazzo così giovane arrivi a sfogare un tale livello di crudeltà sul genere femminile. Nella notte di ferragosto, sulla spiaggia di Latina, si è consumato l’ennesimo caso di abuso di gruppo. Vittima una giovane studentessa.
Di fronte ad un’evidente incapacità di intendere e di volere, non si corre più in soccorso. Si preferisce riprendere il disagio con il telefonino, approfittandosi di coloro che si trovano in stato di incoscienza e che hanno bisogno di aiuto. I social poi rappresentano la ciliegina sulla torta: un semplice video, se postato sulla piattaforma, ha le potenzialità di divenire in breve tempo virale. I genitori della ragazza hanno dunque presentato un esposto alla procura di Roma, chiedendo un intervento immediato delle forze dell’ordine.
Nella notte di ferragosto, in un locale di Latina, una studentessa minorenne ha perso i sensi. Complice l’alcol, ma anche le temperature particolarmente elevate. Si è quindi accasciata al suolo con il suo vestito. Purtroppo, in seguito all’impatto, la gonna si è sollevata, mostrando inevitabilmente l’intimo all’intera comitiva. I suoi amici – se così possiamo chiamarli – invece di coprirla ed assisterla, hanno pensato bene di filmare la scena, inquadrando ripetutamente – e volontariamente – ciò che la gonna nascondeva. Il video è stato postato su Instagram ed è stato condiviso da decine di persone. Dopodiché, forse colpiti da un attimo fugace di umanità, i responsabili hanno deciso di cancellare le riprese della ragazza dai social.
Il giorno seguente la diretta interessata ha appreso di quanto accaduto ed ha raccontato tutto ai suoi genitori, i quali hanno chiesto espressamente l’intervento della procura di Roma. Nonostante il video sia stato cancellato infatti, è stato comunque visualizzato da moltissimi utenti. Si tratta dunque di diffusione di materiale pedopornografico e pertanto i quattro colpevoli sono stati inseriti nel registro degli indagati.
“Non hanno la percezione di ciò che è lecito e non è lecito fare sul web” – spiega Monica Sansoni, garante dell’infanzia e adolescenza della Regione Lazio – “né il dolore che provocano con le condivisioni”. La magistratura ha quindi l’obiettivo di individuare il primo fautore del video, senza tuttavia escludere la collaborazione degli altri membri della comitiva.
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