Greta Olivo, affetta da una grave malattia, potrebbe perdere presto la vista: “So come ci si sente quando il buio si avvicina” – le sue parole.
Spilli, così si intitola l’opera redatta da Greta Olivo, giovane scrittrice che racconta la cecità, associata alla sensazione di inadeguatezza. Una trama che nasce dalla sua esperienza di vita, ma anche dagli aneddoti che vedono il nonno protagonista. Egli infatti, affetto da una forte miopia, non poté arruolarsi nell’esercito durante la Seconda Guerra Mondiale, ma venne comunque catturato e deportato dai nazisti in un capo di lavoro. Qui, perse un occhio a causa di un infortunio, dopodiché – in seguito ad un danneggiamento della retina – perse anche il secondo, divenendo completamente ceco.
Un uomo burbero e arrabbiato, che non nutriva particolare interesse nei confronti della nipote. Greta, da sempre affascinata dalla sua figura introversa e solitaria, si trovò poi a combattere contro la stessa patologia: la scrittrice è affetta da un grave forma di miopia che le impedisce di orientarsi in mancanza degli occhiali o più semplicemente delle lenti a contatto. “L’oculista tante volte mi ha proposto di fare l’operazione” – ha raccontato – “La mia paura più grande – è sempre stata quella di ripetere la sorte di mio nonno”. Ed è così che Greta Olivo ha scelto di trasformare le sue più profonde paure in arte.
Ci pensa ogni giorno
“Da piccola avevo un sentimento di vergogna molto forte” – ha ammesso Greta Olivo – “Sentivo che non sarei mai stata felice”. Spilli rappresenta così il perfetto connubio tra la personalità sofferente di Greta, la rabbia e il senso di inadeguatezza di suo nonno e lo studio approfondito delle conseguenze di una grave malattia degenerativa: la retinite pigmentosa. La protagonista del libro, Livia, apprende la tragicità del suo destino in seguito ad una visita oculistica.
Tra le pagine assistiamo così ad un’evoluzione sorprendente del personaggio, che perde gradualmente la sua spinta vitale. “Trattiamo le persone con disabilità come eterni bambini, eroi o esseri angelici, senza desiderio sessuale” – riflette – “Poi ad un certo punto magari lo diventi tu e lì hai il terrore che quel senso di pietà ricada su di te”. Proprio attraverso lo sviluppo della trama, Greta ha imparato a lasciare andare l’immagine distaccata ed incattivita del nonno, cogliendo l’umanità imperfetta che risiedeva nella sua essenza. Ha smesso di provare pietà per lui e per sé stessa.