Emessa finalmente la sentenza contro la diciassettenne che, nel mese di gennaio, aveva ucciso sua madre Teresa.
Teresa Spanò era una maestra elementare e lavorava presso un istituto scolastico a Casteldaccia, comune appartenente alla città metropolitana di Palermo. Una ventina di anni prima del suo assassinio, la 55enne ha concepito la sua primogenita, frutto di una relazione finita male con un uomo di origini polacche. Quest’ultimo non ha mai riconosciuto la piccola e, in seguito al parto, ha scelto di trasferirsi all’estero, perdendo ogni tipo di contatto con la madre della sua bambina.
“Viveva per questa figlia” – la testimonianza dei colleghi della vittima. Nella notte, la stessa bambina che ha avvolto tra le braccia per oltre diciassette anni, ha deciso di strapparle la vita. Tra il 1 e il 2 gennaio scorso, la giovane ha avvelenato la madre, per poi strozzarla mentre ancora incosciente. Non contenta, si è poi accanita sul corpo, accoltellandola alle braccia. E’ stata lei stessa a contattare le autorità il giorno seguente: “Venite subito, ho ammazzato mia madre”.
Un mix di Toradol (antidolorifico piuttosto forte) e Minias (medicinale sedativo) ha impedito a Teresa qualsiasi tipo di azione di difesa. La figlia, all’epoca ancora minorenne, le ha tolto la vita per delle ragioni che tutt’oggi sembrano paradossali. I vicini hanno confermato il rapporto conflittuale che intercorreva tra le due, caratterizzato da litigi frequenti e da continue prese di posizione da parte della giovane. Sembra che il movente risieda nell’eccessiva rigidità di Teresa, la quale ha tentato fino agli ultimi istanti di proteggere la figlia da possibili ripercussioni. Nel mese di novembre, la 55enne era stata ricoverata per una forte intossicazione, indotta proprio dalla 17enne. All’epoca Teresa non denunciò la figlia, accettando inconsciamente il suo tragico destino.
Dopo essere stata raggiunta dalla polizia, la giovane criminale ha cambiato la sua versione dei fatti, sostenendo un presunto suicidio da parte della madre. Solo grazie alla capacità di persuasione della Procuratrice Claudia Caramanna, la polizia ha ottenuto finalmente una confessione ufficiale ed in linea con quanto accaduto quella tragica notte: “Le ho stretto le mani intorno al collo, finché non ha smesso di respirare”. Il Gup (Giudice delle Udienze Preliminari) del Tribunale dei Minorenni di Palermo ha dunque previsto il massimo della pena: 30 anni di reclusione. La sentenza ha visto poi un’ulteriore riduzione, grazie al rito abbreviato. La figlia di Teresa Spanò, ora maggiorenne, è stata condannata a 20 anni di carcere.
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