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Padre condannato all’ergastolo. Il figlio “E’ giusto così”

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Gianluca Merla

Alessandro Maja è stato condannato all’ergastolo dopo aver ucciso sua moglie e sua figlia. Il figlio Nicolò. “Giusto così”

Alla fine è arrivata la condanna: ergastolo. È stata questa la sentenza emessa dalla Corte d’Assise di Busto Arsizio nei confronti di Alessandro Maja.

Padre Ergastolo
La sentenza di ergastolo per Alessandro Maja è stata giudicata da suo figlio come “Giusta” (Credits foto: Ansa) – L’intellettualedissidente.it

L’uomo, un designer di 57 anni, aveva ucciso nella notte tra il 3 e il 4 maggio 2022 sua moglie Stefania, di 56 anni, e sua figlia Giulia, di 16. L’unico sopravvissuto fu suo figlio Nicolò, riuscito a salvarsi quasi per miracolo dopo aver chiesto aiuto ai vicini. Ora non ha perdonato suo padre e commenta la decisione della Corte: “È giusto così“.

Il figlio di Maja: “Vorrei chiedere a mio padre perché ha distrutto la mia famiglia”

Una famiglia distrutta dalla follia di un uomo che ora dovrà fare i conti con il carcere a vita. La sentenza della Corte d’Assise ha infatti condannato all’ergastolo Alessandro Maja, oltre a 18 mesi di isolamento diurno. I giudici hanno inoltre deciso di non accogliere le richieste della difesa dell’uomo, che chiedeva il riconoscimento del vizio parziale di mente. In aula, ad ascoltare la sentenza, c’era anche Nicolò, 21enne figlio di Maja, che ha commentato la “giusta” sentenza.

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La pena inflitta dalla Corte d’Assise è di ergastolo e 18 mesi di isolamento diurno (Credits foto: Ansa) – L’intellettualedissidente.it

All’uscita dal tribunale, infatti, il ragazzo ha affermato di non aver perdonato suo padre e che non lo farà mai. Ma, continua Nicolò, vorrebbe incontrarlo almeno una volta. Un incontro faccia a faccia, solo una volta, per chiedergli finalmente il perché di tale gesto. Una follia che, nell’arco di pochi minuti, in quella notte tra il 3 e 4 maggio 2022, ha distrutto un’intera famiglia.  “È giusto così”: non fa sconti Nicolò e ribadisce che la sentenza emessa dalla Corte d’Appello è equa e corrisponde a ciò che merita davvero suo padre dopo il gesto che ha compiuto. Il 21enne ha infatti dichiarato che era questa la sentenza che si aspettava, dopo aver detto in passato che non attendeva altro che un giudizio equo e giusto.

La sentenza del giudice è stata accolta tra gli abbracci dei nonni, dei parenti e delle amiche della mamma di Nicolò. Un momento di grande commozione, ma anche di angoscia e dolore, che riporta alla mente del ragazzo quella terribile notte. Presente anche l’omicida che, mentre si dava lettura della sua condanna, ha guardato la maglia del ventunenne, con i volti della mamma e della sorellina, e gli ha mandato un bacio, come per esprimere pentimento.

La notte dell’omicidio e il calvario di Nicolò

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Il 21enne ha dichiarato di non voler perdonare suo padre, ma che li chiederebbe il perché del suo gesto (Credits foto: Ansa) – L’intellettualedissidente.it

Quella terribile notte, Alessandro Maja decise di uccidere a colpi di martello Stefania Pivetta e sua figlia minore, Giulia, per poi ferire gravemente Nicolo, il figlio maggiore. La moglie di Maja aveva parlato all’uomo, dicendogli che aveva intenzione di separarsi: una scelta che il 57enne aveva deciso di non accettare. Quella notte, dunque, colpì sua moglie mentre dormiva sul divano della loro casa di Samarete, a Varese.

Poi si è diretto nella camera di Giulia, ponendo fine anche alla sua vita. In quel momento però Nicolò si è svegliato e, capendo quello che stava succedendo, ha urlato chiedendo aiuto ai vicini. Nonostante tutto il padre, ormai scatenato dalla furia omicida, raggiunse comunque il 21enne colpendolo alla testa. La sua vita è stata appesa ad un filo per settimane, ma dopo il suo risveglio dal coma, la domanda di Nicolò è stata una ed una sola: “Perché?”. Una domanda che, forse, potrà trovare risposta solo dopo quel faccia a faccia che il 21enne vorrebbe avere con suo padre. Ma, probabilmente, adesso è troppo presto.

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