Continua l’allarme per coloro che abitano nei pressi dei Campi Flegrei. Ecco che cosa dobbiamo sapere sul rischio sismico
Non sono stati giorni tranquilli per gli abitanti di Napoli e molti della Campania. Sono state infatti decine le scosse che hanno interessato la città partenopea.
Alcuni di questi hanno interessato l’aerea dei Campi Flegrei, risvegliando negli abitanti un’antica paura che toglie il sonno. L‘ultima scossa è stata particolarmente forte: 4,2. Nella notte sono state migliaia le persone svegliate dal forte tremore. Del resto, era la scossa più forte mai registrata da 39 anni a questa parte. Ma che cosa può succedere adesso ai Campi Flegrei?
Quello a cui stiamo assistendo in questi anni non è altro che l’evoluzione di un fenomeno che ha avuto inizio nei primi anni Ottanta. In quel periodo, infatti, si verificò un importante aumento della sismicità correlato con l’attività di un vulcano sotterraneo situato ad alcuni chilometri di profondità. Una situazione monitorata costantemente dall’Ingv (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanolgia) le cui conseguenze, però, non possono essere ampiamente previste dagli attuali strumenti tecnologici in nostro possesso. Una situazione che, ad ogni modo, si avvicina ad una fase di crisi da non sottovalutare assolutamente.
Secondo Carlo Doglioni, presidente dell’Ingv, quella che si sta osservando nella zona dei Campi Flegrei è “un’evoluzione normale“, che si manifesta con una frequenza sempre maggiore di eventi sismici, con una crescita dell’intensità. Sotto la lente di ingrandimento dell’Istituto, inoltre, ci sono anche le possibili variazioni di gas e di sollevamento del bradisismo. “Non ci sono elementi che fanno pensare ad una imminente eruzione – continua Dogloni in un’intervista concessa a La Stampa – ma è statisticamente prevedibile un aumento della sismicità”. Dunque nessun allarme, per ora, ma non si escludono complicazioni anche a stretto giro.
Secondo gli scienziati, il recente aumento di sismicità nella zona, oltre al sollevamento del suolo, è dovuto in particolar modo alla risalita di gas e alla pressione delle acque in profondità, sempre più crescente. Nonostante ciò, in questo momento non si registra una risalita del magma e le probabilità di un’eruzione vulcanica – si legge sul sito dell’Ingv – “sono relativamente basse”.
Chi vive nella zona dei Campi Flegrei è perfettamente abituato ai “brontolii” della terra. Da migliaia di anni, infatti, quest’ampia zona è stata caratterizzata da numerosi periodi di sismicità. Quello che stiamo attraversando, infatti, è una delle tante finestre temporali in cui i sollevamenti del terreno e le scosse si manifestano con più frequenza. Tuttavia, quella dei Campi Flegrei è da molti considerata alla stregua di una vera e propria bomba ad orologeria.
Sebbene non si possano prevedere i terremoti, così come non vi è la possibilità di anticiparne gli eventuali danni al territorio, in molti credono che l’esplosione del supervulcano potrebbe avere effetti devastanti per tutta la zona e per gran parte della città di Napoli. Ecco perché il monitoraggio della sua attività è continuo e costante, supportato da esperti e dalle tecnologie più avanzate.
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