Rammarico, frustrazione e il desiderio di comprendere le cause della tragedia: le storie delle vittime dell’incidente di Mestre.
Hanno prodotto un certo sgomento le immagini relative all’incidente avvenuto a Mestre lo scorso 3 ottobre. Il video, divenuto virale in rete, mostra chiaramente il pullman attraversare il cavalcavia, per poi precipitare inesorabilmente al suolo. Appare quasi un modellino dalla leggerezza con la quale il mezzo si è scontrato contro il guardrail, si tratta invece di una cruda realtà alla quale i famigliari non riescono ancora a rassegnarsi. Ventuno vite spezzate da un terrificante scherzo del destino e quindici feriti in lotta tra la vita e la morte. Tredici di loro sono stati finalmente identificati, mentre le indagini proseguono su una cittadina ucraina ed un tedesco.
La Procura di Venezia ha aperto un fascicolo contro ignoti, con l’accusa di omicidio stradale plurimo. Non ci sono indagati al momento, in quanto le autorità devono ancora individuare le cause della tragedia. E’ possibile che l’autista sia stato colto da un malore, un colpo di sonno oppure che il veicolo abbia riscontrato dei guasti tecnici. E’ stata infatti confermata una fuoriuscita di gas, sulla quale gli inquirenti stanno eseguendo ulteriori accertamenti. Dubbi anche sull’effettiva resistenza del guardrail, dispositivo di sicurezza che avrebbe dovuto prevenire il peggio, ma che a posteriori si è rivelato fondamentalmente inutile.
Due bambini austriaci – di 3 e 13 anni – sono ricoverati in ospedale, inconsapevoli della perdita della madre e del compagno. Tra i feriti in condizione critica, una bambina di tre anni ha riportato delle gravi ustioni su tutto il corpo – non è migliorata dal giorno del ricovero. Interi nuclei famigliari sono stati decimati poiché in viaggio sul medesimo sfortunato mezzo di trasporto. E poi ci sono loro: Antonella Perkovic e Marco Bakovic, novelli sposi in viaggio di nozze, desiderosi di poter vedere con i loro occhi la città di Venezia.
Lei è morta sul colpo, mentre lui è ricoverato in terapia intensiva presso l’ospedale di Mirano. La coppia, di origine croata, era convolata a nozze una ventina di giorni prima. Erano dunque partiti alla volta dell’Italia, per poi salire sul pullman elettrico alle 19.30, in modo da raggiungere il camping Hu di Marghera. Antonella era incinta di sei mesi.
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