L’episodio ha coinvolto gli operatori del 118 di Bologna. Si sospetta un avvelenamento (indaga la Procura)
Sono sette le persone che prestano servizio nella centrale operativa del 118 Est ad aver accusato malori molto simili tra loro negli ultimi quattro mesi.
Episodi che si sono ripetuti nel tempo e che hanno gettato una certa inquietudine tra il personale. Solo pochi giorni fa un altro caso di avvelenamento che ha alimentato ancora la tensione. Ora la procura indaga ma il forte sospetto è che ci sia stato un avvelenamento.
La centrale operativa del 118 Emilia Est gestisce le chiamate e le operazioni di soccorso nelle province di Bologna, Modena e Ferrara. Si tratta di un centro operativo tra i più importanti nel Centro Italia ed ora si sospetta sia stato oggetto di avvelenamento. Svenimenti, forti giramenti di testa e dolori allo stomaco lancinanti. Sono questi i sintomi comuni dei 7 operatori del 118 di Bologna, tra cui anche un medico e due elicotteristi, che negli ultimi quattro mesi hanno fatto i conti con un possibile avvelenamento. Due degli operatori che si sono sentiti male sono stati trasportati al pronto soccorso dell’ospedale Maggiore di Bologna.
Episodi che hanno inquietato non solo gli operatori della centrale, ma anche l’azienda sanitaria. La direzione ha infatti deciso di effettuare un’indagine interna per poter individuare le cause dei continui malori che da quattro mesi stanno falcidiando gli operatori (l’ultimo solo alcuni giorni fa). È stato infatti presentato un esposto alla procura di Bologna, che presto darà inizio alle indagini per capire che cosa sta succedendo. Intanto, sono state già fatte alcune verifiche interne per capire quali potessero essere gli eventi scatenanti dei malori diffusi. Sia il controllo dell’acqua dei rubinetti, che della qualità dell’aria e dei prodotti presenti nelle macchinette hanno dato esito negativo: tutto nella norma.
Il dipartimento di sanità pubblica ha inoltre effettuato alcuni controlli e verifiche sugli ambienti di lavoro degli operatori, ma non è emerso nulla che possa allarmare, così come la diffusione di un’infezione. Tuttavia, a fornire alcuni indizi preziosi sono state le analisi del sangue effettuate sugli operatori interessati. I ricercatori hanno infatti evidenziato la presenza (in tutti i campioni) di clotiapina. Si tratta di una sostanza che viene utilizzato come psicofarmaco e somministrato a chi soffre di schizofrenia, deliri e stati confusionali. È in grado di ridurre il livello di attività psicofisica e può essere assunto in gocce, in compresse o tramite iniezioni. La procura dovrà quindi capire che cosa sia davvero successo e, se dovesse essere confermata l’ipotesi di avvelenamento, chi e perché abbia compiuto questo gesto.
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