La speleologa Ottavia Piana è intrappolata a 150 metri di profondità: i soccorritori stanno cercando di recuperarla, prima che sia troppo tardi.
Domenica 2 luglio, la speleologa Ottavia Piana si è calata, insieme ai suoi colleghi, all’interno di una cavità situata a Fonteno, in provincia di Bergamo. La giovane ricercatrice ha perso l’equilibrio in risalita, rompendosi conseguentemente una gamba a causa del forte impatto contro le mura rocciose della grotta. I compagni di viaggio hanno chiamato immediatamente i soccorsi, i quali hanno raggiunto repentinamente il luogo della spedizione. Gli Alpini, con la collaborazione di oltre sessanta speleologi nazionali, hanno tentato di studiare una strategia che permettesse ad Ottavia di risalire la cavità senza ulteriori infortuni.
Gli operatori sanitari hanno calato a Piana degli antidolorifici, in modo da alleviare la sofferenza causata dalla gamba rotta. Resosi conto dell’impossibilità di salvare Ottavia attraverso una barella rigida, i tecnici del Soccorso Alpino hanno cercato di individuare un percorso esterno alla grotta, ove estrarre il corpo della speleologa 31enne. La zona dell’esplorazione non aiuta sicuramente le azioni di salvataggio, proprio perché si tratta di un percorso labirintico e particolarmente scivoloso. La cavità inoltre rimane stretta e inaccessibile per un numero elevato di speleologi.
Le autorità locali confermano il successo dell’operazione di salvataggio di Ottavia Piana. La speleologa 31enne è tornata finalmente in superficie dopo 48 ore di agonia. La giovane è stata trasferita immediatamente in pronto soccorso, affidata prima agli operatori sanitari della eliambulanza e successivamente alle cure di medici ed infermieri. “Mi dispiace, sono molto felice di vedervi” – le prime parole pronunciate da Ottavia dopo il salvataggio. “Ho combinato un guaio” – afferma la giovane mortificata. La speleologa 31enne ha sempre mostrato una certa prudenza, nella consapevolezza dei rischi derivati dalla sua passione.
Oltre ad essere un’istruttrice di speleologia, Ottavia si stava occupando della mappatura del sistema carsico situato tra il lago d’Endine e la sponda bergamasca del Sebino. Per questo motivo si era addentrata nella grotta di Bueno Fonteno, in quanto abisso principale che collega le zone di studio. Per poterla estrarre dalle cavità rocciose, una squadra di tecnici ha costruito una vera e propria struttura con carrucole, funi e chiodi, in modo da poter superare le rientranze verticali apparentemente inaccessibili. Dopo oltre due giorni, Ottavia Piana può considerarsi sana e salva.
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