Ogni anno molte zone dell’Italia sono invase dalle fiamme, a causa degli incendi boschivi innescati da ignoti che non vengono mai condannati.
Gli incendi boschivi affliggono ogni anno tutto il mondo, bruciando ettari di boschi e tantissimi alberi fondamentali per gli animali e per la produzione di ossigeno. Secondo gli esperti, l’incendio boschivo più grande degli ultimi decenni è stato quello di Pedrogao Grande in Portogallo, avvenuto il 17 giugno 2017 nel Distretto di Leiria. Per poter spegnere questo vastissimo incendio, che ha causato 65 morti, sono stati impiegati addirittura 1700 Vigili del Fuoco e molti aerei antincendio giunti dalla Francia, dall’Italia, dal Marocco e dalla Spagna.
Tuttavia, dopo molti anni non è ancora stata confermata la responsabilità dell’incendio: alcuni puntano il dito contro i fulmini, il presidente dei Vigili del Fuoco invece è convinto che ci sia la mano dell’uomo.
I responsabili degli incendi dolosi italiani
Negli ultimi 15 anni gli incendi boschivi hanno bruciato circa 850.000 ettari di vegetazione in Italia. In altre parole, in più di un decennio è stata distrutta una terra grande quanto l’Umbria. Ciò che demoralizza maggiormente è il fatto che i responsabili non vengano mai condannati. Anzi, molto spesso non vengono neanche individuati, perciò rimangono nell’anonimato.
Quest’anno, ad esempio, c’è stato un vasto rogo il 23 agosto nei boschi di Cantalice, nel Lazio. Siccome la zona è già stata colpita dagli incendi in passato, i Carabinieri hanno cosparso l’area di foto-trappole, le quali scattano foto ogniqualvolta un individuo o un animale passa davanti alle fotocellule dell’apparecchio.
Infatti, prima che l’incendio del 23 agosto si espandesse, le foto-trappola hanno immortalato un uomo di 55 anni mentre si accingeva a innescare il rogo. Per la precisione, le immagini hanno evidenziato il 55enne chinarsi verso un marciapiede per bruciare delle foglie secche, attraverso un semplice accendino.
Successivamente, i Carabinieri sono riusciti a coglierlo in flagranza di reato e ad arrestarlo. Tuttavia, le forze dell’ordine, dopo i vari controlli sull’identità dell’individuo, si sono accorti che si trattava di una persona già denunciata in passato per il medesimo reato. Ciò significa che la precedente denuncia non ha spaventato l’uomo, perciò è ritornato a compiere il suo hobby preferito.
Purtroppo, questi episodi fanno capire che in Italia la lotta contro i doli non funziona: molti vengono denunciati o arrestati, ma dopo ritornano comunque a innescare roghi. Chiaramente, la maggior parte dei boschi italiani non ha le famose foto-trappola, quindi è difficile poter risalire al responsabile di un dolo. In più, molti dei condannati per reati ambientali vengono affidati ai servizi sociali, nonostante abbiano avuto pene di circa 4 anni di carcere. In conclusione, solo chi ha una condanna molto più severa va in carcere in Italia.