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In Italia esistono medici che guadagnano 1000 euro al giorno

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Gianluca Merla

Sono sempre di più e i guadagni sono astronomici. Ma è tutto legale e a permetterglielo sono gli ospedali

Medici precari, reparti senza personale, Pronto Soccorso scoperti e in costante difficoltà. Sono queste le storie che, purtroppo, spesso sentiamo nei telegiornali e in tv.

Medici che guadagnano 1000 euro al giorno
Il problema dei medici che guadagnano fino a 1000 euro al giorno (Credits foto: Ansa) – L’intellettualedissidente.it

Tuttavia, ci sono dei casi diametralmente opposti che raccontano l’altra parte della realtà. Nonostante la precarietà diffusa e il numero enorme di specializzandi che preferiscono andare all’estero, in Italia esistono medici che guadagnano anche 1000 euro al giorno. Una situazione attenzionata dalla Corte dei Conti e che sta prosciugando le casse pubbliche.

Medici che guadagnano 1000 euro al giorno grazie ai “gettoni”

Alcune settimane fa i Carabinieri del Nas avevano scoperto una radiologa dipendente dell’Asl di Castiglione del Lago, formalmente in malattia, ma che in realtà lavorava “a gettone” in alcuni ospedali veneti. La radiologa, infatti, riusciva ad ottenere collaborazioni anche continuative per conto di alcune cooperative, ormai determinanti per la ricerca di personale negli ospedali. Le continue assenze hanno però insospettito i Carabinieri e la dirigenza dell’ospedale, i quali hanno poi scoperto il “trucco”, denunciando poi la dottoressa per truffa. Un episodio che fa emergere in modo piuttosto lampante la questione del business dei medici a gettone.

Medici che guadagnano 1000 euro al giorno
Le cooperative rispondono alla mancanza di medici negli ospedali ma a peso d’oro (Credits foto: Ansa) – L’intellettualedissidente.it

Un fenomeno che ha preso piede soprattutto durante il periodo Covid, in cui il bisogno di medici nei reparti e Pronto Soccorso italiani era drammatico. Si tratta fondamentalmente di medici non assunti in pianta stabile e che lavorano a cottimo affidandosi alle cooperative, che li reclutano. Il loro lavoro durante un solo turno può arrivare fino a 1.000 euro. Una scelta che, però, vede benefici in una sola direzione: quella del medico. Molto spesso, infatti, si tratta di medici poco professionalizzati e di scarsa qualità, i quali hanno preferito affidarsi alle cooperative, guadagnando di più pur avendo meno stabilità.

Le strutture ospedaliere, infatti, non possono superare un tetto di spesa ben definito relativo all’assunzione dei medici, pur avendo le risorse sufficienti. Risorse che vengono “forzatamente” impiegate per assumere “in affitto” medici tramite le cooperative, facendo figurare i loro compensi nelle voci di spesa “beni e servizi”. Per queste categorie di spesa, infatti, non ci sono le stesse limitazioni relative alle assunzioni del personale, e dunque le cooperative sono riuscite a fiutarne l’opportunità. È stata la stessa Corte dei Conti, attraverso il suo report annuale, ad evidenziare questa anomalia, spiegando come i conti della sanità pubblica sia effettivamente fuori controllo. Le risorse che potrebbero essere impiegate per assumere stabilmente il personale viene infatti utilizzato per pagare medici a gettone.

L’arma a doppio taglio dei medici a gettone e l’intervento del Governo

Una situazione che si è venuta a creare soprattutto durante il periodo della Pandemia. Le aziende private e le cooperative si sono infatti occupate di reclutare il personale medico mancante e “smistarlo” quando serve negli ospedali. Un costo enorme per le spese pubbliche, ma non solo. Un ospedale carente di medici di reparto in pianta stabile offre un servizio pessimo ai pazienti, oltre che a spendere di più. Uno stesso paziente potrebbe essere costretto a valutare la sua situazione clinica con due medici differenti, i quali potrebbero decidere di procedere in maniera differente. Pensiamo, ad esempio, ad un medico che chiede al proprio paziente ulteriori esami strumentali rispetto al precedente collega. Una situazione che aumenterebbe non di poco le spese del paziente, costretto a dover effettuare nuovi esami a pagamento.

A metterci una pezza su questa drammatica situazione ci ha provato l’attuale Governo. Con il decreto bollette, infatti, l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha provato a limitare il fenomeno, riducendo le possibilità degli ospedali. I medici a gettone, infatti, potranno essere utilizzati solo in caso di “necessità e urgenza” e in una sola occasione, oltre a nessuna possibilità di proroga. Inoltre, è stato stabilito un tetto massimo alla loro retribuzione. Una misura che difficilmente cambierà davvero le cose – vista la continua necessità di medici, soprattutto nei Pronto Soccorso – ma che evidenzia quanto sia ormai palese la necessità di intervenire per poter chiudere i rubinetti di un ennesimo spreco di soldi pubblici.

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