Proseguono le indagini volte al ritrovamento della piccola Kata, le autorità non riescono a stabilire una pista di ricerca precisa.
Nessuna notizia di Kata, bambina peruviana di 5 anni, scomparsa il 10 giugno scorso nella periferia di Firenze. Nonostante le indagini, gli inquirenti non hanno ancora individuato una pista di ricerca precisa. In prima battuta le autorità hanno estratto un campione di DNA a tutti i residenti dell’Astor Hotel, struttura ove la piccola alloggiava insieme alla famiglia. Dopodiché la polizia ha allargato il campo d’azione verso i locali collocati in prossimità della zona, analizzando in particolare un’azienda di proprietà di due italiani – luogo dove il rapitore avrebbe potuto nasconde la bimba in attesa di fuggire.
La Procura mantiene il massimo riserbo sulle tracce individuate ed ha scelto scientemente di possedere un profilo genetico di chiunque abbia avuto un minimo o presunto contatto con Kata. In questo modo, laddove la polizia dovesse trovare degli indizi utili, potrà confrontare il DNA prelevato precedentemente. Ricordiamo infatti che la Scientifica ha accesso ad un campione della vittima, ottenuto tramite il suo spazzolino da denti. Nonostante questo, sembra che la possibilità di un ritrovamento imminente sia ancora da considerarsi lontana.
Firenze, nessuna pista e nessuna traccia genetica: Kata è sparita nel nulla
Uno dei punti ciechi, responsabili di aver sfavorito le azioni di ricerca, risiede nella mancanza di un chiaro movente. Persistono ancora troppe teorie riguardo le possibili ragioni che si nascondono dietro al rapimento, per cui diventa difficile stabilire un percorso netto e preciso. Al momento sembra che la Procura abbia escluso la possibilità di coinvolgimento di uno dei residenti dell’Astor Hotel, in quanto sembra inverosimile che le telecamere di sorveglianza non abbiano ripreso alcun movimento o atteggiamento sospetto. Rimane dunque il dubbio se si tratti di estorsione oppure di mera pedofilia.
L’ipotesi di estorsione avrebbe un valore di fondo, il quale risiede nel retroscena degli affitti abusivi legati alla struttura dell’albergo. Il rapitore potrebbe aver utilizzato Kata per arrivare ai suoi genitori, rientrando nel modus operandi di un vero e proprio racket. Si tratta tuttavia di una strategia criminale poco diffusa e assolutamente rara in tutto il territorio nazionale. In secondo luogo è possibile che il tentativo contempli una richiesta di riscatto – intenzione che per il momento non è stata esplicitata dal rapitore. Infine, laddove si tratti di pedofilia ed ossessione infantile, è possibile che il criminale abbia avvicinato Kata approfittando della sua ingenuità, per allontanarsi indisturbato.
Kata manca da casa da quasi un mese: l’appello dei genitori
Mentre le autorità proseguono con le ricerche, i genitori della piccola Kata chiedono ai cittadini la massima collaborazione. Nelle ultime settimane la comunità peruviana ha manifestato nel cuore di Firenze, nella speranza di sensibilizzare i cittadini residenti e di spingere il rapitore a tornare sui suoi passi. Una volta diffusa l’ipotesi relativa al racket, la coppia ha spiegato di non essere coinvolta in nessuna azione illegale. Miguel, il padre della piccola, ritiene che quanto accaduto sia da attribuire ad una vendetta personale, relativa al suo passato in carcere: “Non sono uno spacciatore, non sono un mafioso, non sono un assassino. Perché mi prendete la mia bambina?” – l’appello disperato.
“Devono capire che noi non centriamo nulla” – sottolinea invece la madre Katherine – “Altrimenti dobbiamo stare in questo momento in galera. Non sappiamo niente”. La famiglia sostiene l’ipotesi di rapimento, cercando di spingere i cittadini ad escludere un possibile coinvolgimento dei genitori in quanto è successo. La speranza che la bambina si trovi ancora nel capoluogo toscano persiste, tuttavia – almeno per il momento – non esistono prove che possano avallare tale ipotesi.