Il ragazzo aveva avuto problemi di tossicodipendenza. Ma una volta deciso di farla finita ha ucciso suo padre
Una storia dai risvolti tragici quella che ha lasciato senza parole la comunità di Cavernago, un comune di circa 2500 abitanti in provincia di Bergamo.
Federico Gaibotti, giovane ragazzo di 30 anni, si è ucciso mentre era in arresto in carcere a causa dell’omicidio di suo padre. I due, infatti, avevano litigato e, nella furia delle parole e forse di qualche gesto incompreso, il ragazzo ha perso la testa e ha colpito a morte Umberto, uomo di 64 anni. Ma dopo solo pochi giorni dal suo arresto, Federico ha deciso di togliersi la vita. Un gesto che racconta, almeno in parte le difficoltà del ragazzo e le sue fragilità mentali, che lo hanno portato a compiere uno dei reati più efferati, prima di decidere di farla finita per sempre.
Purtroppo il ragazzo era stato coinvolto in alcune problematiche legate alla tossicodipendenza e alla droga. Condizioni che lo avevano portato ad avere problemi anche con la sua famiglia da cui si era allontanato. Il trentenne era stato accolto all’interno di una comunità di recupero, dove aveva iniziato un percorso di disintossicazione in una località della provincia di Brescia. Non appena ha avuto la possibilità di uscire, Federico ha deciso di raggiungere la madre a Seriate, dove vive. A seguito dell’incontro, il ragazzo si è poi recato a casa del padre, prima che succedesse la tragedia.
Sarebbe stato lo stesso giovane, una volta arrestato dalle Forze dell’Ordine, ha raccontare di aver dovuto rubare un iPad all’interno della casa del padre. Il furto sarebbe avvenuto con l’intento di ripagare un debito che il ragazzo aveva con una donna per questioni di droga. Dopo qualche ora il ragazzo, che secondo una prima ricostruzione era in stato di ebrezza, ha deciso di togliersi la vita utilizzando un coltello. Una volta arrivato in casa, però, avrebbe trovato il padre Umberto.
Uno scambio di parole dettato da alcune incomprensioni: qualcosa deve aver scatenato il litigio che poi è finito in tragedia. Il ragazzo, armato di quel coltello che stava per utilizzare per togliersi la vita, ha perso la testa e ha inferto alcuni colpi a suo padre, uccidendolo. L’uomo sarebbe comunque riuscito a chiedere aiuto, attirando l’attenzione dei vicini che hanno allertato i Carabinieri. Giunti sul posto, i militari hanno trovato il ragazzo all’interno di un’auto in evidente stato confusionale e macchiato di sangue. Durante l’interrogatorio il trent’enne ha subito confessato. Dopo essere stato trasportato in carcere, Federico ha deciso poi di togliersi la vita.
A parlare di Federico Gaibotti è stata la madre, Maria Cristina Ravanelli che, alcuni giorni dopo l’omicidio del suo ex marito – e del suicidio di suo figlio – ha raccontato alcuni problemi con cui aveva a che fare suo figlio, che era dotato comunque di enormi potenzialità. La Ravanelli racconta che gli ultimi anni erano diventati particolarmente difficili, nonostante suo figlio aveva dimostrato di essere molto intelligente, ma anche un gran lavoratore e dotato di educazione e carattere.
Federico aveva aperto un negozio di tatuaggi, facendo tutto da solo – racconta la madre – ma qualcosa deve essere andato storto. Il ragazzo era caduto nel tunnel della droga, che lo ha cambiato profondamente. La donna infatti racconta di essersi allontanata da casa sua proprio per paura di suo figlio e dei suoi comportamenti sempre più violenti. Il ragazzo aveva bisogno di denaro per acquistare la droga e ormai era fuori controllo. Una situazione che è degenerata prima con l’omicidio di suo padre, e poi con il suicidio in carcere.
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