Torna il colera in Italia dopo il caso scoperto in Sardegna. Era dal 1973 che non si verificava un contagio
Era da ben cinquant’anni che in Italia non si registrava un caso di colera. Una malattia diventata ormai retaggio del passato e conosciuta – e spesso nominata – solo da chi ha vissuto, anche indirettamente, la grande epidemia nel Sud Italia del 1973.
Ma ora, nel 2023, si torna nuovamente a parlare di colera e di contagi. Torna la paura e il timore per qualcosa che si era preferito dimenticare, ma che è piombato tra le cronache nazionali come un fulmine a ciel sereno. A riaccendere la tensione, infatti, è stata la notizia di un contagio di colera in Sardegna, una delle destinazioni preferite da italiani e non durante le vacanze estive Ad essere stato colpito dal batterio è stato un uomo anziano di Arbus, ricoverato nel reparto di malattie infettive dell’ospedale Santissima Trinità, a Cagliari.
L’uomo è stato posto sotto osservazione dagli operatori sanitari dell’ospedale e le sue condizioni risultano essere in miglioramento. A preoccupare sono soprattutto le patologie cardiache di cui soffre l’anziano, ma il suo ricovero, giunto ormai al suo sesto giorno, sembra procedere in maniera positiva. Ad oggi le autorità sanitarie non sono ancora riuscite a ricostruire la catena del contagio e, dunque, non è stato ancora stabilito – né ipotizzato – dove sia avvenuta l’infezione e, soprattutto, quale sia stato il veicolo del batterio. L’uomo non avrebbe infatti compiuto viaggi all’estero nelle scorse settimane e, dunque, una prima – anche se cauta – ipotesi da parte degli esperti è quella di un’infezione avvenuta a seguito del consumo di frutti di mare.
In questo momento le autorità sanitarie sono in costante lavoro per provare a ricostruire gli spostamenti e i possibili episodi di contagio da parte dell’uomo. I protocolli nazionali di malattie infettive sono stati già applicati. Sia i familiari che gli amici più stretti dell’uomo – ora in isolamento – sono stati contattati per effettuare l’attività di tracciamento prevista dalle linee guida. Secondo Marcello Tidore, manager dell’Asl di Cagliari, la situazione al momento è sotto controllo e non ci sono motivi di preoccupazione. Tuttavia, è importante fare maggiore attenzione alla potabilità dell’acqua e, in questo momento, preferire il consumo di cibi cotti, mentre per il crudo è importante che il prodotto sia stato abbattuto o stabulato.
Per Matteo Bassetti, direttore del reparto di Malattie Infettive del Policlinico San Martino di Genova, tra le ipotesi più probabili vie è l’infezione da frutti di mare. L’esperto ha infatti ribadito l’importanza di non mangiare i frutti di mare crudi, spesso veicolo di infezioni intestinali.
Pur non essendoci i presupposti epidemiologici per dichiarare l’inizio di una vera epidemia, non si registrava un episodio di diffusione di colera in Italia dal 1973. In quegli anni, infatti, ci fu la famosa epidemia che colpì soprattutto la città di Napoli. In soli due mesi, furono 15 i decessi ufficiali mentre 120 le persone infettate. Il tasso di letalità di quell’epidemia, nella sola città Campana, fu del 12,56%. Un numero impressionante se pensiamo che il Covid ha una letalità di circa il 2%.
Il colera è una malattia che provoca un’infezione diarroica acuta, provocata dal batterio Vibrio cholerae. La trasmissione del patogeno avviene principalmente per via orale, mediante il consumo di alimenti e attraverso le feci. Tra i sintomi più diffusi vi sono vomito e diarrea, i quali potrebbero causare la morte del soggetto infetto per grave disidratazione. Il batterio è capace di diffondersi nell’acqua e, quindi, di infettare gli organismi presenti nel liquido, come appunto pesci e molluschi.
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