L’incubo della desertificazione si sta trasformando in allucinante realtà, tra anticiclone Nerone e crisi ambientale
Il sole che San Francesco esaltava perché bellu et radiante cum grande splendore suscita di questi tempi ben altro che entusiasmo. Angoscia semmai, paura, come un nemico. L’anticiclone Nerone, proveniente dal Sahara, ha assalito l’Italia il 10 agosto e invece di andarsene il 20, come il meteo inizialmente prevedeva, è rimasto qualche giorno in più a imperversare soprattutto sul Centro Nord. Ed è bollino rosso a Milano, Roma e altre 14 città.
Le temperature massime superano i 40 gradi a Napoli e ai 40 si avvicinano in pianura, in contesti che rendono l’afa ancora più soffocante e il clima pericoloso per la salute. Nei territori attraversati dal Po, nel sud della Lombardia in particolare, sia il mare che la montagna sono troppo lontani per esercitare un effetto. La mancanza di vento nella Lombardia del Sud è proverbiale.
Sole africano in Pianura Padana, si suda di notte
La transizione ecologica, chiesta e invocata variamente da cittadini e associazioni sin dagli anni Settanta, è rimasta solo sulla carta. L’Italia sta condividendo il clima del Marocco, in compagnia di Spagna e Francia. Anzi, Milano il 23 agosto segna 37 gradi, una decina più di Casablanca. L’anticiclone Nerone, inoltre, ha fatto salire le temperature medie di 10-12 gradi all’altezza di 1.500 metri sul livello del mare. Non si sfugge al caldo nemmeno in montagna, dove il termometro arriva a 25 gradi a 2mila metri. Lo zero termico risulta sopra i 5mila metri. Non succedeva dall’agosto 2015. Il ghiacciaio della Marmolada si scioglie come un ghiacciolo.
Le notti sono già tropicali, in pianura. Le minime sono più alte che nella prima metà dell’agosto 2003, quando una spaventosa onda anomala di calore causò indirettamente, peggiorando malattie e fragilità, 38mila persone in Europa, di cui 15mila soltanto in Francia, dove si toccarono i 44,1 gradi. Un record secolare. Allora, la minima notturna, in Italia, nei territori vicini al Po, arrivava a 24 gradi. In questi giorni si toccano 30 gradi di notte nella pianura padana. Il sole scende sull’orizzonte, da un mese le giornate si accorciano. Eppure fa più caldo che nei giorni del solstizio d’estate.
Nerone si è ambientato in Lombardia
Gli abitanti non escono di casa, se non è necessario. Difficile la vita nell’ampia area di pianura delle province di Milano, Brescia e Bergamo meridionali, Cremona, Lodi e Mantova, circa 70-80 metri sul livello del mare, oltre che nelle province padane emiliane. Il disagio da calore, con i dati dell’ozono alti, rendono pericoloso esporsi al sole nel primo pomeriggio. L’anticiclone africano, qui, si è stabilizzato, trovandosi a proprio agio. E non se ne vuole andare. Lo stato dell’ambiente non aiuta a sopportare l’evidente cambiamento climatico.
La zona del Po è storicamente un’immensa industria agroalimentare, che brillava per l’efficienza e la qualità della produzione di mais, latte e derivati, soprattutto formaggi. L’agricoltura era ritenuta una forma di valorizzazione dell’ambiente. Molte cose sono cambiate. Gli agricoltori sono considerati dalla legge “imprenditori agricoli”. Significa che sono indotti a produrre energia con piccole centrali.
Gli agricoltori coltivano energia elettrica
Nella stessa area si sono diffusi, infatti, gli impianti a biogas che si evolvono in biometano, circa 140 nella sola provincia di Cremona. Impianti che finalmente smaltiscono il letame dei numerosi allevamenti intensivi bovini, mentre riversano in atmosfera i gas che creano l’effetto serra. L’uso di rilevanti quantità di ammonio nei campi peggiora di molto la qualità dell’aria, come segnala Arpa Lombardia da decenni.
Il numero dei veicoli a motore immatricolati aumenta ogni anno, con una presenza di veicoli classificati sotto la categoria euro 3 ancora significativa. Circa 15 % nella città di Cremona, omogenea alle altre città della zona pianeggiante. Sono veicoli vecchi, molto inquinanti, di fatto sono d’epoca, difficili però da sostituire a causa dei costi. Le auto elettriche sono poche, il gasolio contende il primato alla benzina.
Non auto elettriche, ma vecchi motori a gasolio
Fra ozono d’estate e polveri in autunno e inverno, la qualità dell’aria è spesso cattiva. Ha funzionato la sostituzione delle caldaie, dai combustibili fossili al metano. Aumentano gli impianti fotovoltaici, ma non in modo sistematico. Le rinnovabili, che in tanti casi sono tali solo nel nome, crescono a forza di incentivi pubblici pagati dagli abitanti nelle bollette elettriche. Le centrali a biomasse legnose, in particolare, vengono autorizzate anch’esse dalle amministrazioni provinciali. E dire che nel Mantovano anni fa ci fu un problema serio per la salute degli abitanti, registrato dall’Asl.
Come se non bastasse, in Lombardia, nelle province di Milano, Lodi e Cremona sono stati autorizzati dagli anni 90 in poi cinque stoccaggi di metano, con perdite di gas sul milione di metri cubi all’anno. Lo sfruttamento del territorio continua inarrestabile. Il consumo di suolo, cioè la costruzione di nuovi edifici su prato verde, procede velocemente anche se la popolazione aumenta lentamente.
Il trionfo bollente dell’effetto serra
I Comuni incassano gli oneri di urbanizzazione, indispensabili a far quadrare il bilancio. Lo prevede la legge, secondo un modello che risale al dopoguerra. Allora, l’edilizia era il motore dell’economia e dell’industria. E lo è ancora. Che si facciano investimenti avventati, lo segnalano i dati delle case invendute e non affittate, come anche i capannoni dismessi. Gli immobili all’asta, infatti, sono aumentati negli ultimi anni. E fra strade provinciali e autostrade, inoltre, l’asfalto guadagna continuamente terreno.
Uno stato di crisi ambientale che vede crescere i disagi e le difficoltà, per una popolazione la cui età media sale continuamente. Le lotte di associazioni e cittadini per un’ambiente più sano non hanno invertito la tendenza. Il termometro parla il linguaggio della desertificazione. Le associazioni professionali agricole ogni anno sono in allerta, perché l’acqua non basta alle irrigazioni. Incredibile a dirsi, in Lombardia l’acqua è poca. Ed è contesa tra bacini alpini idroelettrici e consorzi d’irrigazione agricola.