Dodici ragazzi, figli di politici e diplomatici, distruggono un’abitazione privata: il danno corrisponde a centinaia di migliaia di euro.
I fatti risalgono alla stagione invernale a cavallo tra il 2020 e il 2021, periodo nel quale i cittadini italiani tentavano di rispettare le rigide norme di sicurezza volte a fronteggiare il diffondersi della pandemia. E così, mentre i comuni mortali accettavano con rassegnazione le regole – vincolandosi per mesi all’interno delle mura domestiche – un gruppo di ragazzini si concedeva una bravata dopo l’altra, sotto effetto di alcol e stupefacenti. Figli di politici locali, ricchi imprenditori e stimati dipendenti pubblici – troppo cool per poter accettare di rimanere imprigionati nelle proprie abitazioni multimilionarie.
Oltre a rifiutare con fierezza le limitazioni, i dodici diciassettenni hanno percorso la strada per il Bosco, dirigendosi verso Pordoi. Qui hanno fatto irruzione in una villa, apparentemente abbandonata, ed hanno travolto la struttura con furia adolescenziale. Elettrodomestici quali frigorifero, affettatrice e televisore sono stati gettati in giardino. Piatti, stoviglie e bicchieri distrutti contro il muro e il pavimento. Per non parlare poi della violenza con la quale finestre, cassetti e lampadari sono stati ridotti in frantumi. Non poteva mancare poi la firma d’artista: urina e vomito hanno contaminato materassi, divani e poltrone. Il danno strutturale corrisponde a 130mila euro.
Ragazzi della “Canazei bene” distruggono una villa, per poi vantarsene sui social
Troppo cool per rispettare le regole, ma poco furbi per uscirne indenni. Le autorità locali hanno individuato immediatamente i responsabili, grazie ad un selfie postato e condiviso ripetutamente sui social. La coppia, vittima dei ragazzi della “Canazei bene”, ha denunciato il misfatto una volta rincasata e secondo le testimonianze dei concittadini, sembra che bravate di questo tipo si siano ripetute tra gennaio e aprile 2021. La Procura dei Minori di Trento si sta occupando del caso: cinque dei ragazzi avrebbero giustificato la propria estraneità ai fatti, esplicando un alibi apparentemente veritiero; per i restanti il tribunale ha richiesto il rinvio a giudizio.
Le famiglie ancora coinvolte nel percorso giudiziale hanno scelto di procedere tramite un risarcimento delle vittime. Il valore verrà quindi diviso tra i responsabili, in modo da evitare la reclusione ai diciassettenni coinvolti ed ottenere in tal modo l’estinzione dei reati. I legali si sono appellati al perdono giudiziale, previsto per i criminali ancora minorenni. Nonostante molti di loro abbiano compiuto ormai 18 anni, il giudice deve tener conto dell’età anagrafica corrispondente al momento del misfatto.