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Campi Flegrei, cosa fare se accade il disastro

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Il piano di evacuazione dei Campi Flegrei esiste, ma in pochi lo conoscono. Ecco che cosa prevede il piano e cosa fare se accade il disastro

La terra continua a tremare e in questi giorni non si parla d’altro che delle possibili eruzioni nei Campi Flegrei e di quelle che potrebbero essere le conseguenze. Le ultime scosse hanno fatto davvero paura.

Che cosa fare in caso di disastro nella zona dei Campi Flegrei (Credits foto: Ansa) – L’intellettualedissidente

Lo sanno bene i cittadini che vivono nei pressi del supervulcano sotterraneo e che in questi giorni vengono risvegliati dalle scosse di terremoto, a volte anche molto forti. Da giorni si continua a parlare di una possibile evacuazione della zona, in caso di un peggioramento della situazione, ma che cosa fare se dovesse accadere il disastro? Ecco il piano della Regione.

Cosa fare se accade il disastro nei Campi Flegrei

Prima di parlare di quello che prevede il piano della Regione nella zona dei Campi Flegrei è bene ricordare che gli esperti hanno escluso, almeno per ora, un’attività vulcanica tale da far pensare ad una imminente eruzione. In questo momento non ci sono indizi che possano far pensare ad un disastro da qui a pochi giorni ma, ovviamente, agire di prevenzione è la chiave per gestire al meglio i momenti di crisi. Esiste infatti un piano di evacuazione messo a punto da anni che stabilisce cosa fare in caso di allarme.

Ecco che cosa prevede il piano di evacuazione messo a punto dalla Regione Campania e dal Dipartimento di Protezione Civile (Credits foto: Ansa) – L’intellettualedissidente

Nel piano realizzato dl Protezione Civile, la zona dei Campi flegrei viene divisa in due zone. Nella zona gialla – dove attualmente vivono circa 800mila persone – sono inclusi 24 quartieri di Napoli e altri comuni limitrofi, come Villaricca, Melito, Casavatore e Calvizzano. Nella zona rossa, quella più vicina ai Campi e considerata più a rischio, ci vivono circa 500mila persone. Questa è la zona che potrebbe essere interessata dalle colate piroclastiche e dalla caduta di cenere.

Il Dipartimento della Protezione Civile ha poi disposto quatto livelli, in modo da rendere graduale una possibile evacuazione. I livelli sono verde (nessun rischio),  giallo (“attenzione”), arancione (“pre-allarme) e rosso (“allarme”). Questi livelli di allerta cambiano in relazione alle informazioni fornite dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), e indicano qual è la situazione di gravità in tempo reale. Attualmente, il livello di allerta è giallo e questo, pur essendo un livello di “attenzione”, non prevede alcuna evacuazione. Una situazione che può verificarsi solo in caso di livello rosso, ovvero “allarme”.

Cosa succede in caso di evacuazione

Come abbiamo detto, sarà il Dipartimento della Protezione Civile ad indicare quando ci saranno le condizioni per una evacuazione, innalzando il livello di allerta a “rosso”. In quel caso, sarà la zona rossa ad essere interessata per prima dalle procedure di evacuazione. Il piano prevede la possibilità di affidarsi ad un trasporto coordinato con la Protezione civile per il trasferimento nelle aree di incontro. Successivamente, ci sarà il trasporto verso Regioni e Province Autonome gemellate. Chi, invece, si sposta con i mezzi propri, dovrà seguire la segnaletica prevista dal piano di allontanamento.

Secondo le stime della Protezione Civile, serviranno circa 72 ore per attuare le operazioni di evacuazione. Durante le prime 12 ore i cittadini avranno la possibilità di lasciare l’area interessate, mentre le autorità regoleranno il traffico. Nei due giorni successivi, verrà completata la partenza della popolazione dai tutti i Comuni inclusi nella zona rossa, mentre le 12 ore restanti sono incluse nel margine di sicurezza. In questa finestra temporale sarà possibile gestire eventuali criticità e permettere anche agli operatori di allontanarsi dalla zona.

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