Possibile svolta nelle indagini di ricerca di Kata, la bimba sparita a Firenze il 10 giugno: “Tre persone sanno tutto”
C’è chi aveva perso ogni speranza e chi, come la madre e il padre della piccola Kata, continuano ancora a lottare per cercare la verità sulla loro figlia.
La bimba di origini peruviane è scomparsa a Firenze il 10 giugno, più di un mese fa, e da allora nessuno ha saputo più dove fosse. Ma a rendere ancora più inquietante la drammatica storia della piccola Kata è il fatto che, per settimane, gli inquirenti non hanno potuto seguire un indizio concreto che potesse dare una vera svolta alle indagini. Tuttavia, un vero punto di partenza potrebbe essere stato delineato in queste ore.
Nessuna richiesta di riscatto, o telefonata o minaccia. Dopo la scomparsa della piccola Kata non c’è stata alcuna richiesta fatta dai presunti rapitori, visto che di rapimento si parla ed è l’unico punto chiaro di questa vicenda. La piccola Kata sembra essere sparita nel nulla, così come le tracce lasciate dalla bambina negli attimi antecedenti al suo rapimento. Nessuno ha visto niente, nessuno ha sentito la piccola chiedere aiuto, nessuno sa nulla. Tuttavia, ci sarebbero invece tre persone che sanno tutto sulla scomparsa dalla piccola e che potrebbero dare quell’insperata svolta a delle indagini che sembrano essersi arenate.
Ad affermarlo sono gli avvocati della famiglia di Kata, Filippo Zanasi e Sharon Matteoni. Secondo i legali, infatti, 3 persone “sanno bene che cosa è successo“. Ad oggi gli inquirenti non sono ancora riusciti a delineare una pista chiara sulla scomparsa di Kata e la svolta potrebbe arrivare dagli avvocati dei genitori di Mia Kataleya Chiclio Alvarez. L’avvocato Zanesi parla apertamente di un “Rapimento organizzato”, le cui dinamiche però non sono affatto chiare. Ma l’ipotesi è quella di una reazione(forse vendicativa) all’interno di attività illecite di di dimensioni molto rilevanti che avvenivano dentro l’ex hotel Astor.
Secondo l’avvocato potrebbero esserci persone che sanno tutto ciò che è successo quel giorno. Sarebbero almeno in tre i testimoni tirati in ballo dal legale della famiglia Alvarez: “Una donna romena, un uomo peruviano e un suo aiutante“, dice l’avvocato intervistato da La Nazione. Probabilmente le tre persone non vogliono o non possono parlare, ma Zanasi insiste: sapevano tutto e l’ex hotel Astor era gestito da loro. Ogni cosa che avveniva lì dentro, dunque, non sfuggiva ai loro occhi. E forse anche il rapimento di Kata è un episodio che saprebbero descrivere nei minimi particolari.
Gli inquirenti hanno interrogato gli occupanti dell’hotel, ma non è emerso nulla di determinante. Uno dei testimoni, che poco sa su ciò che è davvero successo, ha però rivelato un particolare importante: quel sabato 10 giugno, prima della sparizione di Kata, tre persone arrivarono nell’hotel in cerca di suo zio. Secondo le parole del testimone, non sembra che avessero buone intenzioni.
Un elemento importante che alimenta le ipotesi della vendetta, ma non è ancora chiaro da parte di chi e in reazione a quale episodio. Zanasi parla di un possibile coinvolgimento indiretto della famiglia di Kata, magari in quanto persone vicine a qualcuno da punire. Ad ogni modo, i legali della famiglia chiedono un passo in più da parte degli inquirenti. Ci sono persone che forse sanno tutto e che continuano ad essere i primi sospettati di questa vicenda. Tuttavia il tempo scorre, e ogni giorno che passa potrebbe essere un giorno utile in meno per ritrovare la piccola bambina dagli occhi dolci che sua madre vorrebbe tanto riabbracciare.
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