Le autorità proseguono le perquisizioni con le relative indagini: persiste la speranza di ritrovare la piccola Kata, scomparsa a Firenze.
Sono passate tre settimane dal 10 giugno scorso, giorno in cui la piccola Kata è stata strappata dalle braccia della sua mamma. La bambina, di origini peruviane, alloggiava all’Astor Hotel insieme alla sua famiglia e spesso si allontanava dai genitori per poter giocare con gli altri bambini residenti. Le ultime immagini la ritraggono nel giardino della struttura, dopodiché della piccola non si è più saputo niente.
La madre si è resa conto della scomparsa di Kata dopo diverse ore: ha contattato gli operatori del 112 intorno alle 18.40 del pomeriggio, per poi ufficializzare la denuncia dopo le 20.00. Il rapitore dunque ha avuto tutto il tempo di nascondere la vittima, per poi fuggire senza lasciare traccia. Al momento non si conosce ancora il movente. Inizialmente le autorità locali hanno ipotizzato in un rapimento dovuto alla lotta per la paternità, hanno dunque prelevato un campione di DNA dallo spazzolino della piccola, per poi confrontarlo con quello dei genitori. I test hanno confermato la famigliarità, consentendo alla polizia di escludere una delle tante ipotesi.
Racket, pedofilia, ritorsione o vendetta – queste sono i principali moventi associati al rapimento di Kata. Persistono quindi troppi dubbi e altrettante incertezze. Le autorità locali proseguono con le indagini, nella speranza di individuare delle tracce che consentano loro di stabilire una pista ben precisa. Nel frattempo la polizia ha provveduto a perquisire i locali collocati in prossimità dell’Astor Hotel.
Perquisizioni a tappeto in prossimità dell’Astor Hotel: persiste la speranza di ritrovare la piccola Kata
La polizia sta allargando progressivamente le indagini, inglobando anche i locali collocati in prossimità dell’Astor Hotel. Una prima fase ha incluso l’estrazione di un campione di DNA in tutti i 150 residenti della struttura, i quali non hanno opposto resistenza alla richiesta delle autorità. Il mistero sulla scomparsa di Kata si infittisce, ma al contempo si concretizza progressivamente l’ipotesi di rapimento premeditato. Considerando le dinamiche dei fatti, il rapitore deve aver analizzato perfettamente il luogo del crimine: nessuna telecamera ha ripreso dei movimenti sospetti, si ipotizza quindi che il tutto si sia consumato in Via Claudio Monteverdi, punto cieco della videosorveglianza. Chiunque abbia rapito Kata conosceva perfettamente le vie di fuga ed ha studiato una strategia precisa per poter scappare indisturbato.
Proprio considerando tale ipotesi, gli inquirenti hanno concentrato la propria attenzione presso una ditta adiacente all’albergo – di proprietà di due italiani – luogo dove il rapitore avrebbe potuto nascondere tranquillamente la vittima, senza che nessuno si accorgesse di nulla. Il procuratore aggiunto Luca Tescaroli ha raggiunto il locale insieme alla pm Christine Von Borries. Con la collaborazione dei carabinieri della Scientifica, sono stati prelevati dei campioni presso una cabina dell’Enel e all’interno dei box. Nel frattempo i genitori di Kata sono tornati a parlare di quanto accaduto in occasione della messa in onda di Chi l’ha visto?, con l’obiettivo attirare l’attenzione di chiunque sia disposto ad aiutarli.
“Vorrei chiedere a tutti i fiorentini, a tutte le mamme, di venire a manifestare con noi” – sono state le parole del padre Miguel Angel Alvarez Chiclio Romero – “[…] Non ci giudicate, lasciate stare la questione del racket. L’importante è trovare Kata, al resto ci penserà la polizia”. Così i genitori della piccola hanno espresso l’ennesimo appello, diffondendo al contempo le foto della bimba anche oltreconfine.