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Controcultura

Il caso della baronessa Rothschild, scomparsa in una tormenta di neve

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Una brillante ragazza inglese sposa un nobile, divorzia ma resta nell’alta società. Finché accade, nel 1980, una misteriosa tragedia

La scomparsa della baronessa Jeanette de Rothschild in una bufera di neve sui monti Sibillini, in provincia di Macerata, fu un trauma, per le cronache italiane e internazionali di fine 1980. Donna stupenda, dal sorriso dolcissimo, di soli 40 anni, affascinava il bel mondo. Ricca, invidiata, invitata in tutti i salotti che contano.

Una delle rare immagini disponibili della baronessa Rothschild – lintellettualedissidente.it

Una stella dell’alta società, che anche dopo il divorzio da Evelyn de Rothschild, nel ’71, cui deve il blasone aristocratico, continuava a frequentare il bel mondo, le aste di Cristhie’s, collezionare oggetti d’arte e viaggiare. Si era poi sposata in seconde nozze con l’imprenditore Stephen May nel ’77. La si pensava felice, lei che era nata Jeanette Bishop da famiglia borghese, in Inghilterra a Minster.

Alta società, aste di Christie’s, gioielli e oggetti d’arte

Sua madre faceva la parrucchiera. La brillante ragazza si mette in luce come ballerina, finché ottiene la conduzione di un programma televisivo. E’ affascinante e intelligente. E da quanto sembra, grazie alle sue amicizie e ai suoi interessi, viene a conoscenza di alcune verità che, si ipotizza, potrebbero esserle costata la vita, a lei e alla sua segretaria.

Jeanette Bishop in May, al secolo baronessa Rothschild – lintellettualedissidente.it

Il 29 novembre 1980 dunque sparisce assieme alla sua amica e fidata segretaria Gabriella Guerin, che la stava accompagnando  nelle Marche, a Sarnano, nella frazione di Schito, dove il signor May e la baronessa hanno deciso di comprare un casolare e ristrutturarlo. Le due donne alloggiano in un albergo di Sarnano, «Ai tre pini», mentre nel casolare continuano i lavori.

Una bufera di neve, poi l’orribile scoperta

Alle 17 salgono su una Peugeot 104, malgrado l’intensa nevicata, e si dirigono a Sassotetto, per fare una passeggiata in montagna. Vengono viste per l’ultima volta appunta nella piazza del paese. Scompaiono. I carabinieri, con unità cinofile ed elicotteri, le cercano senza successo. In Inghilterra si parla ormai di giallo, mentre il marito Stephen May è infuriato perché la sua adorata moglie sembra svanita nel nulla.

Il nuovo choc è del 27 gennaio 1982, quando vengono trovati i resti delle due donne. La scoperta viene fatta da due cacciatori di cinghiali, Domenico Panunti e Corrado Erminia, che in un bosco, tra il lago di Fiastra e l’eremo di San Liberato, vedono borse e scheletri. L’esame legale confermerà che si tratta di Jeannette e Gabriella, morte sul posto. Le loro ossa non sono tutte presenti negli scheletri, mangiate dai cinghiali.

Incominciano a intrecciarsi i misteri

L’orologio della baronessa si è fermato il 12 dicembre 1980. Che cosa sia avvenuto dal 29 novembre al 12 dicembre è ancora un enigma. Nessuno crede alla morte per assideramento. Nemmeno però fu compiuto un sequestro: non arrivarono richieste di riscatto. La magistratura apre l’inchiesta per omicidio ma non ottiene risultati soddisfacenti.

Il sit-in in piazza San Pietro per il quarantennale del rapimento di Emanuela Orlandi – lintellettualedissidente.it Ansafoto

Il 27 marzo 2013, quando il fotografo Marco Fassoni Accetti si autoaccusa dei sequestri simulati di Mirella Gregori e Emanuela Orlandi, rispettivamente il 7 maggio e il 22 giugno 1983, spunta il nome della baronessa. Fassoni Accetti riferisce della lotta fra due gruppi all’interno del Vaticano, entrambi formati da laici e religiosi.

Chiusa l’inchiesta per omicidio si fanno nuove ipotesi

Uno dei gruppi combatte duramente l’Unione sovietica e i Paesi del Patto di Varsavia, guidato da papa Wojtyla, che invia denaro a Solidarnosc tramite Marcinkus. L’altro propone una linea ben diversa, proponendo il dialogo con i sovietici e i Paesi dell’Est europeo. Le dichiarazioni del fotografo sono state messe a verbale davanti al procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo. Si agiva collocando microspie nell’auto di alcuni monsignori e captando informazioni riservate, provenienti dal Consiglio per gli affari pubblici della Chiesa, afferma Fassoni Accetti. Pur di mettere in difficoltà monsignor Marcinkus, il gruppo rivale progettava di sostenere una denuncia per molestie da parte di una signora disponibile a esporsi. E quella signora poteva essere la baronessa.

Spunta l’ombra di Marcinkus, ma senza prove

Alcune delle affermazioni di Fassoni Accetti trovano riscontro anni più tardi, altre no. Sull’ipotesi di un contatto fra la baronessa e il monsignore non si sono trovate prove. E’ però vero che la sola ipotesi di un ricatto sessuale ai danni del presidente dello Ior avrebbe potuto far sorgere l’esigenza di tacitare completamente la baronessa.

L’arcivescovo Paul Casimir Marcinkus presidente dello Ior – lintellettualedissidente.it Ansafoto

Un’altra pista tiene conto dei messaggi anonimi trovati fra le righe dei telegrammi appartenenti alla baronessa. Le tracce portano a un appartamento di via Tito Livio, a Roma, dove viene convocato un parente di un industriale la cui salma viene poi ripescata nel Tevere. Spunta inoltre un telegramma pervenuto alla sede di Christie’s, che indica che il bottino si può recuperare allo stesso indirizzo, dove per un periodo ha vissuto Pippo Calò, il cassiere della mafia siciliana.

Messaggi inquietanti nei telegrammi della baronessa

La baronessa e la sua segretaria Gabriella sono state testimoni di qualcosa che nessuno avrebbe dovuto sapere? Altra pista ancora è quella del grande colpo da cinque miliardi compiuto il giorno prima della scomparsa delle due donne. Era stato derubato Christie’s, a Roma in piazza Navona. C’è anche un possibile collegamento con la morte di Roberto Calvi, che ha ricevuto un pegno di 16 miliardi in gioielli.

Affiora ancora un altro intreccio, quello con la morte dell’antiquario Sergio Vaccari, che è stato assassinato a Londra nello stesso periodo in cui viene ucciso il banchiere Roberto Calvi. Nella casa di Vaccari viene scoperta la foto di un orologio del ‘700 rubato da Christie’s a Roma. Visto il gran numero di coincidenze, sui monti Sibillini arrivano gli investigatori di Scotland Yard. E nulla trovano nemmeno loro. Il tragico caso della baronessa rimane insoluto, eppure sembra riaprirsi varie volte.

L’ultimo intreccio vede la famiglia di Emanuela Orlandi farsi assistere da Gennaro Egidio, lo stesso avvocato che ha seguito Jeannette. La costosa parcella viene pagata dai servizi segreti; questo interessante particolare poi però viene smentito davanti agli inquirenti.

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