Un dossier degli analisti dell’Onu fa il punto e chiarisce i motivi degli errori tattici e strategici, peggiorati dalla propaganda
Dal giorno dell’invasione in poi, per non dire da molto prima, sono stati commessi notevoli errori nella conduzione della guerra. Mancano pochi giorni al 22 agosto, quando scoccheranno i 18 mesi dall’inizio del conflitto. Un dato temporale già molto amaro per le ambizioni dell’Ucraina, che intendeva riprendersi tutto il territorio perduto sul campo di battaglia. E in più la Crimea, tornando così ai confini del ’91.
Emergono tutti i guai che derivano, per cominciare, dalla pretesa occidentale di ricondurre il conflitto nei termini dei manuali della Nato. Ed è assurdo, perché la Russia segue altre regole, tipiche di una guerra in stile sovietico. Gli analisti dell’Onu hanno messo in luce, nei dettagli, la gravità dello sbaglio. Sarà corretto per tempo? Bisogna affrettarsi, perché Joe Biden vuole ricandidarsi, presentando già a febbraio un piano per la pace sul quale giocare la propria credibilità.
In particolare, sul fronte di Kherson i manuali prevedono l’intervento di piccoli gruppi dotati di equipaggiamento sofisticato, in grado di sfondare in punti precisi. Tattica che funziona in un ambito circoscritto, ma la Russia combatte ampliando il teatro di guerra previsto dalla Nato. Occorrerebbe, tra uomini e armi, una forza soverchiante che non è disponibile.
Impossibile, poi, credere di vincere la guerra con gli F-16. Sono aerei multiruolo con un solo motore, dotati di un cannone M61 e di 11 posizioni per il montaggio di armi e varie attrezzature. Richiedono un addestramento specifico che sarà completato solo nel giugno 2024 per il primo gruppo di sei piloti ucraini. Infatti l’F-16 utilizza missili aria-terra, aria-aria ed è in grado di attaccare le navi e di colpire con missili nucleari.
L’insieme è preoccupante per l’evidente sconnessione, in Ucraina e in Occidente, tra politica, i vertici militari e l’opinione pubblica, esposta a una propaganda priva di riscontri nella realtà. Lo segnala Francesco Semprini in un articolo in cui, con l’aiuto del dossier dell’Onu, corregge un’informazione che il suo stesso giornale, La Stampa di Torino, ha dato l’anno scorso. Il dato di fatto è che a Ferragosto inizia l’evacuazione di 37 località della regione di Kharkiv, nel distretto di Kupyansk. Erano state riconquistate nella controffensiva d’autunno.
Il motivo dell’evacuazione è la mancanza di sicurezza della zona, sottoposta ai continui bombardamenti russi. L’Ucraina aveva conquistato quel settore, senza però aver la possibilità di controllarlo. L’esatto opposto di quanto aveva pubblicato il quotidiano piemontese, per le informazioni che aveva ricevuto. E dire che i capi delle forze ucraine sapevano e hanno fatto sapere che non era possibile raggiungere gli obiettivi che il presidente Zelenskyj definiva come alla loro portata.
La prima controffensiva è fallita, come sta succedendo alla seconda. Considerando il quadro d’insieme, nel maggio di quest’anno le forze di Putin risultavano più numerose di quelle ucraine. Nei territori occupati dai russi, Mosca poteva contare su 400mila soldati, di cui 200mila per il controllo del territorio e altrettanti per il combattimento. Per condurre la controffensiva, Kiev avrebbe avuto bisogno di molti più uomini. Le 13 brigate aggiunte quest’anno, cioè fra i 70mila e i 90mila soldati, erano troppo poche, rispetto ai 400mila russi.
E’ uno schieramento insufficiente, perché chi attacca subisce mediamente perdite triple rispetto a chi difende. Kiev ha dovuto attendere il termine del periodo di addestramento, pur avendo già ricevuto dall’estero i rifornimenti militari richiesti. L’esercito è stato sottovalutato, e gli analisti dell’Onu hanno segnalato che l’errore dipende in parte dalla campagna motivazionale ucraina, con la cooperazione negativa degli States.
Le reclute ucraine, dunque, si sono ritrovate in una situazione diversa dalle loro aspettative. E i russi hanno potuto utilizzare, per reggere la controffensiva di primavera, le quattro linee fortificate di difesa costruite per tempo. Il piano del Cremlino era insediarsi nelle difese e finire la guerra così. Dimostrando di poter controllare il territorio occupato.
Gli errori non sono finiti, sono molti. Gli occidentali hanno creduto che i russi avessero esaurito i missili. Al contrario, la produzione russa è raddoppiata, aggirando facilmente le sanzioni grazie alle forniture ricevute da molti Paesi. Compresi gli Stati Uniti.
I russi hanno chiesto e ottenuto forniture che venivano classificate come civili, non secondo la dicitura vietata “dual use”, civile e militare. Erano armi, e non c’è stata truffa. Precisamente, si trattava di componentistica hi-tech da inserire sui sistemi missilistici. Ordinata separatamente e consegnata dai colossi americani. Proprio come sarebbe potuto avvenire su qualunque mercato. In più, va aggiunto l’aiuto dato, come intermediari, dalla Cina e di altri Paesi non allineati con la Casa Bianca.
Ancora, per gli Stati Uniti i costi della guerra, condotta in questo modo, sono già allarmanti. Joe Biden ha chiesto al Congresso altri 24 miliardi, quando dall’inizio delle ostilità ne sono già stati stanziati 113. L’isolamento politico della Russia mediante le sanzioni è fallito. Al contrario, è Mosca che fermando le forniture di grano sta strozzando l’economia ucraina. E i disordini in Africa e nel Medio Oriente stanno complicando ulteriormente la politica americana, ormai a dura prova.
Quale meraviglia, dunque, se gli Stati Uniti stanno decidendo di rivalutare la strategia nella guerra d’Ucraina? Nello stesso tempo, a Kiev si respira aria di frustrazione. Infatti i vertici militari ucraini erano consapevoli dei limiti dell’esercito, eppure sono stati costretti ad accettare decisioni improprie. Mentre la Russia bombarda Kherson, l’Ucraina invia disperatamente droni su Mosca e sul Mar Nero, senza risultati.
Zelenskjy intanto ha deciso di licenziare i funzionari addetti alla campagna di reclutamento, accusandoli di corruzione. I coscritti infatti sono riusciti a evitare di indossare la divisa. E’ l’ennesima dimostrazione che un esercito efficiente non si può improvvisare, se si vuole compiere una controffensiva e tenere il controllo del territorio. Se l’Ucraina non è in grado di garantire sicurezza alla popolazione, la guerra è drammaticamente perduta.
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