La Russia dà una prova di forza e di crudeltà, superando con un missile i sistemi di difesa. Così la popolazione di un paese è stata dimezzata
Non era un sito militare. Nessun pericolo per la Russia poteva venire da quel luogo, per un ampio raggio. Era solo una veglia funebre per un soldato morto in guerra. La differenza tra gli esseri umani e gli animali sta proprio nella sepoltura dei morti. A Groza, un piccolo paese nella zona di Kupyansk, l’umanità è diventata il nemico e porta i colori giallo e blu di una bandiera ucraina piantata in un cimitero improvvisato, fatto di povere cose, in mezzo ai campi.
Un missile Iskander, in volo a una velocità ipersonica, 5 o 6mila chilometri all’ora, dopo pochi secondi di volo ha centrato la veglia funebre come fosse una fortezza e ha ucciso 52 persone, mai così tante quest’anno e tutte in un villaggio di un centinaio di abitanti o poco più. In ogni famiglia ora c’è un lutto. Per i sistemi antimissili è difficile rilevare un razzo ipersonico. E gli abitanti, in Ucraina, sono stanchi di scappare come topi nei rifugi quando suona l’allarme. Sperano che i sistemi di difesa colpiscano i missili mentre sono ancora in volo.
In Ucraina una veglia si può prolungare con pranzo e cena, è un evento cui partecipano tutte le famiglie di un centro abitato di campagna. Nel mondo, nessuno aveva mai sentito parlare di Groza e dei suoi abitanti, come di altri paesi ucraini resi famosi dalle bombe. Hroza però sono quattro case. Che guerra si può fare contro Hroza? Sono contadini, che hanno casa in un luogo che non è mai stato considerato strategico. Eppure Hroza è stata conquistata dai russi durante la prima ondata dell’invasione, per esser poi ripresa dagli ucraini in settembre. Ma i russi non lasciano la possibilità di consolidare le posizioni e colpiscono ogni giorno, impedendo alla prima linea ucraina di farsi coprire le spalle.
E’ possibile, sia chiaro, che qualcuno abbia dato ai russi le coordinate geografiche esatte dell’unico emporio del paese, come a Kramatorsk, dove il missile è stato puntato contro un bar per uccidere 13 persone. Oppure come a Pokrovsk, dove le vittime sono state nove. Che cos’è ormai un villaggio ucraino? Nemmeno più un luogo fisico. E’ solo un codice inserito su un display, il bersaglio coniugato a un mirino, dove i residenti sono numeri senza volto. La guerra si fa con le informazioni, anche senza combattere personalmente.
Dove c’è una riunione di civili arriva un missile, per far capire che in Ucraina non si può più vivere. Tra le vittime c’è una bambina di sei anni. Sei donne sono rimaste in vita, ferite ma salve, solo perché si trovavano a 50 metri dall’emporio trasformatosi in una tomba in un attimo. Senza battersi, senza neanche vedere il nemico. Il tempo di un sorso di caffé e poi non resta che cenere, mura straziate, corpi bruciati.
Le foto raccontano la povertà del luogo, con quelle salme accostate l’una vicino all’altra nei loro sacchi bianchi. I soccorritori le hanno sepolte pietosamente come hanno potuto. I russi approfittano della mancanza di soldi e di uomini dell’Ucraina e attaccano, attratti dalla debolezza del nemico. L’Occidente non aiuta più Kiev come in passato. La guerra potrebbe quindi finire con una schiacciante vittoria di Mosca.
E ora la Russia ha ripreso a usare bombe al fosforo. Sono armi chimiche il cui uso viene disciplinato da convenzioni internazionali. Provocano incendi, con grande pericolosità e all’uomo causano ustioni e danni all’apparato respiratorio. Dalla prima guerra mondiale in poi sono state usate in molte guerre, dal Vietnam alla Siria e all’Afghanistan. I russi sono tornati a ricorrere al fosforo, come ha segnalato il dell’amministrazione militare di Donetsk, e hanno sparato contro il centro abitato di Novoukrainka.
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