Perché russi e americani riuscissero a collaborare c’è voluta una missione spaziale, peraltro di notevole importanza e di particolare durata
E’ stato il deserto del Kazakistan, con le sue sabbie rosse, ad accogliere Frank Rubio, l’astronauta statunitense nella Nasa che a causa di un incidente è stato intrappolato in orbita per 371 giorni, il doppio del previsto, sulla Stazione spaziale internazionale. Dall’inizio alla fine, con lui c’erano due astronauti russi di Roscosmos, Dimitri Petelin e Sergei Prokopyev.
Le cronache celebrano Rubio per un dato statistico: ha battuto il record statunitense di permanenza dello spazio. Come fosse un’impresa sportiva. Il record mondiale è del russo Valeriy Polyakov, 438 giorni, ovvero 14 mesi tra il 1994 e il 1995. Secondo è un altro russo, Sergei Avdeyev. Rubio, al suo primo volo, ora è terzo.
La collaborazione tra Nasa e Roscosmos è stata una rara occasione di collaborazione fra Russia e Stati Uniti durante la guerra d’Ucraina. Quasi un miracolo, reso possibile dalla Stazione spaziale internazionale, dove il clima di collaborazione scientifica supera le differenze di nazionalità, come risulta dalle foto.
I tre sono decollati il 21 settembre 2022 a bordo della navicella Soyuz MS22 (Expedition 68), per tornare il 27 settembre scorso sulla Soyuz MS23. La loro missione doveva concludersi dopo sei mesi, nella primavera di quest’anno. Il 15 dicembre 2022 è successo l’incidente: l’impatto con un micrometeorite ha reso troppo pericoloso il ritorno sul Soyuz MS22, perché è stato danneggiato il sistema di raffreddamento.
C’era il rischio che la navicella si surriscaldasse, quindi il centro di controllo ha inviato una navicella vuota, la Soyuz M23, chiedendo però di proseguire la missione per altri sei mesi. Usare una navicella per un solo mese sarebbe stato troppo dispendioso. E così i tre astronauti hanno accettato l’eccezionale carico di lavoro straordinario, lodati per lo spirito di sacrificio, la determinazione e la capacità di autocontrollo.
Rubio ha comunque dichiarato che, se l’avesse saputo prima, non avrebbe accettato. Nell’avvicendarsi delle missioni spaziali sulla Stazione internazionale, Rubio ha incontrato ben 21 astronauti di tutto il mondo, compresa l’italiana Samantha Cristoforetti. Sette erano i componenti permanenti della Expedition 68, la più importante degli ultimi anni, e 11 gli astronauti che si sono avvicendati in missioni di durata minore.
Gli obiettivi scientifici erano di grande interesse. Tra le indagini compiute dal gruppo di astronauti, le principali sono state tre. Lo studio delle strutture cristalline delle proteine in condizioni di microgravità, la generazione di acqua potabile nelle missioni spaziali a partire dalle urine e il seguito del progetto Habitat Plan, che consiste nella coltivazione di piante nello spazio. Frank Rubio era il responsabile di questa speciale forma di agricoltura, il cui successo è decisivo per poter compiere spedizioni ancora più durature, in orbite sempre più lontane.
Anche l’incidente è diventato oggetto di studio. Il micrometeorite non è altro che un granello di polvere di dimensioni talmente ridotte da essere invisibile. Da 50 milionesimi di metro a 2 millimetri di diametro. Sono pezzi di roccia, detriti metallici dell’età del Sistema solare, in viaggio nello spazio alla velocità di alcuni chilometri al secondo attorno alla Terra. Quando cadono sulla Terra, nel ghiaccio polare, li si vede al microscopio. Considerati tutti insieme, sono la maggior parte del materiale extraterrestre che cade sul nostro pianeta. In orbita attorno alla Terra sono molto numerosi.
E per un astronauta rappresentano forse il pericolo principale, che i progettisti cercano in ogni modo di prevenire. Il Soyuz, infatti, dopo il contatto, ha accusato un calo di pressione del sistema di raffreddamento. In un circuito esterno è stato rilevato un foro di 0,8 millimetri. Troppo, a quelle velocità. Rubio, Petelin e Prokopyev hanno dunque constatato il pericolo di un surriscaldamento eccessivo.
E’ stata subito inviata dalla Terra in emergenza, per loro, una navicella vuota ed è stato chiesto ai tre astronauti di completare la missione con altri sei mesi in orbita. Orbite veloci, per la verità: 15,5 in un giorno di 24 ore. La vita quotidiana, in condizioni di microgravità, è difficile e insidiosa per la salute. Le ossa in particolare possono risentirne. Dopo l’atterraggio, il 27 settembre, tutti e tre comunque torneranno a volare, certo dopo un congruo periodo di riposo. Per Frank Rubio questo significa tornare finalmente accanto alla moglie e ai loro quattro figli.
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