La donna era una tossicodipendente condannata a morte per possesso di droga. È la prima esecuzione dopo 20 anni
Venerdì 28 luglio una donna di 48 anni è stata impiccata a Singapore dopo essere stata condannata a morte. Una sentenza del genere non veniva eseguita da venti anni.
La donna, Saridewi Djamani, aveva problemi di droga ed era stata arrestata dopo che le autorità locali avevano trovato in casa sua circa 30 grammi di eroina. La morte della donna è avvenuta, secondo quanto stabilito dalla legge vigente a Singapore, tramite impiccagione ed è stata eseguita nel carcere di Changi. Singapore possiede una delle leggi più dure al mondo per quanto riguarda la droga e non è l’unica sentenza di morte emessa per questo reato.
Impiccata per possesso di droga
Djamani aveva già precedenti per spaccio di sostanze stupefacenti e le autorità sapevano della sua dipendenza dall’eroina. Nel 2017 venne arrestata dopo che la polizia effettuò una perquisizione all’interno del suo appartamento: a seguito dell’indagine vennero trovate alcune quantità di droga. La donna aveva quindi ammesso di essere in possesso di piccole quantità di sostanza stupefacente, ma solo per superare l’astinenza dovuta al mese di Ramadan. In questo periodo, infatti, i fedeli di origine musulmana rinunciano a vizi e digiunano durante il giorno.
Il 24 luglio il tribunale di Singapore ha emesso la sentenza definitiva: impiccagione. Il 28 luglio, 4 giorni dopo, la sentenza è stata eseguita. Si tratta della prima impiccagione di una donna dopo 20 anni – l’ultima avvenne nel 2004 – e il caso di Djamani ha attirato le attenzioni di tutto il mondo. Sono state molte le organizzazioni per i diritti umani a spiegare al mondo la situazione della donna, chiedendo al governo i Singapore di non eseguire la sentenza. Anche Richard Branson, imprenditore e fondatore di Virgin Group, è intervenuto spendendosi in prima persona e chiedendo che la donna fosse graziata, senza però ottenere ciò che sperava.
Quindicesima esecuzione in un anno
Quella di Saridewi Djamani è stata la quindicesima condanna a morte eseguita in un solo anno a Singapore. Pur essendo un numero esiguo – se di numeri si può parlare, dato che si tratta di quindici persone – in realtà il dato è piuttosto preoccupante. Singapore è una “città-Stato” relativamente piccola e, dunque, 15 condanne a morte su 5milione e 400.000 abitanti sono da considerare un numero parecchio elevato. Soprattutto se pensiamo che a breve questo numero è destinato ad aumentare. Sono infatti previste altre due impiccagioni, entrambe per i primi giorni di agosto e relative a reati di droga.
A causa del Covid, infatti, a Singapore si era registrata uno stop alle esecuzioni, che sono tuttavia riprese e addirittura accelerate. La quindicesima esecuzione capitale in un anno, ancora una volta per droga, rende l’idea di quanto le leggi a Singapore in materia di spaccio e uso di sostanze stupefacenti siano dure. Come riporta l’ambasciata italiana a Singapore, infatti, vi è una considerazione piuttosto “elastica” del reato di traffico di droga. Per cui è molto importante sapere che anche con piccole quantità di sostanze stupefacenti addosso è possibile essere accusati di traffico di droga.