Ancora morti nella foresta di Shakaola, in Kenya, dove stanno accadendo cose terribili per via della setta del digiuno
La chiamano la “setta del digiuno” e in Kenya sta provocando centinaia di morti. Non è affatto un numero esagerato questo, perché ad oggi le vittime ufficiali sono ben 403. Nella giornata di lunedì 17 luglio sono state trovate nella foresta di Shakaloa altri 12 corpi senza vita.
Un fenomeno in crescita dovuto ad un gruppo organizzato che ha deciso di seguire il suo leader, Paul Mackenzie, in questa incredibile marcia suicida che assume tratti sempre più macabri e drammatici. Nelle scorse ore le forze di polizia kenyote hanno trovato ancora dei corpi senza vita appartenenti alla setta, aggravando ulteriormente un bilancio sanguinoso e difficile da accettare.
Più di 400 morti, apparentemente suicidi. È questo il numero drammatico che viene associato da numerosi giorni alla cosiddetta “setta del digiuno”, che sta facendo parlare di sé ormai da mesi. Il leader della setta, il cinquantenne Paul Mackenzie, è il “pastore” della Good News International Church, una comunità religiosa fondata sulle radici cristiano-evangeliche. L’uomo è originario del Kenya ed è nato a Mombasa. Nei primi anni duemila Mackenzie fonda la propria chiesa insieme a Ruth Kahindi e raggiunge subito una grande popolarità grazie alla copertura che otteneva su internet, dove pubblicava le sue prediche.
Secondo diverse persone che lo hanno frequentato, come ad esempio Naomi Kahindi, la figlia della co-fondatrice della chiesa, inizialmente le prediche non entravano in contrasto con quelle della chiesa canonica, ma poi qualcosa è cambiato. Prima la lotta alla medicina e alla scuola, poi i falsi poteri divini, fino alle prediche estreme. Secondo Mackenzie era ora di avvicinarsi all’incontro con Gesù e per questo ha predicato l’inizio del digiuno, soprattutto a partire dai bambini, per poi proseguire con le donne e gli uomini. I racconti sono macabri e parlano di bambini chiusi nelle capanne per cinque giorni senza acqua o cibo, poi seppelliti sottoterra con coperte.
Digiuno che però Mackenzie non seguiva, in quanto affermava che avrebbe dovuto aiutare tutti gli altri “ad incontrare Gesù”. Il predicatore aveva infatti promesso di iniziare il proprio digiuno una volta concluso il suo compito. Dopo le prime decine di morti sono arrivate le denunce da parte di chi stava osservando quell’inutile stillicidio, fino all’arresto dell’uomo da parte delle autorità. Lo scorso aprile, infatti, Mackenzie e altre 36 persone sono stati arrestati con l’accusa di istigazione al suicidio. Ma le morti sono andate avanti.
Il comandante della polizia kenyota, Rhoda Onyancha, ha comunicato che nei pressi della foresta di Shakaola, nell’entroterra del Kenya, sono state ritrovate 95 persone ancora vive tra coloro che erano i seguaci del predicatore Paul Mackenzie. Dal momento dell’arresto del predicatore, infatti, i suicidi di massa non si sono fermati, fino a raggiungere e superare quota 400. Tuttavia, il sospetto di interessi economici su questa vicenda è elevatissimo. Ad alimentarlo è il fatto che, a seguito di alcune autopsie condotte su alcuni cadaveri, è emerso che alcuni di loro sono morti per strangolamento o soffocamento.
Secondo l’Afp, Agenzia di stampa francese, molti dei documenti ufficiali della polizia kenyota che sta conducendo le indagini parlano di “organi rimossi a numerosi cadaveri”. Una situazione che fa pensare ad un possibile coinvolgimento della setta con un traffico di organi di dimensioni elevate. Secondo i rapporti vi sono parti mancanti del corpo che riguardano circa 100 persone facente parte della setta. L’ispettore di polizia, Martin Munene, ha infatti espressamente parlato di “commercio di organi” e del fatto che il sistema, se effettivamente attivo, sarebbe ben organizzato e coinvolgerebbe numerose persone.
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