Diceva di non essere un eroe. Ma si era ritrovato come altri, senza sceglierlo, in una circostanza del tutto eccezionale
Ha vissuto cent’anni, è stato uno dei soldati più giovani nel D-day ed è stato l’ultimo ad andarsene, il 3 luglio. L’odio per i tedeschi, Leon Gautier, lo respirava in casa, in famiglia, per le terribili conseguenze della prima guerra mondiale. Era stata una guerra di trincea, violenta più d’ogni altra, con perdite pesanti e l’effetto di un’ostilità viscerale. E tra i parenti di Leon ci furono vittime. Nel 1940, il ragazzo nato a Rennes nel ’22 non aveva ancora l’età per essere arruolato. Allora si presentò come volontario alla marina francese e venne imbarcato sulla corazzata Courbet. E sulla Courbet partecipò alle missioni di difesa dei porti di Cherbourg e Carentan, come apprendista cannoniere.
L’aggressione nazista aveva trionfato: la nascita, a Vichy, del governo Pétain, fu l’effetto della resa francese. Era però solo il termine di una prima fase della guerra. Leon Gautier venne a sapere via radio che il generale De Gaulle aveva fondato “Francia libera” ed entrò nella resistenza. In quel momento si trovava a Liverpool e come tanti concittadini non chinò il capo. Andò a combattere in Africa e in Medio Oriente, dal Camerun al Congo e dalla Siria al Libano.
A 18 anni volontario con il generale De Gaulle
Il 6 giugno del ’44 partecipò allo sbarco in Normandia sulla spiaggia di Colléville-Montgomery. Sulla corazzata Courbet, con lui, c’era un battaglione di fucilieri francesi, noto come commando Kieffer, dal nome del capitano Philippe Kieffer. Fu la più grande operazione navale e aerea di sempre. C’erano 5mila tra navi e mezzi anfibi, 104 cacciatorpedinieri, 20mila paracadutisti e sbarcarono 130mila soldati. Fu il giorno in cui cambiò la storia. Gli Stati Uniti decisero di impegnare la Germania sul fronte occidentale, alleggerendo così l’Unione sovietica da uno sforzo estenuante, che durava da tre anni, con milioni di vittime.
Dieci dei 177 marines francesi di loro morirono nel giorno dello sbarco e altri dieci nei giorni successivi. Al termine della guerra, solo 24 su 177 non avevano riportato gravi ferite. Tra le vittime, c’era il capitano Kieffer. La figlia di Kieffer, Dominique, aveva solo 12 anni quando rimase orfana. Il 3 luglio ha pianto anche Leon Gautier, l’ultimo superstite vivente del commando francese. Ha lasciato due figli, dal matrimonio con una ragazza inglese. Abitava dagli anni ’90 a Ouistreham, vicino al punto in cui era sbarcato. E ha gestito il museo del commando.
Per lui “Niente è peggio della guerra”
Della guerra diceva che non c’è nulla di peggio. Niente era più orribile per lui che sparare a gente che non si conosce e che nulla aveva fatto, e che aveva figli e familiari. Ritrovare la libertà e la gioia della giovinezza dopo la guerra era stata la sua più grande felicità. Il suo impegno per la pace è sempre stato costante. Fece amicizia con un soldato tedesco ex nazista, scrivendo con lui e con un giornalista il libro: “Nemici e fratelli”.
Grand’Ufficiale della Legion d’Onore, Leon Gautier era vestito in giacca e cravatta, sulla sua sedia a rotelle, il 27 ottobre scorso, alla cerimonia per il suo centesimo compleanno. Di solito sosteneva che i soldati dello sbarco non erano eroi: “Abbiamo solo fatto il nostro dovere”. Per lui, il funerale di Stato. Il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron, presente il 6 giugno alla commemorazione dello sbarco, ha twittato in suo onore, sotto la sua foto e una nota biografica: “Non lo dimenticheremo”.