I massmedia italiani si popolano di proclami contro il terrorismo, ma l’esercito di Tel Aviv ora è atteso a una prova eccezionalmente severa.
Chi desidera informarsi ha almeno un’alternativa: l’analisi realistica dello stato di fatto, come ancora una volta Lucio Caracciolo ha dimostrato di poter fare senza eccessivi condizionamenti. Il direttore di Limes ha segnalato che Israele sta per avviare una guerra di contro-guerriglia, che non avrebbe mai voluto combattere. Possiamo aggiungere che Gaza city ha un’altissima densità di popolazione, come un vespaio o un labirinto, e gli abitanti non si stanno ribellando vistosamente ad Hamas.
Spesso si sostiene che Hamas tiene prigionieri i civili e che comunque quel tipo di organizzazione politica ottiene consenso tramite il terrore. Le armi di Israele sono state costruite per combattere gli eserciti regolari in guerre regolari, non per attaccare in una giungla di condomini e di macerie.
L’attacco che i soldati eviterebbero volentieri
In quel contesto l’estrema vicinanza tra le due parti in guerra rende ancora più improbabile per chi attacca conoscere le postazioni del nemico, per chi attacca, già per forza di cose esposto al tiro al bersaglio di chi difende. Israele, secondo l’accusa della ong Euromed riportata dall’agenzia Agi, ha già usato in questo conflitto il fosforo bianco, un’arma vietata dalle convenzioni internazionali.
Nei video, che sono stati diffusi dal ministero degli esteri palestinese, cioè di Hamas, si nota che le bombe israeliane rilasciano una densa cortina bianca tipica del fosforo bianco, già usato con effetti terribili nell’operazione Piombo Fuso. Nel 2005, il premier Ariel Sharon, sotto la pressione della comunità internazionale, impose agli israeliani rimasti nella Striscia di Gaza, militari e civili, di andarsene e tornare in Israele. Hamas era già dal ’98 considerata organizzazione terroristica da Ue e Stati Uniti.
Gaza può trasformarsi in una trappola infernale
Ora la Striscia conta ben due milioni e mezzo di abitanti in soli 365 chilometri quadrati – quasi 7mila per kmq, un primato mondiale per niente invidiabile – diventati ancora più fra loro omogenei e più aggressivi di prima, dopo il massacro causato da Piombo Fuso. Combattere in quel labirinto è quanto di più disagevole per un soldato, che rischia davvero di trovarsi circondato da ogni parte in qualsiasi momento, fra trappole di ogni genere, bersaglio inquadrato da armi che possono trovarsi dietro ogni finestra e ogni angolo di strada.
Inoltre Lucio Caracciolo ha fatto notare che Israele ha bisogno di ripristinare la propria immagine di Stato in grado di difendersi con grande efficienza, immagine offuscata dall’aggressione di sabato scorso. L’Iran ha la regia di questa terribile situazione, quindi Tel Aviv potrebbe prendere iniziative anche contro l’Iran, oltre a dover compiere qualcosa di eclatante per tornare credibile e temibile.
Israele ha bisogno di tornare a far paura
Se l’esercito ebraico non fa più paura, chissà che cosa ci si può infatti aspettare: che aumentino i ribelli, che prendano ulteriore coraggio, che Hamas metta in atto un altro assalto assieme ai fondamentalisti dei Paesi vicini. Tutta la comunità internazionale ha condannato le atrocità commesse da Hamas, mentre la BBC continua, come il Regno Unito, a distinguere fra braccio politico di Hamas, non terroristico, e braccio militare che invece è temibilmente terroristico, con un’organizzazione che oltretutto non si era mai vista.
Infine, il direttore di Limes ha messo in rilievo le responsabilità del premier Benjamin Netanyahu, che su Piombo Fuso appoggiò la propria propaganda elettorale del 2009 e che tuttavia non è per niente riuscito a garantire sicurezza a Israele. Mai come sabato l’intelligence israeliana si è mostrata inadeguata. Quindi, secondo Caracciolo, dopo questa guerra Netanyahu si dovrà trovare un’altra occupazione, prendendo atto del suo gravissimo fallimento, attestato anche dalle molte manifestazioni di piazza dei cittadini israeliani.