In Russia ci si stupiva che fosse in libertà. Oggi nessuno dubita che Putin l’abbia condannato a morte
Si torna a parlare, in Francia su Libération, di un regime mafioso in Russia. L’incidente che ha eliminato Yegveny Prigozhin è capitato presto, si legge in copertina. Il Corriere della Sera usa le parole sgarro e vendetta. Sul Corriere è uscita un’intervista all’analista Tatiana Stanovaya, alla quale viene posta la domanda se questi siano i metodi del Padrino.
Per la politologa, Putin risponderebbe che ogni Stato forte, come pure gli Stati Uniti e la Cina, si comporta così per difendere la propria credibilità. Stanovaya ha pubblicato recentemente un saggio (Foreign Affairs) sul declino del presidente russo. E addebita al Cremlino l’errore di aver lasciato che un uomo della ferocia e del talento di Prigozhin prendesse un potere troppo grande.
Il capo dei miliziani era ormai fuori controllo
Tant’è vero che ha potuto tentare un golpe, prendendo il 23 giugno il controllo del quartier generale russo a Rostov sul Don. Al punto da pubblicare un video in cui lo si vedeva conversare in un clima cameratesco con alti ufficiali russi. Intendeva convincere Putin, che voleva incontrare il 24 a Mosca, a destituire il ministro della difesa Shoigu, considerato inadeguato, come alcuni capi dell’esercito. Sotto accusa, la strategia della guerra d’Ucraina. E a Rostov lo piangono, assieme al suo numero due Dmitry Utkin. Mentre a San Pietroburgo lo commemora una trincea spontanea di fiori, davanti al Centro tecnologico militare che ha fondato.
Gli uomini della milizia Wagner hanno da subito sostenuto che il jet di Prigozhin era stato abbattuto dalla contraerea russa con un missile terra-aria. La versione ufficiale racconta di una bomba piazzata dentro l’aereo. E tutto quel che sappiamo sulla Russia, come sostiene Libération, autorizza sempre due ipotesi: uno scenario nel quale Putin si accomoda.
Lo scenario che favorisce il Cremlino
L’opinione pubblica internazionale, dopo aver tentennato, solitamente si assesta sulla narrazione più praticabile e accettabile per tutti. Così gli indispensabili rapporti con la Russia possono continuare come possono. Con i condizionali, le virgolette, i se e i forse. E il rispetto della forma.
E’ diffusa però sui quotidiani occidentali una spiegazione soprattutto. Che Prigozhin ha umiliato Putin dimostrandone la fragilità con la sua “marcia della giustizia” o “della libertà”. Il capo della milizia mercenaria Wagner ha marciato pubblicamente verso Mosca, viaggiando con i suoi mezzi militari. Sconcertando il mondo intero, che riteneva Putin inattaccabile dall’interno.
Il messaggio di una morte spettacolare
Di conseguenza, ecco fra gli altri la storica Françoise Thom spiegare che lo zar doveva eliminare il “traditore”, in un modo ancora più eclatante del putsch abortito in giugno. E in un regime mafioso, si condanna a morte. Senza legge né fede. Così, tutti hanno visto precipitare l’aereo di Prigozhin. Una prova di forza, per chiarire chi comanda, prima dell’anno di elezioni 2024.
Si voterà in Russia come in Ucraina e negli Stati Uniti, dove ugualmente Putin ha bisogno di un’intesa e di un rinnovato equilibrio mondiale. Per poter vincere la guerra con il consenso, per quanto limitato, della comunità internazionale. Sua esplicita intenzione è poi riprendere il controllo di Kiev, destituendo Zelensky.
L’alone oscuro che circonda il Cremlino
L’evoluzione del sistema mafioso risulta di qualità ben più alta in Russia che in Italia. Crollata l’Unione sovietica, le bande criminali che erano uscite dai gulag di Stalin, sono state capaci di prendersi lo Stato. Mark Galeotti, studioso di sociologia e giornalista del Moscow Time ha analizzato a fondo gli sviluppi e soprattutto i retroscena dell’era di Gorbaciov e di Eltsin.
Il regista delle grandi privatizzazioni degli anni Novanta, Anatoly Chubais, ha accompagnato la formazione di una classe dirigente legata all’ascesa dei primi grandi oligarchi. L’economia russa si era risollevata puntando sulle materie prime, di cui è ricchissima, riuscendo a coinvolgere in una forma singolare di Stato gli stessi spregiudicati uomini della Vory, una supermafia.
L’ombra della Vory circonda le decisioni
Organizzazione di bande sanguinarie, certo, eppure in grado di dialogare con le istituzioni e di sviluppare un ceto politico. Ecco dunque imprenditori di successo, in grado di consolidare in pochi anni un potere enorme, hanno usato gli appalti e la collaborazione di un sistema istituzionale tutt’altro che privo di corruzione e delitti.
Vladimir Putin è stato scelto da Chubais per la provenienza dai servizi segreti, sempre molto attivi, la malleabilità e l’abilità nel governare gruppi molto eterogenei. Un cavallo di razza, che si è evoluto diventando un potente zar, il giovane politico. Ancor oggi c’è chi intravvede i servizi segreti al vertice del potere, dietro lo stesso Putin. E Chubais si è dimesso a causa dell’invasione dell’Ucraina, sfuggendo poi a un attentato.
Serviva un presidente in grado di mediare
E Putin all’indomani del disastro aereo, constatando le reazioni della stampa internazionale, che lo addita come responsabile della morte di Prigozhin, smentisce seccamente. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha dichiarato che ci sono un mucchio di speculazioni sul tragico schianto dell’aereo che trasportava dieci passeggeri, tra cui Prigozhin.
Speculazioni, “tutte completamente false”. Putin ha affermato ieri che il leader della milizia Wagner era un “uomo di talento”, un uomo d’affari di grande valore che tuttavia aveva commesso “gravi errori nella sua vita”. Lo stesso presidente, nella sera di mercoledì, l’ultima di Prigozhin e degli altri nove passeggeri, aveva partecipato alla commemorazione della battaglia di Kursk del 1943.
I gravi errori di un uomo di talento
Una grande vittoria dell’Armata Rossa. Il successo politico dello zar poggia, appunto, dall’inizio come oggi sul consenso dei militari, che Eltsin aveva umiliato. Dopo la celebrazione, Putin era rientrato, sempre apparentemente tranquillissimo, nella sua residenza. La verità sul disastro aereo, come affermato da Peskov, sarà stabilita dunque da un’inchiesta di Stato. Per mezzo di inquirenti ben lontani dall’indipendenza.
La salma di Prigozhin è stata identificata dai parenti e dai camerati di Wagner, riconosciuta per la mancanza di un dito. Identificata anche per il ritrovamento del suo telefonino. La presenza di un sosia, mentre il capo dei mercenari viaggiava su un suo secondo aereo, è stata smentita. Si è ricorso all’esame del dna. Tutti comunque ricordano le parole di Putin al termine del fallito golpe, dopo un giorno di silenzio. “I traditori saranno puniti“.
Un nuovo comandante per i miliziani
Tempo dopo l’ultimo incontro di Prigozhin con il presidente, assieme ai comandanti di Wagner, si è saputo che Putin aveva proposto un nuovo capo. E’ Andrei Troshev, che non era sull’aereo, sui cui viaggiava anche il numero due Dmitry Utkin. Che aveva ricevuto importanti riconoscimenti per il coraggio dimostrato in battaglia. Troshev guiderà i mercenari, cui Putin ha imposto il giuramento di fedeltà.
Gli altri comandanti presenti all’ultimo incontro erano d’accordo su Troshev, mentre Prigozhin era seduto in seconda fila, convinto che l’amico di gioventù avrebbe mantenuto la promessa di salvargli la vita. Putin era in grado di mantenere la parola? Tatiana Stanovaya ribadisce che il presidente non si occupa più dei conflitti personali.
Ma quanto vale la parola di Putin?
Il tempo e le energie gli mancano. Nemmeno credeva fosse il caso di occuparsi della rivalità fra il ministro Shoigu e Prigozhin. Anzi, quando insorgono scontri fra personalità di primo piano, Putin li ignora e se ne tiene lontano. L’età si fa sentire, come gli interessi personali.
Il numero dei conflitti interni cresce. Il presidente è stato in grado sinora di fornire uno stile di governo costante e scevro da estremismi, nel panorama russo. Dove sono in corso lotte per i pieni poteri, al di là ogni regola. E dove la criminalità organizzata prospera e i servizi segreti lavorano continuamente a ogni livello.